Per Nello Musumeci, per Raffaele Stancanelli e, in generale, per il ‘ciarpame’ della destra siciliana post rugby di Catania e post Berlusconi non è cambiato nulla. Si sentono già pronti per il salto verso il ‘Grande partito siciliano’ modello Trentino. Magari con i soliti Raffaele Lombardo e Totò Cardinale. Magari con quello che resta del blocco clientelare degli 800 mila e degli “impresentabili” non ancora tolti di mezzo…
Sono sempre gli stessi. Sono quelli che hanno portato la Regione siciliana allo sfascio. Sono quelli degli 800 mila voti clientelari, che in realtà sono diventati sempre di meno. Perché sono ormai tanti i siciliani che hanno ‘sgamato’ la vecchia politica dell’Isola – centrodestra e centrosinistra – e non gli vanno più dietro. Però loro non si arrendono. Per ora in Sicilia governa il centrodestra, il PD è in disfacimento e i siciliani cominciano a pensare che Roma è sempre più lontana dalla Sicilia e dal Sud e bisogna pensare a un partito siciliano?
Ci pensa il presidente della Regione, Nello Musumeci, che il quotidiano La Sicilia di Catania post Mario Ciancio definisce “il leader del centrodestra siciliano”, protagonista di “una svolta autonomista” con l’obiettivo di “creare un grande partito siciliano”.
Puntate gli orologi: ormai è solo questione di ore e Nello Musumeci diventerà il nuovo Andrea Finocchiaro Aprile e, visto che è nato a Militello in Val di Catania – che è quasi come Catania – anche, perché no?, il nuovo Antonio Canepa. E vai!
“Mettiamo insieme le forze per creare un grande partito della Sicilia”, sbraita Musumeci ad Enna. Le forze? Quali forze?
Le solite: i vecchi di Alleanza nazionale, che oggi si chiamano Fratelli d’Italia, da scippare alla Lega di Matteo Salvini: operazione della quale si sta occupando l’inossidabile Raffaele Stancanelli.
Segue Forza Italia, magari senza l’ingombrante Gianfranco Miccichè: pronti all’uso sono il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, e il suo fino amico Basilio Catanoso, attualmente senza poltrona.
Poi le ‘truppe’ di Totò Cardinale da Mussomeli che, come il loro ‘capo’, vanno dove va il vento: e siccome per ora soffia il vento del ‘sicilianismo’ che Musumeci vorrebbe cavalcare, beh, prego accomodatevi: ‘sicilianisti’ pure voi.
C’è anche spazio per qualche ‘pezzo’ del PD trapanese e per qualche ex democristiano, sempre trapanese: del resto, il PD siciliano si sta auto-dissolvendo con Davide Faraone che si è autoproclamato ‘Faraone’ del PD: a questo punto chi offre di più…
Infine, per condire il tutto, ecco gli ‘autonomisti senza autonomia’ di Raffaele Lombardo, magari con il loro ‘capo’ che, tra un processo e l’altro, è sempre in pista. Con il suo fido Gaetano Armao, già sistemato nel Governo Musumeci: ammuttamu!
Con questa ‘armata Brancaleone’ in salsa sicula Musumeci adesso vuole dare vita a “un grande partito regionale”, come in Trentino e in Val d’Aosta. Insomma, quelli che hanno fatto la destra del rugby a Catania, poi la destra sociale, poi la lunga stagione con Berlusconi e gli ex democristiani, fino alla ‘vittoria’ alle elezioni regionali del novembre dello scorso anno con un ricorso ‘ammucciato’ e i voti degli eterni ‘impresentabili’, adesso sono pronti per la nuova avventura: il ‘Grande partito regionale’: te ca, mancia!
Il Movimento 5 Stelle è un po’ in crisi e loro pensano che i siciliani debbano tornare a votare per loro, magari con il solito ‘aiutino’ degli “impresentabili” che ancora non sono stati tolti di mezzo dalle inchieste: fino a quando sono piedi piedi possono contribuire alla ‘causa’…
Che fantasia, ragazzi!
Peccato che, nel frattempo, il blocco degli 800 mila si va sfasciando.
Gli operai della Forestale sono sempre meno disposti a farsi prendere in giro.
Le ex Province sono in coma.
La Formazione professionale siciliana si sta ricostituendo con nuove assunzioni, ma gli 8 mila lavoratori licenziati non è detto che si arrendano.
E via continuando…
Foto tratta da avite.org