In queste ore tutti solidali con Catania e con alcuni centri del Catanese colpiti dal terremoto. Sarà una gara di solidarietà, naturalmente a parole, dal momento che altri centri d’Italia colpiti dai terremoti, da L’Aquila ad Amatrice, aspettano ancora le case. Leggete cos’ha detto, appena un anno fa del binomio terremoti-terreni vulcanici il professore Giuseppe Giunta. E l’Etna, se non ricordiamo male, è una zona vulcanica…
Tutti che accorrono. Tutti che corrono. Tutti a fare a gara per dare solidarietà a Catania e dintorni. Dove il terremoto non ha fatto vittime, ma ha seminato tanta paura e tanti danni. Oggi tutti presenti. O meglio, panza e prisenza, come si dice dalle nostre parti. Perché l’attuale politica – e ci mettiamo tutti, nessuno escluso – per il Sud e per i guai di questa martoriata parte dell’Italia, sa fare solo questo: tante parole e pochi, pochissimi fatti concreti positivi.
In queste ore Catania e alcuni centri che si snodano attorno all’Etna sono stati colpiti da un terremoto. E’ un evento che non era possibile prevedere? Non esattamente. Qualche tempo fa abbiamo intervistato il professore Giuseppe Giunta, ordinario di Geologia strutturale all’Università di Palermo. Un grande esperto che viene chiamato in tante parti del mondo a parlare di terremoti e di prevenzione. Ma non in Sicilia, dove la prevenzione per il rischio sismico non esiste.
Ecco cosa ci ha detto un anno fa il professore Giunta a proposito dei terremoti nelle aree vulcaniche:
“I terreni vulcanici soffici – ci ha detto un anno fa il professore Giunta – non sono resistenti ai terremoti. In queste zone le oscillazioni si amplificano. E i danni sono molto più elevati. A parità di intensità, abbiamo zone dove un terremoto non provoca danni e zone nelle quali, invece, i danni sono elevatissimi. Queste differenze le conosciamo e l’analisi si svolge con sempre maggiori dettagli. La scienza si mette a disposizione della società. Ma se la società, poi, non ne tiene conto che cosa si può fare?”.
Così un terremoto di magnitudo 4 può provocare un disastro. Tutto questo perché nei terreni soffici, come spiega il professore Giunta, lo scuotimento amplificato provoca maggiori danni. Così terremoti che in Giappone vengono gestiti in modo più consapevole, senza alcun danno, in Italia creano danni: forse Catania e dintorni sono zone vulcaniche?
“Il terremoto, a meno che non si tratti di eventi di elevatissima intensità – ci diceva lo scorso anno il professore Giunta – non uccide nessuno. A creare pericoli e, purtroppo, anche lutti sono gli uomini che agiscono con incoscienza, costruendo abitazioni là dove non si dovrebbe mai costruire. Così torniamo a ripetere sempre le stesse cose. Del nostro Paese conosciamo le zone a rischio. Anche Ischia e i Campi Flegrei sono aree a rischio. Lo sappiamo dal 1883. Ma…”.
E infatti a Ischia, dopo il terremoto è arrivata la sanatoria edilizia…
Qual è la situazione in Sicilia? Lo scorso anno il professore è stato molto chiaro:
“In Sicilia sembra che circa il settantacinque per cento degli edifici scolastici non sia a norma sismica. E ho detto tutto. Sono cose che sappiamo, dette e ridette. E sapete qual è il paradosso? Che sono disponibili fondi europei per provare ad affrontare e, possibilmente, risolvere certi problemi. Ma questi fondi non vengono spesi. Tornano a Bruxelles. Queste cose vanno dette, a futura memoria. Affinché un giorno qualcuno non ci venga a dire che non ne sapeva nulla” (QUI TROVATE, PER ESTESO, L’INTERVISTA AL PROFESSORE GIUSEPPE GIUNTA).
Intanto stamattina i rappresentanti delle ‘autorità’ nazionali e regionali, saranno a Catania a fare passerella. Come hanno fatto nell’Italia centrale, da L’Aquila ad Amatrice, dove dopo i terremoti spettano ancora le abitazioni. Campa cavallo…
Sapete di cosa si discuteva, a Catania, fino a poche ore prima del terremoto? Di ‘infilare’ la bolletta della TARI nella bolletta della luce. Insomma il modello renziano (il canone RAI nella bolletta dell’ENEL) da applicare in Sicilia all’ombra dell’Etna e, magari, anche a Palermo.
Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, che deve amare tanto i catanesi, era tra i promotori di questa iniziativa. Il Governo regionale di Nello Musumeci non si era pronunciato. Invece il presidente dell’ANCI Sicilia, Leoluca Orlando, che è anche il sindaco di Palermo – da un anno ‘Capitale italiana’ della munnizza per le strade – non era contrario.
Per fortuna a Roma hanno bloccato tutto.
Però in Sicilia ci hanno provato.
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal