Dire ai due attuali vice premier – Luigi Di Maio e Matteo Salvini – che non hanno mai lavorato è un errore. Se non altro perché la sinistra – dalla quale Maurizio Landini, neo segretario nazionale della CGIL, proviene – è stata fondata proprio grazie a una scuola di politica (e di vita) che formava i ragazzi che poi entravano in politica
La sinistra italiana sembra entrata in un vicolo cieco dal quale non riesce più ad uscire. La disastrosa svolta del Midas (che portò al PSI la segreteria di Bettino Craxi, voti in più e diritti sociali in meno e, soprattutto, tanti guai) e il Compromesso storico di Enrico Berlinguer (che segnò l’inizio della fine del PCI) sono ormai sepolti dalla storia. Ma la direzione verso il baratro di questa forza politica non è cambiata: e questa volta non c’entrano l’Unione europea liberista e Matteo Renzi. E’ quel poco che resta della sinistra italiana che non convince.
Ieri abbiamo pubblicato una riflessione dello scrittore Raffaele Vescera, che segnala l’impronta nordista che Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria nazionale del PD, vorrebbe imprimere, per sua stessa ammissione, a questo partito. Nelle stesse ore Maurizio Landini, nei segretario nazionale della CGIL, in una delle sue prime dichiarazioni, si cimentava con un luogo comune di stampo berlusconiano, definendo i vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini persone “che non hanno mai lavorato”.
Quello di apostrofare in negativo persone che hanno cominciato a fare politica da ragazzi e che hanno fatto carriera sempre nel mondo politico è, lo ribadiamo, un atteggiamento di Berlusconi versione anni ’90 del secolo scorso.
Quando l’ex Cavaliere, nel 1994, si presentò per la prima volta al cospetto degli elettori, da gran furbacchione qual è, sfruttando l’atmosfera ancora intrisa dello spirito di Tangentopoli, ovvero il rifiuto della politica tradizionale (instillato abilmente in Italia dai Paesi esteri che hanno creato i presupposti per la stessa Tangentopoli), tirò fuori dalla manica l’accusa ai “professionisti della politica” che, al contrario di lui, che aveva creato una grande impresa televisiva, “non avevano mai lavorato”.
Il primo a non credere in quello che diceva era proprio Berlusconi: tant’è vero che, quando scelse l’interlocutore a sinistra optò per Massimo D’Alema, figlio di un dirigente del PCI, cresciuto nel PCI, un uomo politico che, da ragazzo, nel PCI, mangiava ‘pane e politica’.
Non solo. Berlusconi, nella sua ascesa come imprenditore, deve tutto a Craxi, altro leader politico cresciuto a ‘pane e politica’: Craxi, infatti, era uno dei ‘delfini’ di Pietro Nenni e ha cominciato l’attività politica da ragazzo.
Insomma, questa storia dei politici “che non hanno mai lavorato” è sbagliatissima, soprattutto per la sinistra italiana. Proprio il grande PCI – partito che non dovrebbe essere estraneo a Maurizio Landini – aveva messo su una sorta di ‘Scuola di politica’ che era, prima di tutto, una bellissima scuola di vita.
I ragazzi che si avvicinavano al PCI partecipavano alle riunioni di sezione, cominciavano già a 15 anni a familiarizzare con i problemi sociali delle città in cui vivevano, prendevano visione delle realtà comunali, sindacali, scolastiche e lavorative.
Certo, poi c’era una selezione: ma lo spazio era aperto a tutti e oltre al partito e alla CGIL c’erano altre organizzazioni sociali collaterali dove i ragazzi che si avvicinavano alle attività sociali potevano trovare il modo di mettersi in luce se ne avevano voglia.
Chi scrive ricorda Legambiente dei primi anni ’80 del secolo passato che, prima di essere ‘inquinata’ dal rapporto ‘incestuoso’ con la Regione siciliana, era importante un punto di riferimento per la vera tutela dell’ambiente in Sicilia (è semplicemente incredibile che l’amministrazione regionale, già da anni, paghi gli ambientalisti in cambio di quello che, alla fine, non è altro che un ‘appalto’ per la gestione delle aree protette, facendo venire meno il controllo che, invece, gli ambientalisti debbono esercitare sulla stessa Regione siciliana!).
Solo la Chiesa cattolica poteva vantare una ‘scuola di vita sociale’ che si avvicinava un po’ a quella del PCI: e non è un caso se, dall’Azione cattolica, sono venuti fuori tanti quadri dirigenti della DC.
Ad Agrigento – giusto per citare un esempio – l’azione sociale svolta dal Vescovo, monsignor Giovanni Battista Peruzzo, fu fondamentale nella formazione della classi dirigente democristiana degli anni ’50, ’60 e anche degli anni ’70 (monsignor Peruzzo venne a mancare nel 1963, ma negli anni ’70 e anche negli anni ’80 molti esponenti della Dc provenivano dalla scuola di questo grande uomo di Chiesa).
Gli altri partiti politici italiani non hanno avuto scuole di vita e di politica. Chi scrive, da ragazzo, era vicino ai socialisti. Ma nel PSI non c’era un’organizzazione come quella del PCI (il settore organizzazione era uno dei più importanti nel vecchio Partito Comunista Italiano, formazione politica che guardava al futuro). Tra i socialisti, al massimo, se si era fortunati, c’era qualche parlamentare lungimirante che guardava ai giovani, anche se, alla fine, l’esperienza degenerava nella logica delle ‘correnti’ e delle ‘componenti’.
Cosa vogliamo dire? Che il PCI ha avuto una grande scuola di politica e di vita e ha formato fior di dirigenti politici che, sin da ragazzi, hanno lavorato per la crescita della società. Il fatto che non abbiamo lavorato in un ‘posto fisso’ o in un’impresa non significa nulla.
La politica è lavoro: ed è un lavoro difficile: un lavoro che, spesso, dura tutta la vita. Ne approfittiamo, così, per sottolineare che, a noi, questa storia del taglio delle indennità parlamentari e dei vitalizi sembra una grande stupidaggine.
Chi è impegnato in politica nel Parlamento va retribuito dignitosamente. Le esagerazioni vanno eliminate. Ma solo le esagerazioni. Non si può rendere ‘diseconomica’ l’attività parlamentare, perché in Parlamento andrebbero solo i ricchi, con buona pace della democrazia e della politica intesa come rappresentanza delle istanze popolari.
Anche Beppe Grillo, nel suo piccolo, ha provato a creare un movimento, dal basso, con una forte connotazione civica. Chi scrive ricorda, nel 2005, la nascita dei primi movimenti de ‘Gli amici di Beppe Grillo’. Il Movimento 5 Stelle non nasce dal nulla: ha alle spalle almeno sei-sette anni di attività nei piccoli e grandi centri.
Sono esperienze perfettibili, ci mancherebbe. Ma sono esperienze importanti, che avvicinano i cittadini alla gestione della cosa pubblica.
Dire a una persona impegnata in politica che “non ha mai lavorato” perché ha fatto sempre politica – e dirlo a un ragazzo di trent’anni come Luigi Di Maio che ha alle spalle lavori precari – non è solo offensivo: è sbagliato.
Maurizio Landini, che ha tante qualità, ha cominciato la sua segreteria nazionale della CGIL con uno ‘scivolone’. Avrà tempo per rimediare. Ma la caduta di stile rimane.
Foto tratta da rassegna.it