In questo capitolo si parla dell’acquedotto Carolino (noto anche come acquedotto di Vanvitelli, dal nome dell’architetto Luigi Vanvitelli) è l’acquedotto che fornisce l’acqua alla Reggia di Caserta. Si snoda lungo un tracciato di 38 chilometri ed è considerata una delle opere di maggiore interesse architettonico e ingegneristico del ‘700
di Domenico Iannantuoni
Una domenica pomeriggio bellissima ho potuto trascorrerla a
passeggio con mia madre che mi portò a zonzo per il centro di
Napoli. Un po’ lei sbirciava dentro le vetrine di abiti femminili
o nelle mercerie a vedere qualche novità in merletti o
passamanerie, e rallentava appena appena per non farsi
“sgamare” da me che la osservavo pur tenendole la mano. Ma la
direzione della passeggiata doveva pur finire in una pasticceria
(pensavo tra me e me). Lei si sarebbe sorbito un tè ed io avrei
scelto una sfogliatella riccia di tipo gigante.
Ma camminando nel bel giorno di fine gennaio, leggermente
assolato, mia madre ad un certo punto intavolò con me un
discorso che mi prese in modo particolare.
Ella partì dal problema dell’acqua in generale ricordandomi
come questa fosse importante per la vita e quindi per lo sviluppo
del Regno e quanti sforzi il nostro governo aveva intrapreso nel
tempo per garantire che il bene più prezioso dell’uomo fosse
pubblico e gratuito per la popolazione. Poi si fermò di scatto e
disse:
– L’acquedotto carolino!, dimmi Francesco, il tuo maestro
ti ha mai parlato di questa nostra opera di portata
mondiale?
– Gli risposi scuotendo la testa.
– Bene allora sarò io a svelarti questa meraviglia
architettonica e impiantistica al contempo.-
– Devi sapere che l’acquedotto Carolino, progettato dal
nostro noto architetto Vanvitelli, è nato per alimentare
il complesso di San Leucio, l’apporto idrico alla Reggia
di Caserta e di parte della crescente città di Caserta. Esso
preleva l’acqua alle falde del monte Taburno, dalle
sorgenti del Fizzo, nel territorio di Bucciano (BN), e la
trasporta lungo un tracciato che si snoda, per lo più
interrato, per una lunghezza di 38 chilometri. L’opera,
iniziata credo nel marzo 1753, ha richiesto 16 anni di
lavori e il supporto dei più stimati studiosi e matematici
del regno di Napoli (primo fra tutti appunto Luigi
Vanvitelli, lui architetto), destando, per l’intero tempo di
realizzazione, l’attenzione da parte dell’Europa intera,
tanto da essere riconosciuta come una delle opere di
maggiore interesse architettonico e ingegneristico del
XVIII secolo.
– I lavori furono commissionati direttamente da Carlo III
di Borbone, da cui prese l’aggettivo, e l’inaugurazione
avvenne nel lontano 1762. Le condotte in ferro furono
realizzate nelle 8 ferriere, costruite appositamente dal
Vanvitelli, in Calabria, lungo il corso della fiumara Assi
(Guardavalle), le quali furono parte costituente delle
Regie ferriere di Stilo. Quest’acqua, questa meraviglia
insostituibile per la crescita ed il progresso, consentì
anche lo sviluppo di molteplici iniziative imprenditoriali
sfruttanti la sua forza motrice, come lo furono i mulini
impiantati lungo il suo percorso forzato.
– Se non lo farà il tuo maestro, qualche volta, andando a
trovare i genitori di tuo padre ti porterò a visitare “I ponti
delle valli”, un’opera maestosa che consente
l’attraversamento dell’acqua tra il monte Longano ed il
monte Garzano. E’ un ponte che si innalza per oltre 300
piedi ed è lungo oltre 1000 passi. Meraviglioso!
Restai a bocca aperta per tutto il tempo del racconto, mia madre
era proprio brava e si capiva che aveva studiato parecchio, inoltre
metteva del piglio ed accentuava le parti salienti nel modo
giusto, senza esagerazione.
Ci fermammo in una pasticceria in Piazza Dante, mia madre
ordinò il suo tè ed io una sfogliatella riccia (gigante) alla ricotta
con una bibita all’orzo; mangiai senza proferire alcuna parola, il
mio pensiero era tutto concentrato nell’immaginare quel
bellissimo acquedotto frutto del nostro ingegno.
Continua
Foto tratta da incampania.com
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