E’ vero: l’Italia, oltre ad aver perso la sovranità monetaria, ha perso anche la sovranità politica e parlamentare. ma questo avviene non da oggi, ma dal 2013, anno del Two Pack. E’ grazie a questo trattato internazionale che l’Italia non ha più un proprio Bilancio, che viene deciso – per ora solo nei saldi – dall’Unione Europea. Proviamo a raccontare i passaggi di questa cessione della democrazia a Bruxelles
Una premessa: siamo assolutamente d’accordo sul fatto che il Parlamento nazionale sia stato esautorato sulla legge più importante per un Paese a democrazia parlamentare. Però siamo un po’ stupiti che gli esponenti del PD e di Forza Italia si accorgano solo adesso, a cinque anni dal Two Pack, che l’Italia, oltre ad aver perso la sovranità monetaria, ha perso anche la sovranità politica.
Il Two Pack è un trattato internazionale voluto dall’Unione Europea che risale al 2013. Ufficialmente, è un meccanismo rafforzato di controllo dei bilanci nazionali da parte della Commissione europea. Obiettivo teorico: il rispetto dei parametri del Patto di stabilità e della crescita. Di fatto, è un trasferimento della sovranità politica e parlamentare dagli Stati alla Commissione europea.
In base a quanto prevede il Two Pack i Paesi che fanno parte dell’Eurozona devono pubblicare entro il 30 aprile i propri piani di bilancio a medio termine (programmi di stabilità), entro il 15 ottobre i progetti di bilancio per l’anno successivo ed entro il 31 dicembre i bilanci per l’anno successivo.
Durante l’iter di approvazione del Bilancio la Commissione europea interviene per chiedere dei correttivi: quello che è successo in Italia.
Quando, come in queste ore, i parlamentari del PD e di Forza Italia sbraitano dicendo che il Parlamento italiano è stato esautorato hanno perfettamente ragione. Dimenticano, però, di aggiungere che ad esautorarlo non è l’attuale Governo italiano, ma la Commissione europea.
Quello che sta succedendo in queste ore non è una novità. E’, infatti, dal 2013 che l’Italia ha perso la propria sovranità politica e, quindi, l’autonomia economica e finanziaria. I Governi Renzi e Gentiloni non avevano problemi con la Commissione europea, perché cedevano su tutto e, in cambio, ricevevano più soldi, ovvero una maggiore possibilità di indebitare l’Italia.
Renzi, in particolare, come ha ammesso Emma Bonino, ha aperto i porti del Sud Italia – Sicilia soprattutto – alle ONG cariche di migranti e, in cambio, ha ottenuto la cosiddetta “flessibilità”.
(La sinistra, con l’ondata emigratoria, ha perso voti, ma ha guadagnato speculando sul grande flusso di migranti con l’assistenza: i protagonisti di ‘Mafia Capitale’ dicevano che l’affare dei migranti era più lucroso della droga).
La “flessibilità” concessa all’Italia in cambio dell’apertura dei porti e di altro ancora non è un regalo dell’Unione Europea, ma la possibilità data all’Italia di indebitarsi: non è un caso se, dal 2012 al dicembre 2017, il debito pubblico italiano è passato da mille e 800 miliardi di euro a 2 mila e 340 milioni di euro.
In cambio della “flessibilità” l’Unione europea dell’euro ha preteso e ottenuto dal Governo Renzi, oltre alla già citata apertura dei porti, anche l’abolizione dell’articolo 38 dello Statuto dei lavoratori, l’approvazione del Jobs Act, la legge sulla ‘Buona suola’, le privatizzazioni e via continuando.
Tutte queste leggi – insieme alle leggi di Bilancio – sono state approvare, nella passata legislatura, con forzature incredibili operate dall’allora presidente del Senato, Piero Grasso, e dall’allora presidente della Camera, Laura Boldrini.
Prima dell’arrivo del Governo Renzi, nel 2012, la UE ha imposto all’Italia la legge Fornero che ha creato gli esodati: uomini e donne che, per sette-otto anni, dovevano restare senza lavoro e senza pensione.
Nessuno ricorda questi fatti: ma sono accadimenti che gl’italiani hanno vissuto sulla propria pelle. Piero Grasso, in particolare, ricorreva al ‘Canguro’ per chiudere i dibattiti in Senato. Ma sembra che i parlamentari del PD l’abbiano dimenticato…
La differenza con gli anni dei Governi PD è che, oggi, il Governo giallo-verde ha combattuto contro la Commissione europea. I tempi si sono ridotti perché la trattativa è stata lunga. E se si sta arrivando a fine anno è perché, dopo l’accordo, gli uffici di Camera e Senato debbono ‘tradurre’ in fatti giuridici i ‘numeri’ dello stesso accordo. Il resto sono speculazioni.
