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Perché il Governo nazionale deve dire no al nuovo mutuo da oltre 500 milioni di euro per la Sicilia/ MATTINALE 273

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La Regione siciliana, per quest’anno, ha già contratto un mutuo di un miliardo e 600 milioni di euro. Non è proprio il caso che il Governo nazionale autorizzi la Regione a contrarre un secondo mutuo da oltre 500 milioni di euro. I soldi per fare quadrare il Bilancio regionale 2019 e il Bilancio 2020 ci sono. Qui illustriamo come e dove trovarli 

In questo momento, a Palermo, è in corso una sceneggiata politico-sindacale. I rappresentanti del Governo siciliano, alcuni parlamentari regionali e gli esponenti del vecchio sindacalismo consociativo (leggere CGIL, CISL e UIL) stanno utilizzando le proteste di piazza, montate ad arte, per costringere il Governo nazionale a concedere ai governanti della nostra Isola la possibilità di far contrarre alla Regione un secondo mutuo trentennale di oltre 500 milioni di euro. Una follia allo stato puro.

Per il 2019, cioè per quest’anno, la Regione siciliana ha già contratto un mutuo di un miliardo e 600 di euro. Per nascondere ai siciliani questo nuovo, incredibile indebitamento, invece di chiamare tale manovra con il proprio nome e cognome – cioè mutuo da un miliardo e 600 milioni di euro – i politicanti hanno fatto ricorso alla formula “spalmare questa somma per trent’anni”…

Dopo avere “spalmato” un miliardo e 600 milioni di euro per i prossimi trent’anni, caricando questo indebitamento sui siciliani appena nati e su quelli che debbono ancora nascere, il presidente della Regione, Nello Musumeci, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, alcuni parlamentari e i soliti sindacalisti, di comune accordo, hanno bloccato i lavori del Parlamento siciliano per dieci giorni – cosa questa che è un’assurdità in piena sessione di Bilancio! – in attesa che il Governo nazionale approvi un nuovo articolo di legge per consentire al Governo siciliano di contrarre un nuovo mutuo di oltre 500 milioni di euro.

Per ‘drammatizzare’ la situazione, i ‘tragediatori’ del mondo politico e sindacale siciliano hanno previsto tagli per 250 milioni di euro che, in buona parte, colpiscono le fasce deboli della società siciliana. Una sorta di ‘ricatto politico’ per convincere Roma a dire sì al nuovo, folle mutuo da oltre 500 milioni di euro. 

Hanno detto di essere pronti a tagliare 43 milioni di euro al trasporto pubblico locale per colpire i cittadini che si spostano con i mezzi pubblici;

sono pronti a tagliare 53 milioni di euro agli operai della Forestale per lasciare sguarnite le aree verdi della nostra Isola e per accentuare il dissesto idro geologico;

sono pronti a tagliare 800 mila euro centri antiviolenza e case di accoglienza;

sono pronti a tagliare 3 milioni e 400 mila euro per i Parchi naturali (questa potrebbe essere un’idea giusta, perché fino ad oggi, la gestione delle aree protette della Sicilia, tranne rare eccezioni, è stata costosa e ha creato problemi enormi a cittadini ed agricoltori);

sono pronti a tagliare un milione e 250 mila euro alle Riserve naturali: taglio corretto: le Riserve naturali le devono gestire il Corpo Forestale e gli Ispettorati regionali utilizzando gli operai della Forestale, non certo – come avviene oggi – gli ambientalisti, che debbono controllare l’attività della Regione, non prendere soldi dalla Regione per gestire le Riserve naturali;

sono pronti a tagliare 2 milioni e 400 mila euro agli Enti regionali per il diritto allo studio (Ersu): e in questo caso hanno solo perso tempo, perché si tratta di organismo auto-referenziali che svolgono servizi che dovrebbero essere autogestiti dagli studenti a costi molto più contenuti;

sono ponti a tagliare un milione e 230 mila euro per il personale di cantine sociali e cooperative agricole: anche questa spesa andrebbe verificata: non si capisce perché la Regione deve pagare questi soggetti privati;

sono pronti a tagliare 300 mila euro all’Istituto per l’incremento ippico;

sono pronti a tagliare 755 mila euro all’Istituto zootecnico;

sono pronti a tagliare 573 mila euro in meno all’Istituto regionale del vino e dell’olio;

sono pronti a tagliare 326 mila euro al personale della Fiera del Mediterraneo di Palermo;

sono pronti a tagliare 515 mila euro in meno al Brass Group;

sono pronti a tagliare 2 milioni e 250 euro in meno per i talassemici (si tratta di indennità);

sono pronti a tagliare 150 mila euro all’Istituto Florio e Salamone;

sono pronti a tagliare 570 mila euro ai Consorzi universitari;

sono pronti a tagliare un milione di euro al cosiddetto obbligo scolastico;

sono pronti a tagliare 281 mila euro al Corfilac, ente pubblico di ricerca che opera nella filiera lattiero-casearia;

