Il presidente francese fa finta di non capire di essere ormai politicamente finito. Il volgare rimedio che Marcon ha messo in campo per provare a fermare i Gilet gialli – ‘accattarisilli’ con 100 euro cadauno (comprarseli per chi non è siciliano) – si sta dimostrando disastroso. Perché la reazione dei rivoltosi, lungi dal placarsi, è ancora più forte e più determinata. “Lunga vita alle giubbe gialle”, commenta il filosofo Diego Fusaro
“Non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire”, recita un vecchio adagio. Se in Italia la rivolta contro il liberismo demenziale dell’Unione Europea dell’euro l’hanno fatta i cittadini alle elezioni politiche del 4 marzo dello scorso anno, in Francia i cittadini hanno optato per la via che conoscono bene: la piazza. E così, per l’ottavo sabato consecutivo, i Gilet gialli hanno invaso le strade di Parigi e di altre città delle Francia per dare battaglia.
“Lunga vita alle giubbe gialle, lunga vita alla sola democrazia oggi esistente: quella del popolo che resiste e si oppone alla tirannia dei Mercati e al dispotismo della classe dominante globalista”, commenta su Facebook il filosofo e commentatore, Diego Fusaro.
“Manifesteremo qui tutti i sabati, continueremo per tutto il 2019 – ha detto ieri mattina al megafono Sophie, una delle tante manifestanti -. Faremo sì che i cittadini si riprendano il potere. Vogliamo degli stati generali organizzati dal popolo per il popolo”.
A differenza che in Italia, dove i ‘rivoluzionari’ sono disposti a fare le rivoluzioni solo se i mobili li mettono “gli altri”, in Francia – come potete vedere nella foto sopra, i Gilet gialli mettono pure i mobili e vanno all’assalto…
Le cronache di questi giorni segnalano lo squallore di Emanuel Macron, che pensava di bloccare la rivolta dei francesi con 100 euro a testa per i manifestanti!
E’ interessante segnalare la totale incomunicabilità tra chi tenta di mettere in discussione le scempiaggini del liberismo che oggi governa l’Unione europea e chi cerca di capovolgere il sistema. E se in Italia il Reddito di cittadinanza, pur con tutti i difetti, cercando, per la prima volta da Maastricht ad oggi, di dare qualcosa a chi non ha nulla trova mille obiezioni, in Francia Macron e i banchieri e finanzieri che lo hanno messo all’Eliseo pensano che tutto e tutti hanno un prezzo, e magari sono stupiti che 100 euro per ogni manifestante non bastino: e magari chiederanno al commissario dell’Unione europea Moscovici di aumentare la ‘dose’ di soldi, portando il deficit al 4, 4,5%, perché, per loro, questione di soldi è!
E mentre Macron offre soldi ai rivoltosi – un po’ come Maria Antonietta con le sue brioches – questi ultimi, ieri, si sono catapultati nei locali del Ministero dei rapporti con il Parlamento dove ha sede l’ufficio del portavoce del Governo, Benjamin Griveaux, che se l’è data a gambe insieme con i suoi i suoi collaboratori.
Ma non è solo Parigi in fiamme. La rivolta si sta diffondendo in tutta la Francia. Leggiamo s Il fatto quotidiano:
“Sono state 25mila le persone a scendere in piazza in tutto il Paese, secondo Le Figaro che città fonti delle forze di sicurezza. Alcune migliaia hanno protestato a Bordeaux, Tolosa, Montpellier, Nantes e Rouen. Scontri e lancio di lacrimogeni a Caen, in Normandia. La polizia ha usato i gas anche a Le Mans, dove verso le 15 un gruppo di dimostranti ha cercato di erigere barricate ai margini della dimostrazione, nel centro cittadino. A Bordeaux erano 4.600 a manifestare, ritrovando lo stesso livello della partecipazione pre-feste e consacrando la città come un bastione del movimento e un gruppo ha danneggiato una porta d’ingresso del municipio. “Gli opportunisti violenti s’infiltrano per spaccare, attaccare poliziotti e gendarmi e quelli che glielo permettono” devono “prendersi le proprie responsabilità”, ha scritto il direttore della polizia regionale, Eric Morvan. A Rouen, uno dei 2mila dimostranti è stato colpito alla testa, mentre a Montpellier quattro agenti sono stati lievemente feriti da lanci di pietre e bottiglie. A Tolosa il numero dei dimostranti è aumentato a 2mila persone, rispetto alle 1.350 di sabato scorso, senza incidenti. A Lione il corteo è stato erratico e per un breve periodo ha anche coinvolto l’A7 che passa in città. Tesa la situazione a Digione, con lanci di pietre e oggetti cui la polizia ha risposto con lacrimogeni”.
Piano piano la rivolta si va diffondendo anche in altri Paesi europei. E’ già arrivata in Belgio, con cortei a Bruxelles, Namur, Charleroi, Louvain, Anversa e Hasselt.
Il 2019 sarà l’anno della rivoluzione? Chissà.
Un fatto è certo: la poltrona si Macron traballa. E più resterà all’Eliseo, più si logorerà non soltanto la sua presidenza, ma tutto il sistema che lo ha messo dove si trova e che oggi non sa cosa fare.
E’ evidente che la rivolta dei Gilet gialli punta dritto su almeno due obiettivi. Il primo – e questo è ovvio – mandare via Macron.
Il secondo obiettivo – più profondo e di lungo respiro – è quello di ‘scaricare’ sulle elezioni europee del prossimo maggio uno ‘spirito rivoluzionario’ per sovvertire il vecchio sistema che, fino ad oggi, ha retto le sorti dell’Unione europea del rigore liberista.