Nessuno ricorda l’assurdità di un sistema monetario – l’euro – dentro il quale l’Italia si finanzia indebitandosi.
Il debito pubblico, nei Paesi a sovranità monetaria, non è un problema. Il Giappone, ad esempio, è di gran lunga più indebitato dell’Italia (nel senso che ha un debito pubblico molto più alto di quello italiano). Ma siccome è un Paese che ha mantenuto la propria sovranità monetaria non succede nulla e continua ad essere uno dei Paesi più ricchi del mondo.
Al contrario, la Grecia, che aveva un debito di poco più di 300 miliardi di euro, è stata massacrata. Sulla pelle della Grecia si sono arricchite le banche, soprattutto tedesche, come ha spiegato bene qualche anno fa Massimo D’Alema (COME POTETE APPROFONDIRE QUI). E grazie al Governo finto socialista di Tsipras – che ha ceduto su tutta la linea alla UE – oggi la Grecia è un Paese povero.
Anche l’italia ha perso sia l’autonomia monetaria, sia l’autonomia politica. Ma, grazie agl’italiani, che nel dicembre del 2016 hanno ‘bocciato’ le riforme costituzionali del Governo Renzi, l’impoverimento dell’Italia è stato in parte frenato.
Il progetto prevedeva altre privatizzazioni e altre cessioni di sovranità alla UE dell’euro. Renzi, che era il vero uomo di Bruxelles in Italia, ha cercato di resistere per completare la sua opera liberista: ma alla fine è stato travolto. La UE ha provato a tenere la ‘botta’ con Gentiloni. Ma il voto popolare ha travolto anche il PD.
Il voto popolare è rimasto l’ultimo argine all’assenza di democrazia che oggi contraddistingue l’Unione europea dell’euro.
Oggi siamo nel pieno di una ‘guerra’ tra il Governo italiano giallo-verde – che è l’esatto contrario del Governo Renzi – e la Commissione europea.
Il mandato della Commissione europea era quello di ‘strozzare’ il Governo di grillini e leghisti. Ma a Bruxelles si sono dovuti fermare perché in Francia dilaga la rivolta dei ‘Gilet Gialli’ (che, peraltro, si va diffondendo in altri paesi europei, Belgio in testa, dove c’è già stato il tentativo, da parte della Vallonia, di opporsi al CETA, un trattato commerciale truffaldino che penalizza, anche se con gradazioni diverse, le agricolture europee, favorendo le multinazionali).
Siccome la Francia dovrà superare abbondantemente il 3% di deficit (e forse non basterà nemmeno) per cercare di salvare Macron, la UE ha ceduto al Governo italiano, anche se l’Italia, la prossima primavera, dovrà effettuare tagli pesanti: da qui il terrore di PD e Forza Italia, perché i tagli colpiranno le rendite di posizione sociali ed economiche di queste due forze politiche.
Resta il problema del debito pubblico italiano, che non sta solo nel suo ammontare che aumenta di anno in anno, ma negli interessi che si pagano ogni anno: circa 85-90 miliardi all’anno!
Senza il pagamento di questi interessi annui, che svenano gli italiani per fare prosperare altri Paesi europei (Germania in testa), l’Italia, oggi, sarebbe un Paese ricco. Dovendo pagare, ogni anno, tutti questi soldi diventiamo, matematicamente, un Paese a crisi economica crescente.
Il Governo giallo-verde ha interrotto solo in minima parte la spirale negativa e, in massima parte, sta togliendo soldi a chi fino ad oggi non ha pagato, o ha pagato poco il costo della crisi, per dirottarli verso i ceti più deboli.
Va chiarito anche il ruolo della BCE con il quantitative easing: la Banca Centrale Europea non ci ha regalato nulla: i soldi che ha dato al nostro Paese sottoscrivendo i titoli di Stato italiani andranno restituiti. Sono altri debiti!
E’ sta proprio in questo l’imbroglio del debito pubblico inventato dal sistema euro: farlo crescere e costringere il Paese indebitato (nel nostro caso l’Italia) a pagare, ogni anno, fior di interessi mentre lo stesso debito cresce di anno in anno!
Ci dicono che aumentando la produttività il debito dovrebbe diminuire: ma pagando, ogni anno, tutti questi interessi (che gli italiani pagano anche con minori risorse alle Regioni, alle Province e ai Comuni e con tagli spaventosi alla sanità) la produttività non aumenta.
Da qui il paradosso di un Paese che aumenta il proprio export ma che, nel complesso, si impoverisce e aumenta il proprio debito!
Un meccanismo che ha spiegato in modo molto chiaro il filosofo Marco Bersani (COME POTETE LEGGERE IN QUESTO ARTICOLO E ASCOLTARE IN QUESTO VIDEO).
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