sono pronti a tagliare oltre 400 mila euro alle Opere Pie dette anche Ipab che, in realtà, la Regione ha già fatto fallire; tra l’altro, intervistato da Le Iene a proposito dell’Opera il presidente Musumeci ha detto che le Opere Pie sono enti privati (QUI IL VIDEO);

sono pronti a tagliare 600 mila euro alle scuole paritarie: e in questo caso hanno solo perso tempo: le famiglie benestanti che pagano ai figli la scuola privata non hanno bisogno di fondi pubblici;

sono pronti a tagliare 260 mila euro per la manutenzione straordinaria delle scuole: e qui siamo alla farsa, perché la cifra è irrisoria;

sono pronti a tagliare i fondi alle associazioni e gli enti teatrali e a tagliare anche il fondo unico regionale per lo spettacolo (Furs);

sono pronti a tagliare quasi un milione di euro dalla ex Tabella H;

sono pronti a tagliare oltre un milione di euro euro all’Università Kore di Enna;

sono pronti a tagliare quasi 600 mila euro all’Unione ciechi e una somma simile alla Stamperia regionale Braille e altri piccoli tagli qua e là.

Si tratta, lo ribadiamo, di un ricatto politico. Noi ci auguriamo che il Governo nazionale respinga questa richiesta assurda che non sta né in cielo, né in terra.

Quella messa in piedi dalla vecchia politica siciliana e dal vecchio sindacalismo consociativo è un’operetta oscena. Minacciano di tagliare, per buona parte, servizi ai cittadini, ma non hanno minimamente toccato gli sprechi.

L’esempio eclatante è rappresentato dal Comune di Palermo, città nella quale le strade sono quasi tutte scassate, dove l’immondizia rimane per giorni e giorni nelle strade e nei marciapiedi, dove le scuole vengono lasciate senza riscaldamenti e senza manutenzione, ma dove sono già pronti 450 milioni di euro per i soliti appalti ferroviari che servono a chi li gestisce, non certo alla città. 

Già con la metà di questo stanziamento la Regione siciliana non avrebbe bisogno di contrarre alcun mutuo per quest’anno.

Lo stesso discorso vale per Catania. Perché se a Palermo è ormai impossibile capire quante centinaia di milioni di euro sono stati spesi per Passante ferroviario, Anello Ferroviario e Tram, all’ombra dell’Etna è impossibile capire quante centinaia di milioni sono stati ‘immolati’ sugli appalti ferroviari.

Il gioco messo in campo dalla vecchia politica siciliana è il seguente: Roma taglia i fondi al Bilancio della Regione siciliana e li restituisce, in parte (più che dimezzati, il resto dei fondi va al Centro Nord) sotto forma di grandi appalti.

I politici di turno che governano la Regione siciliana o scippano soldi dal Fondo sanitario regionale (cosa che hanno fatto fino allo scorso anno), o contraggono mutui. In questo momento l’indebitamento per mutui della Regione siciliana sfiora i 10 miliardi di euro. Aggiungere altro indebitamento – lo ribadiamo ancora una volta – è una follia.

E’ in questo scenario che si è inserito il mutuo di un miliardo e 600 milioni di euro già contratto dalla Regione siciliana per quest’anno; e ora Musumeci, Armao e compagni ne vorrebbero un altro da oltre 500 milioni di euro.

Lo ribadiamo: noi ci auguriamo che Roma fermi questo scempio finanziario a cario delle generazioni future della Sicilia.

Cosa dovrebbe fare il Governo nazionale? Semplicissimo: mettere la parola fine ai ‘compartimenti stagno’ dei fondi pubblici destinati alla Sicilia.

Il sottosegretario all’Economia – per questo problema non c’è nemmeno bisogno di scomodare il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che, supponiamo abbia cose più serie da fare – si chiami il presidente Musumeci, l’assessore Armao e i sindaci di Palermo e Catania e, insieme, taglino i fondi degli appalti ferroviari e, da questi fondi, trovino i 550 milioni di euro pr il Bilanci regionali 2019 e 2020.

Gli appalti ferroviari di Palermo e di Catania vanno avanti da decenni. Se il ‘ciclo’ di questi appalti si interromperà per un paio di anni non morirà nessuno.

Altri fondi possono essere reperiti dimezzando le indennità ai 70 parlamentari siciliani; e dimezzando i vitalizi agli ex parlamentari. presidente Musumeci: tagli per tutti tranne che per voi? E perché?

Altri fondi possono essere reperiti commissariando le società partecipate dalla Regione, eliminando o tagliando le mega-retribuzioni dei dirigenti di queste società di cui non parla nessuno.

Altri fondi possono essere reperiti bloccando i debiti fuori Bilancio dei Comuni, che sono vere e proprie offese all’intelligenza. Si tratta di altre ‘sceneggiate’ messe in piedi dalla politica per foraggiare questo e quello.

 

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