Il dato viene fuori dal Regional Yearbook 2018 pubblicato da Eurostat. Parliamo dei giovani siciliani: ebbene, la metà di questi giovani di età compresa dai 25 anni a 34 anni non studia, non lavora e non segue percorsi di Formazione professionale o Tirocini. Ma quali corsi di Formazione dovrebbero seguire se il settore è bloccato da oltre cinque anni? Perché la UE che ‘scopre’ questi numeri è, in realtà, un concentrato di ipocrisia
Ogni tanto, in Sicilia, ci ‘svegliamo’ e ci accorgiamo di essere messi male. Ce lo ricorda anche Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea. Così scopriamo che, nella nostra Isola, la metà dei giovani siciliani tra i 25 e i 34 anni non studia, non lavora né risulta in un percorso di Formazione o di Tirocinio (a questi si dovrebbero aggiungere i giovani laureati che lasciano la Sicilia, perché nella nostra la crisi economica è eterna e non ci sono concorsi pubblici).
La Sicilia, ci racconta Eurostat, si conferma anche nel 2017 ‘maglia nera’ in Europa per numero di giovani di età compresa fra 18 e 24 anni che non studiano e non lavorano. Sono i cosiddetti Neet, acronimo inglese che sta per “Not (engaged) in education, employment or training”, ovvero giovani che non risultano impegnati nello studio, nel lavoro e che non hanno nemmeno più voglia di cercare un lavoro.
Il dato, 39,6%, è il peggiore dell’Europa continentale: siamo sopra la Campania che si attesta al 38,6%. Peggio della Sicilia fa solo la Guyana francese, con il 45,4%.
Via, possiamo essere ‘contenti’: l’Italia tratta la Sicilia un po’ meglio rispetto a come la Francia tratta i 14 Paesi africani che, ancora oggi, tiene sotto il proprio ‘protettorato’ con la moneta coloniale francese FCFA (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).
Ironia a parte, questi dai non ci stupiscono proprio. Sono i signori dell’Unione europea che si dovrebbero porre alcune domande. Possibile che, da quando l’Europa unita (o quasi) programma interventi in favore delle Regioni con un reddito pro capite inferiore alla media europea la Sicilia rimane sempre tra le Regioni con reddito pro capite inferiore alla media europea?
Può sembrare una barzelletta, ma è l’amara verità.
Si comincia a fine anni ’80 del secolo passato con i PIM, Progetti Integrati Mediterranei.
Poi, negli anni ’90, sono arrivati i POP, i Programmi Operativi Plurifondo.
Dal 2001 al 2006 è stata la volta di Agenda 2000.
Quindi l Programmazione 2007-2013.
In questo momento siamo nel pieno della Programmazione 2014-2020: se la dobbiamo dire tutta, nel piano di una mezza farsa.
La cosa drammatica sapete qual è? Che, nonostante questa massa di fondi europei spesi in Sicilia, il reddito medio pro capite rimane sempre inferiore alla media europea. Perché?
La tesi di comodo è che i fondi europei destinati alla Sicilia non vengono spesi. Non è vero! O meglio, è vero per una parte che non è affatto maggioritaria: la maggior parte dei fondi europei destinati alla nostra Isola viene spesa: ma fa comodo dire che “la Sicilia non spende i fondi europei”.
Perché fa comodo? Perché così si nasconde la verità. E la verità è che, nella confusione, l’Unione europea non verifica un dato che è nei fatti: e cioè che lo Stato, con la scusa che ci sono i fondi europei, taglia alla Sicilia i fondi ordinari.
Non potrebbe farlo, perché i fondi europei debbono essere – per definizione – aggiuntivi e non sostitutivi rispetti ai fondi europei (“Principio di addizionalità”).
Ma se i siciliani sono così ‘scarsi’ da non spendere i fondi europei a che vale controllare e verificare se lo Stato ha fatto il proprio dovere?
Poi, però, si scopre che, nella Programmazione 2007-2013, l maggior parte dei fondi strutturali europei sono finiti ad ANAS e Ferrovie per realizzare lavori che avrebbero dovuti essere pagati dallo Stato!
E che dobbiamo dire con la rendicontazione della prima tranche di fondi strutturali europei Programmazione 2014-2020 (iniziata, in verità, nel 2016) destinati alle infrastrutture? Abbiamo più volte denunciato una rendicontazione farsesca, se è vero che sono state inserite, nella rendicontazione opere realizzate nel passato che, con la Programmazione 2014-2020 non c’entrano proprio nulla! (QUI TROVATE UN NOSTRO ARTICOLO CON ALLEGATI ALTRI ARTICOLI SU QUESTA SCENEGGIATA).
Dopo di che dobbiamo riconoscere al Governo regionale di Nello Musumeci di aver iniziato a spendere i fondi europei destinati alla Sicilia correttamente. Così, almeno, ci sembra stando a quanto leggiamo nei comunicati stampa.
Se i comunicati stampa della presidenza della Regione sugli interventi in Sicilia finanziati con i fondi europei (soprattutto in materia di tutela dell’ambiente, con particolare riferimento agli interventi per prevenire e contenere il dissesto idrogeologico) rispondono a verità saremo i primi a dire bravo al presidente Musumeci!
Detto questo, prendiamo atto che, fino ad ora – per esempio sulla Formazione professionale e sulle politiche del lavoro – il presidente Musumeci non ha mantenuto gli impegni assunti.
Ne approfittiamo anche per ricordare a questi signori di Eurostat – e qui torniamo all’inizio di questo articolo – che noi non possiamo essere stupiti dall’enorme numero di giovani siciliani che non studiano, non lavorano e non frequentano percorsi formativi. Ma, di grazia, quali percorsi formativi dovrebbero frequentare se il passato Governo regionale ha bloccato il settore della Formazione professionale della Sicilia?
L’attuale Governo dice che sta riavviando i corsi di Formazione: ma comi li sta riavviando? Qual è la ‘filosofia’ dell’attuale Governo siciliano rispetto alla Formazione? Serve per i giovani o serve a chi governa per organizzare clientele elettorali?
Ma a Bruxelles lo sanno che i ‘presunti’ corsi di Formazione professionali della Regione siciliana che dovrebbero iniziare sono tutti finanziati con i fondi europei, con buona pace del “Principio di addizionalità”?
Sono o no degli ipocriti questi signori dell’Unione europea?