La Grande distribuzione organizzata (Gdo) ci propone panettoni – supponiamo da 500 grammi – al costo di 2 euro. Possibile? In questo articolo, partendo dagli ingredienti che occorrono per preparare un panettone tradizionale – e con l’aiuto di Giuseppe Li Rosi, di Simenza – proveremo a illustrare i nostri dubbi su un panettone venduto a un prezzo così basso
Arriva il Natale, tempo di panettoni. Così promozioni giganti ci invitano ad acquistare un panettone (che supponiamo da 500 grammi) al costo di 2 euro. Possibile? Con la Grande distribuzione organizzata (Gdo) tutto è possibile. Però, nel caso del panettone ad un costo così basso, non possiamo fare a meno di precisare che siamo nel campo dell’impossibile. Proviamo a illustrare il perché.
Sappiamo come funziona la Grande distribuzione organizzata: ‘strozza’ i fornitori per potere abbassare i prezzi dei prodotti. Ma i fornitori, per potere consegnare alla Gdo un prodotto a costi bassissimi, mantenendo un margine, anche minimo, di guadagno deve, per forza di cose risparmiare sui costi.
Nell’agroalimentare questo diventa un discorso pericoloso. Perché per tutti gli alimenti che portiamo in tavola entra in gioco un principio universale: quando un alimento, fresco o lavorato, costa troppo poco, a pagare il prezzo o è la nostra salute o è l’ambiente: o salute e ambiente insieme.
Torniamo al panettone. Da la rivista La Cucina italiana prendiamo la ricetta di un panettone tradizionale. Per preparare due panettoni tradizionali da 500 grammi occorrono i seguenti ingredienti:
“315 g farina 0, 200 g di burro, 165 g di zucchero, 200 g di canditi misti, 110 g uvetta ammollata in acqua e Marsala, 30 g di miele, 12 g di lievito di birra fresco, 5 tuorli, vaniglia, lievito madre, sale, olio di semi e 1 limone”.
Bene, consideriamo che si tratta di un panettone industriale, che rispetto a un panettone artigianale costa meno.
Ma anche se si tratta di un panettone industriale questi ingredienti servono sempre.
Anche se si tratta di un panettone industriale servono comunque farina, busso, zucchero, canditi misti, uvetta, vino Marsala, miele, lievito di birra fresco, uova, vaniglia, lievito madre, sale, olio di semi e limone.
Si offende qualcuno se diciamo che le industrie troveranno il modo di risparmiare sugli ingredienti? Ne acquistano grandi quantitativi e, quindi, spenderanno meno. Accettiamo pure che siano tutti prodotti di qualità. Ma il costo c’è comunque.
Poi c’è la preparazione: anche se industriale e non tradizionale, il costo c’è: oltre agli ingredienti, manodopera ed energia (non consideriamo altri costi, come gli ammortamenti sulle attrezzature e altro ancora).
Una volta che il panettone è pronto si deve o no confezionare? Insomma: c’è anche il costo di confezionamento.
Una volta pronto deve o no essere spedito? Quindi c’è anche il costo di spedizione.
Dopo di che arriva nel nostro bel Centro commerciale. Come già accennato, al costo di 2 euro.
Bene. In questi 2 euro ci deve essere il margine di guadagno per chi l’ha prodotto (che supponiamo sarà minimo); e il margine di guadagno per chi lo vende ai consumatori, cioè per il Centro commerciale.
Prima domanda: quanto avranno speso per un panettone di mezzo chilo, considerati i margini di guadagno dei produttori e della Grande distribuzione organizzata?
Seconda domanda: cosa arriva sulle nostre tavole se acquistiamo un panettone del genere?
Abbiamo girato la domanda a Giuseppe Li Rosi, agricoltore, produttore di grano, protagonista di Simenza, associazione che opera in agricoltura provando a valorizzare tradizioni siciliane e qualità.
“Un panettone da cinquecento grammi al costo di due euro? Impossibile. Per produrre il panettone ci vuole il grano tenero con una doppia W per poter ottenere la giusta lievitazione. E ci vogliono gli altri ingredienti. Un panettone da 750 grammi circa, semi artigianale non può costare meno di 10-12 euro, un po’ meno se pesa 500 grammi. Un po’ meno ancora se è totalmente industriale. Ma non può costare 2 euro. Assolutamente no”.
“Se viene venduto a due euro ci dobbiamo porre alcune domande: come è stato prodotto? che ingredienti hanno utilizzato? E poi con quale personale è stato lavorato il prodotto? Con gli schiavi? E ancora il costo dell’energia, il costo per il trasporto. No, un panettone non può costare due euro. Ad un prezzo del genere sono a rischio i diritti di chi lo produce e i diritti di chi lo mangia”.
Foto tratta da la Cucina italiana