Lo ricordiamo soprattutto ai sindacalisti di CGIL, CISL e UIL che sono da sempre ‘innamorati’ dell’industria, che in Sicilia, tranne rare eccezioni, ha prodotto danni economici, ambientali e – nei casi di Gela, Milazzo, Melilli, Priolo ed Augusta malattie e morti. Se proprio la dobbiamo dire tutta, a noi ‘sto rilancio dell’automobile a Termini Imerese non ci convince proprio!
La vertenza dei lavoratori di Blutec di Termini Imerese deve avere la preminenza su tutte le altre vertenze lavorative della Sicilia? Se è così ci chiediamo e chiediamo: perché? Per carità: grande solidarietà ai circa mille dipendenti di Blutec. Ma, sommessamente, vorremmo ricordare che, in Sicilia, senza lavoro e senza ammortizzatori sociali non ci sono solo questi operai. Ricordiamo che la nostra Regione è l’ultima in Italia per tasso di occupazione e che le storie di uomini e donne che hanno perso il lavoro, nella nostra Isola, sono tante. E sono tantissime le storia di uomini e donne che non hanno mai avuto un lavoro.
Cominciamo con i comunicati sindacali.
COSI’ PARLARONO CGIL, CISL E UIL – “Chiediamo un tavolo urgente al Ministero del lavoro e dello Sviluppo economico, siamo molto preoccupati, i lavoratori vogliono certezze sul rinnovo della Cassa integrazione e sul futuro del piano industriale per l’area di Termini Imerese”.
Così parlano Ludovico Guercio, segretario generale Fim CISL Palermo Trapani, Antonio Nobile, segretario provinciale Fim CISL e Antonino Cirivello, Responsabile CISL Termini Imerese, a margine del sit in di protesta che si è tenuto oggi davanti la sede di Blutec a Termini Imerese. Protesta che ha interessato anche la sede del Comune, dove è stata occupata l’aula consiliare.
“Non si può più attendere, serve subito la risposta sull’approvazione della Cassa integrazione, il cui accordo è stato siglato il 7 gennaio scorso. Il Ministro Di Maio in visita allo stabilimento lo scorso ottobre aveva dato garanzie sulla continuità delle tutele per i lavoratori e sul futuro della vertenza, chiediamo di dimostrare concretamente questo impegno”.
IL VALZER DI INVITALIA – Poi c’è la mancata attuazione del piano industriale sottoscritto al Ministero e sul quale Invitalia (l’Agenzia dello Stato che dovrebbe attrarre gli investimenti ma che, a quanto pare, ‘caccia’ i soldi pubblici, per dirlo alla romana…) ha investito 20 milioni: solo che la stessa Invitalia ha chiesto a Blutec di restituire il finanziamento.
“Anche su questo punto l’azienda sta disattendendo gli impegni sottoscritti non avendo ancora pagato la prima tranche. Il Ministero non ha fornito ad oggi nessuna risposta né sulla Cassa, né sul rilancio industriale del sito termitano, nonostante le richieste del Prefetto e del Presidente della Regione, a seguito degli incontri con le organizzazioni sindacali. Siamo molto preoccupati” dicono sempre Guercio, Nobile e Cirivello.
Leggiamo anche un’altra dichiarazione dei segretari di Fim Fiom e Uilm, Ludovico Guercio, Roberto Mastrosimone e Vincenzo Comella:
“Abbiamo appreso che ci sarebbero delle perplessità da parte degli uffici preposti del Ministero alla firma del decreto per il rinnovo della Cassa integrazione per i lavoratori di Blutec e dell’indotto a Termini Imerese nonostante sia stato firmato l’accordo a gennaio per la proroga. E’ inaccettabile, così come è inaccettabile il silenzio calato sul piano di rilancio dello stabilimento e dell’area industriale. Nonostante gli impegni assunti dal ministro Di Maio a fine ottobre e gli incontri avuti qualche giorno fa con il governatore Nello Musumeci e il prefetto di Palermo, è tutto fermo: mille persone abbandonate dalle istituzioni”.
C’è anche una dichiarazione dei portavoce del Movimento 5 Stelle di Termini Imerese Luigi Sunseri (parlamentare regionale), Antonella Campagna e Loredana Russo (senatori della Repubblica):
“Da parte del Governo nazionale c’è il massimo impegno nel trovare la soluzione per i lavoratori di Termini Imerese che meritano la priorità. Blutec, spacciata dalla politica con l’avallo di alcuni sindacati come unica realtà in grado di rilanciare la produzione e dare occupazione, deve immediatamente rispettare i vincoli che le sono stati concessi dal Governo”.
I ‘RACCOMANDATI’ – Chiediamo a tre esponenti grillini: ci spiegate, di grazia, per quale motivo i lavoratori di Termini Imerese “meritano la priorità”? Cos’hanno in più degli altri siciliani rimasti senza lavoro?
“Blutec deve rispettare gli impegni ufficiali presi con il Ministero – sottolineano i portavoce M5S – il Mise (Ministero dell’Economia ndr) è disponibile ad attivare tutte le iniziative tese a supportare il rilancio del sito e la tutela dei lavoratori e ad oggi permangono le condizioni per l’Accordo con Invitalia, purché Blutec provveda al pagamento dei 2,5 milioni di euro (acconto già dovuto per la sottoscrizione del primo Accordo con Invitalia)”.
Per i parlamentari grillini, le risorse pubbliche degli ammortizzatori sociali debbono essere utilizzate “per rilanciare le imprese o favorire la continuità produttiva e non come mero escamotage economico contabile da parte delle aziende. In caso contrario questo territorio dovrà essere liberato da questa nube che ci ha condotto ad un ritardo atavico nello sviluppo del territorio. Anche in quel caso – sottolineano Sunseri, Campagna e Russo – il Mise starà al fianco dei lavoratori. Ci preme inoltre sottolineare che non esistono informazioni ‘ufficiose’ ma mere speculazioni politiche da parte delle istituzioni locali che hanno deciso di far politica sulla pelle dei cittadini rischiando di compromettere un processo industriale che per loro responsabilità non ha mai permesso il rilancio di un’area importante del nostro Paese”.
E LE IPAB? NON GLIENE FREGA NIENTE A NESSUNO – Detto questo ci chiediamo e chiediamo: cosa dovrebbero dire i dipendenti delle Opere Pie della Sicilia, dette altrimenti IPAB, che sono stati licenziati e ai quali non è mai stata corrisposta la Cassa integrazione?
Non parliamo di una decina di persone, ma di quasi 800 persone, molte delle quali – lo ribadiamo ancora una volta – hanno perso il lavoro e sono rimaste con un pugno di mosche in mano (alcuni di loro sono stati licenziati da Santa Madre Chiesa: e meno male che San Paolo insegna la carità…). Per non parlare delle persone che ancora lavorano presso le Opere Pie, ma non vengono retribuite da mesi.
A questi circa 800 dipendenti a tempo indeterminato – sempre con riferimento alle IPAB – si aggiungono mille e 200 lavoratori a tempo determinato: anche per molti di loro i tempi sono assai magri.
E che dire degli 8 mila lavoratori della Formazione professionale? Li hanno buttati in mezzo alla strada, ma non ci sembra che i rappresentanti dei sindacati tradizionali si siano stracciati le vesti: anzi…
E’ una nostra impressione o per i dipendenti delle IPAB e della Formazione professionale siciliana non abbiamo ancora visto l’impegno che i sindacati tradizionali stanno mettendo in campo per Blutec?
Potremmo continuare con il lungo elenco di aziende in crisi e di disoccupati.
Ci fermiamo qui ricordando ai sindacati tradizionali che i lavoratori sono tutti uguali: e che non ci sono lavoratori di serie “A” e lavoratori di serie “B”.
Ciò posto, ci sia consentita qualche considerazione sull’area industriale di Termini Imerese dove, negli anni 70 del secolo passato, la Regione siciliana, pagando una barca di soldi, ha fatto arrivare la Fiat.
E TERMINI IMERESE SI SALVO’ DALLA CHIMICA – Termini Imerese, tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 si salvò perché, per fortuna, è fallita l’operazione Chymed-Sofos-Kros: un’industria che avrebbe dovuto produrre bicarbonati, cromati e sostanze a base di zolfo. Chissà che inquinamento avrebbe dovuto sopportare questa cittadina la Chimica del Mediterraneo (così allora venne chiamata la chimica per fortuna mancata di Termini Imerese) fosse decollata.
La Fiat, invece, è arrivata. Ma, se proprio la dobbiamo dire tutta, la Fiat di Termini Imerese non è stata una grande intuizione: è costata tantissimo alle ‘casse’ regionali e non ci ‘azzeccava’ nulla con le potenzialità economiche di questa cittadina e, in generale, di questo comprensorio: un comprensorio che avrebbe dovuto puntare sull’agricoltura e sul turismo legato ai beni culturali, non sull’industria automobilistica!
Ancora oggi si persevera nell’errore di insistere con l’automobile. Ma, oggi più di ieri, Termini Imerese dovrebbe puntare su altro, chiudendo definitivamente il capitolo industriale, che è stato costoso e fallimentare.
Noi – lo ribadiamo – quando guardiamo a Termini Imerese, pensiamo all’agricoltura di qualità, all’agro-industria e al turismo legato ai beni culturali, a cominciare dalla valorizzazione di Himera, non certo al miraggio fallace di un’industria automobilistica.
Piuttosto, così, per curiosità: quanto è costata la Cassa integrazione per Termini Imerese da quando ha chiuso la Fiat fino ad oggi?
Foto tratta da economysicilia.it
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