Il 2019 sarà l’anno in cui si capirà quanto potrà durare il Governo giallo-verde. Il banco di prova sarà la cosiddetta ‘Secessione dei ricchi’ chiesta dalla Lega di Salvini, ovvero Lombardia e Veneto che si vogliono tenere il residuo fiscale, tirandosi dietro Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Se i grillini si opporranno sarà la fine del Governo. Se passerà il Sud diventerà ancora più povero
Ci sono due interviste che vanno lette attentamente. Nella prima La Repubblica dà la parola al presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana. Nella seconda il Corriere della Sera dà la parola al presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, esponente del PD. Su un tema sembra che i due siano d’accordo: la ‘Secessione dei ricchi’, ovvero il Nord – con in testa Lombardia e Veneto e, a ruota, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna – che hanno tutta l’intenzione di contribuire sempre di meno alla cosiddetta fiscalità generale, tenendosi tutte le imposte pagate dai cittadini delle rispettive Regioni.
I Nuovi Vespri hanno già affrontato il tema della “Autonomia”, come la chiamano i leghisti, di alcune Regioni del Centro Nord Italia (leggere gli articoli allegati). Di fatto, dopo oltre 150 anni di unità italiana – e dopo avere ‘spolpato’ il Sud per oltre 150 anni – alcune Regioni del Nord che hanno uno sviluppo economico e un reddito pro capite più alto rispetto al Sud – hanno deciso di tenersi tutte o quasi tutte le imposte pagate dai rispettivi cittadini.
Il conto è già stato fatto: se Lombardia, Veneto e, a seguire, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna dovessero trattenere il cosiddetto residuo fiscale, al Sud verrebbero a mancare da 30 a 35 miliardi di euro all’anno. Con effetti negativi devastanti su sanità e scuola pubblica.
Ma verrebbe meno, soprattutto, l’unità nazionale sancita dalla Costituzione italiana del 1948. Ma questo, si sa, ai leghisti interessa poco.
Ebbene, su La Repubblica il presidente della Regione Lombardia, Fontana, è netto: se i grillini si opporranno al progetto di Autonomia al Nord si aprirà la crisi di Governo. E’ difficile, se non impossibile, che il leghista Fontana parli senza avere alle spalle il consenso del ‘capo’ della Lega Matteo Salvini: è evidente che questa è la linea politica dei leghisti.
Cosa, questa, ribadita anche dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
E’ interessante l’intervista a Sergio Chiamparino, che non è solo uno degli esponenti più in vista del PD: è, anche, presidente della Regione Piemonte e, soprattutto, il leader di un movimento che si sta organizzando nello stesso Piemonte a prescindere da quello che succederà nel Partito Democratico.
Chiamparino è sempre stato un politico lungimirante. E oggi è uno dei primi esponenti del PD ad aver compreso che, alle elezioni, con il simbolo del PD, si va solo a sbattere. Così sta dando vita a una serie di movimenti civici, nella convinzione che, per arginare i grillini o, se si preferisce, il populismo, il simbolo del Partito Democratico non serve proprio.
Ebbene, sapete cosa dice Chiamparino a proposito della ‘Secessione dei ricchi’ proposta dalla Lega? Che bisogna dialogare con la Lega.
Insomma, nel Nord, quello che resta del PD ha capito che la linea politica leghista è vincente. Ed è anche logico: con l’avvento dell’euro e, soprattutto, con la crisi economica e finanziaria che si è aperta nel 2008, il Nord è diventato la periferia della Mitteleuropa. E a questo punto il Nord deve scegliere: continuare a restare periferia della Mitteleuropa oppure tenersi il residuo fiscale e provare ad ‘agganciarsi’ alla stessa Mitteleuropa.
I leghisti di Salvini hanno già scelto: vogliono tenersi il residuo fiscale e pazienza se il divario economico e infrastrutturale tra Nord e Sud aumenterà.
Attenzione: tutto questo non avverrà tra quattro-cinque anni, ma tra un paio di mesi: a gennaio Fontana e Zaia torneranno alla carica per provare a ricostituire una sorta di “Lombardo-Veneto” da agganciare alla Mitteleuropa; e a loro potrebbero unirsi il Piemonte di Chiamparino (la Regione Piemonte, peraltro, sotto il profilo finanziario non è messa bene: anzi), la Liguria e l’Emilia Romagna.
Resta da capire cosa farà il Movimento 5 Stelle: perché se è vero che i leghisti hanno la base elettorale nel Centro Nord, i grillini i voti li hanno presi al Sud. E i grillini, nel Mezzogiorno, non si possono più permettere di sbagliare.
Luigi Di Maio e compagni hanno già ceduto sull’ILVA di Taranto (l’acciaieria inquinante che andava chiusa e invece è ancora aperta) e sulla TAP (il folle gasdotto che sventrerà la costa del Salento); se dovessero cedere pure sulla ‘Secessione dei ricchi’ il tracollo elettorale, per loro, sarebbe assicurato.
Poi, si sa, i grillini sono imprevedibili: dicono una cosa, giurano, assumono impegni solenni e poi – come avvenuto con i citati casi di ILVA e TAP – si rimangiano tutto.
A nostro modesto avviso, un eventuale cedimento del Movimento 5 Stelle sulla ‘Secessione dei ricchi’ sarebbe un suicidio politico. Ma, lo ribadiamo, abbiamo imparato a non fidarci più dei grillini, perché sono imprevedibili e non esitano a rimangiarsi gli impegni che assumono con gli elettori.
In ogni caso il Sud deve prepararsi al peggio.
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