Sul ‘Decreto sicurezza’ tutti concentrati sugli effetti che tale provvedimento avrebbe sui migranti, ma sono in pochi a sottolineare gli aspetti illiberali, se non liberticidi, di una legge che prevede fino a sei anni di galera per chi blocca le strade: proprio quello che invece fanno da otto settimane in Francia, ogni sabato, i Gilet gialli con i quali i grillini – che hanno approvato la legge voluta dal Ministro leghista Salvini! – vorrebbero allearsi! I possibili scenari in vista delle elezioni europee di maggio
In un clima di grande confusione politica comincia a delinearsi lo scenario della lunga campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo maggio. In Francia – e questo era chiaro sin dall’inizio – i Gilet Gialli, impegnati da otto settimane in una battaglia sociale per le strade di città grandi e piccole, hanno fatto sapere a chiare lettere che parteciperanno alla campagna elettorale: in che termini ancora non è chiaro, ma ci saranno.
Il leader politico dei grillini, Luigi Di Maio, ha colto la palla al balzo, provando a saldare un’alleanza con i rivoltosi francesi. Non rendendosi conto, però, della grande contraddizione che sta dentro il proprio Movimento.
Piaccia o no, ma oggi, in Francia, non c’è un ‘Decreto sicurezza’ che sbatte in galera – fino a sei anni! – chi protesta bloccando le strade, mentre in Italia la Lega di Salvini, con il 17% dei consensi, è riuscito a far passare una legge di stampo fascista, il citato ‘Decreto sicurezza’, che prevede proprio una repressione durissima per chi protesta per le strade!
I paradossi – tutti italiani – stanno nel silenzio che accompagna i lati rimasti oscuri del ‘Decreto sicurezza’ voluto dal Ministro degli Interno Matteo Salvini: quello che resta della sinistra italiana alza le barricate contro il provvedimento per difendere i migranti, mentre i grillini – che hanno approvato una legge illiberale, per certi versi molto più pericolosa della ‘famigerata’ legge Reale (legge degli anni ’70 del secolo passato che inaspriva la repressione contro chi protestava nelle piazze) – vorrebbero allearsi con i Gilet gialli: i Gilet gialli che in Italia, con il ‘Decreto sicurezza’, sarebbero già in galera!
Questo dà la misura della confusione politica italiana: dove non si capisce se i parlamentari del Movimento 5 Stelle – a cominciare da Di Maio – sono dei furbacchioni, o se – com’è molto più probabile – non hanno ponderato con chiarezza il significato e gli effetti del ‘Decreto sicurezza’ che hanno approvato!
Nella confusione, però, alcuni elementi politici sembrano abbastanza chiari. Non sembra ci sia speranza, ad esempio, per il PSE: i socialisti europei, che negli ultimi dieci anni si sono consegnati mani e piedi alle multinazionali, abbracciando acriticamente il credo liberista, sono destinati all’estinzione. Perdono ovunque. Resistono – perdendo meno, ma perdendo comunque – o là dove vivono di rendita sulla tradizione (Svezia), o dove riconoscono – è il caso di Corbin nel Regno Unito – le contraddizioni delle politiche liberiste.
Il leader del laburisti inglesi, ad esempio, non ha avuto remore a criticare l’immigrazione di massa incontrollata dall’Africa verso l’Europa che, a suo dire, distrugge le condizioni del lavoro, sostituendo con manodopera sottopagata i lavoratori locali, a vantaggio unicamente delle imprese (QUI UN ARTICOLO).
Ma Corbin è un caso unico. Nel resto dell’Unione europea i socialisti sembrano pendere dalle labbra dei liberisti e perdono terreno. Gli elettori europei hanno capito che di ‘socialista’, nel PSE, non c’è più nulla, a parte i comitati di affari che speculano su tutto, dalla finanza agli immigrati.
Dentro il calderone del PSE c’è il PD, partito politico ormai allo sbando, tra fazioni in eterna lotta, appoggiati da organi d’informazione che sono ancora più confusi degli stessi dirigenti del Partito Democratico.
La rabbia – e la disonestà intellettuale – con la quale gli esponenti di questo partito in disarmo attaccano l’attuale Governo (incredibile e per certi versi tragicomica la polemica di alcuni esponenti del PD contro l’attuale Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, accusato di aver firmato nuovi permessi di ricerca di idrocarburi nei mari italiani, quando sono stati proprio il PD e i sindaci dello stesso partito Democratico, nel 2016, ad affossare il referendum che puntava a bloccare le trivelle!).
Ormai il PD – come del resto il PSE al Parlamento europeo, che ha approvato il CETA e altri trattati commerciali pro-multinazionali – non ha nemmeno una classe dirigente in grado di difendere le proprie scelte (è stato il Governo Renzi a firmare i permessi di ricerca di gas e petrolio!) e scarica su altri la responsabilità dei guasti provocati dai propri governi.
Insomma, PSE in Europa e PD in Italia non hanno più nulla da dire: è giusto che scompaiano, nessuno li rimpiangerà.
Diverso il discorso per il PPE, il Partito Popolare Europeo. Su questo fronte va in scena un’inedita alleanza tra i Popolari tedeschi e il leader ungherese Orban. Gli uni e l’altro sostengono l’unità del Partito Popolare. Perché?
I tedeschi – che contano di tirarsi dietro un po’ tutti i Popolari europei – pensano di ‘ingabbiare’ Orban e gli altri ‘Populisti’; Orban e i suoi amici, a propria volta, pensano invece l’esatto opposto: ‘ingabbiare’ ciò che resta del PPE controllato dalle multinazionali, prendere le redini di questo partito e dare vita, nel prossimo Parlamento europeo, a un’alleanza tra ‘Populisti’ e Popolari controllati dallo stesso Orban e compagni; cioè da altri ‘Populisti’ travestiti da Popolari…
Quale sarà il ruolo che svolgerà l’Italia non è chiaro. L’unica cosa chiara è che, come già ricordato, non si parla di ciò che il ‘Decreto sicurezza’ prevede anche per gli italiani: e cioè inasprimento della repressione e delle pene (il Ministro Salvini è stato molto abile a far credere agli italiani che sono provvedimenti che riguardano i migranti: invece riguardano tutti: e questa è l’ulteriore prova che Salvini è oggi il vero referente di quei poteri che avevano sostenuto il PD di Matteo Renzi, che oggi è stato mollato).
Oggi la vera partita è capire se verrà fuori qualcosa di diverso: un ‘qualcosa’ che, visto dal Sud, non potrà che essere alternativo alla Lega, che rappresenta il proseguimento del renzismo. E questo ‘qualcosa’ non potrà fare a meno di dialogare con il mondo grillini, dove – come già sottolineato – non manca la confusione, ma rimane l’unica alternativa al vecchio sistema italiano che si sta compattando attorno alla Lega.
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