Nei mesi scorsi un nostro bravo collega, Gian Joseph Morici, molto preparato su tale materia, aveva scritto che questo rischio era reale, e non frutto della demagogia. I fatti, a quanto pare, gli stanno dando ragione. L’inchiesta della Dda di Palermo e il ruolo dei Carabinieri del ROS e dei competenti Comandi dell’Arma Territoriale
Il timore non è nuovo. L’ipotesi che terroristi islamici possano sbarcare in Sicilia è messa nel conto da tempo. Nel settembre dello scorso anno abbiamo affrontato tale argomento dando spazio a un collega molto preparato su tale materia: Gian Joseph Morici (QUI IL NOSTRO ARTICOLO CHE RIPRENDE LE SUE DENUNCE). Ma che la nostra Isola potrebbe diventare il luogo per una vera e propria invasione di kamikaze, beh, questo è davvero un’ipotesi sconvolgente. Eppure è l’ipotesi sulla quale lavorano i Carabinieri del ROS che questa mattina hanno dato il via a una blitz nelle province di Palermo, Trapani, Caltanissetta e Brescia. Il tutto con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia da di Palermo e con il supporto dei competenti Comandi dell’Arma Territoriale.
Sono state fermate 15 persone. Ipotesi accusatorie: istigazione a commettere delitti in materia di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ingresso illegale di migranti nel territorio nazionale ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.
L’organizzazione criminale, secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia, guidati da Francesco Lo Voi, rappresenterebbero “una attuale e concreta minaccia alla sicurezza nazionale” e un “rischio terrorismo di matrice jihadista”.
E ancora:
“Sussistono significativi ed univoci elementi per ritenere che l’organizzazione in esame costituisca un’attuale e concreta minaccia alla sicurezza nazionale poiché in grado di fornire a diversi clandestini un passaggio marittimo occulto, sicuro e celere che, proprio per queste caratteristiche, risulta particolarmente appetibile anche per quei soggetti ricercati dalle forze di sicurezza tunisine, in quanto gravati da precedenti penali o di polizia ovvero sospettati di connessioni con formazioni terroristiche di matrice confessionale”.
A quanto pare uno dei soggetti indagati sarebbe contiguo “ad ambienti terroristici a sfondo jihadista pro Isis in favore di cui, attraverso la sua pagina Facebook, ha posto in essere una significativa azione di propaganda jihadista con incitamento alla violenza ed all’odio razziale… Ulteriore segno di radicalizzazione a sfondo religioso è l’iscrizione dell’indagato al gruppo Facebook ‘Quelli al quale manca il paradiso'”.
“Il pentito – leggiamo in un articolo su La Sicilia – avrebbe raccontato anche i viaggi che permettevano a persone legate all’organizzazione di raggiungere la Sicilia. Con 2.500 euro era possibile raggiungere le coste trapanesi partendo dalla Tunisia a bordo di gommoni veloci, preferiti alle carrette del mare che partono dalla Libia. L’organizzazione criminale, che operava in Italia e Tunisia, contrabbandava anche tabacchi lavorati esteri smerciati nel palermitano grazie alla mediazione di complici italiani. I guadagni dell’organizzazione criminale, custoditi da ‘cassieri’ designati dai vertici della banda, venivano riutilizzati per il rifinanziamento della attività come l’acquisito dei natanti veloci e l’aiuto economico all’organizzazione criminale”.
Di questo argomento ci siamo occupati nel settembre dello scorso anno, raccontando la denuncia di Gian Joseph Morici, giornalista che, da Parigi, ha seguito il fenomeno Isis fino ad infiltrarsi nella rete jihadista. Di seguito l’articolo sulle denunce di Morici: