Parliamo di grano duro, perché nei porti del Sud Italia arriva solo questo grano (nei porti del Centro Nord arriva il grano estero tenero). Se al milione e mezzo di tonnellate di grano duro (soprattutto canadese, ma anche americano, australiano e messicano) arrivato a Bari (del valore di circa 400 milioni di euro) aggiungiamo il grano arrivato negli altri porti pugliesi e in Sicilia perdiamo il conto…
Un milione e mezzo di tonnellate di grano duro – soprattutto canadese – è arrivato nel 2017 nel solo porto di Bari. Il video che vi proponiamo è dello scorso anno, ma è molto attuale perché la situazione del grano duro del Sud Italia – Puglia e Sicilia in testa, che sono le due Regioni italiane che producono più grano duro in Italia – è uguale e forse un po’ più critica di quello dello scorso anno.
Lo scorso anno il prezzo del grano duro del Sud Italia, causa una speculazione al ribasso, si è attestato intorno a 18-20 euro al quintale. Quest’anno il prezzo è 18 euro al quintale. Un prezzo ridicolo, perché è ben al di sotto del costo di un quintale di grano duro coltivato in modo tradizionale, che si attesta intorno a 22-23 euro al quintale.
Ma non è il prezzo del grano duro del Sud Italia l’argomento di questo articolo. Intanto vi invitiamo a seguire il video sul grano duro che arriva nel porto di Bari che trovate allegato in calce.
Dopo di che vi invitiamo a riflettere: se un milione e mezzo di tonnellate di grano duro estero, del valore di 400 milioni di euro – per lo più canadese – sono arrivati nel solo porto di Bari, quanto grano duro è arrivato in Italia considerando tutti i porti della Puglia e della Sicilia?
Se almeno una parte dei soldi che gli industriali della pasta italiani spendono per acquistare il grano duro estero venissero spesi per acquistare il grano duro del Sud Italia cambierebbe o no il volto della cerealicoltura meridionale?
Ma forse gli accordi – magari internazionali – prevedono che il grano duro ‘deve’ essere acquistato in buona parte da certi Paesi esteri.
Di più: mentre in Puglia, grazie a GranoSalus (l’associazione che vede insieme consumatori e produttori di grano duro della Puglia e di altre regioni del Sud), bene o male si sa quante navi cariche di grano duro estero arrivano, in Sicilia non si sa nulla e i controlli annunciati dal Governo regionale di Nello Musumeci sono rimasti, per l’appunto, annunci.
Se andiamo a verificare con quale grano duro viene prodotta la pasta industriale italiana, ebbene, scopriamo che poche aziende lavorano solo prodotto italiano: quasi tutte utilizzano sia il grano duro italiano (in alcuni casi senza specificare da quali Regioni italiane proviene il grano duro che utilizzano: cosa importante, . perché il grano duro del Centro Italia è molto diverso dal grano duro del Sud Italia), sia il grano duro estero (COME POTETE LEGGERE QUI).
Ma la vera notizia sulla quale vi invitiamo a riflettere non è questa: la vera notizia è che in Canada è cresciuta la produzione di grano duro, ma in Italia, chissà perché, solo pochissime industrie della pasta ammettono che utilizzano il grano duro canadese.
In un articolo pubblicato nel maggio dello scorso anno dal quotidiano La Repubblica leggiamo:
“La stima è della società di ricerca Areté ed è stata diffusa in occasione della seconda edizione dei Durum Days, l’evento internazionale che vede riunita tutta la filiera del grano duro e della pasta in programma a Foggia. L’andamento positivo – si spiega in una nota – è dovuto al forte recupero dell’attività nei due grandi Paesi produttori del Nord-America, Canada e Stati Uniti, che insieme al Messico esportano oltre i tre quarti del frumento duro. Nel dettaglio i ricercatori sostengono che in Canada l’aumento produttivo stimato è del 15%, cifra – aggiungono – che raddoppia negli Stati Uniti, in cui si prevede un incremento pari ad un + 38% delle semine. Dall’analisi emerge inoltre che l’Unione europea e il Canada produrranno nel 2018/19 circa il 46% di tutta la produzione mondiale. Emerge infine che nella sola Europa è previsto un calo produttivo del -5,5%, ma nel complesso in tutta l’area del Mediterraneo si prefigura un buon andamento colturale, grazie all’apporto produttivo del nord Africa, in leggera crescita (+1,9%) rispetto allo scorso anno” (QUI L’ARTICOLO DE LA REPUBBLICA PER ESTESO).
Riassumendo: nell’Unione europea si registra un calo di produzione di grano duro; mentre Stati Uniti e Canada aumentano la produzione di questo cereale. Poiché l’Italia non importa grandi quantitativi di grano duro statunitense (si tratta del Desert Durum, coltivato in Arizona e in California, il cui prezzo non scende mai sotto i 40 dollari al quintale), è chiaro che da qualche altra parte il grano duro estero deve arrivare.
Da dove? Nel video si dice a chiare lettere che, in maggioranza, arriva dal Canada, ma anche dagli USA, dall’Australia e dal Messico.
Nel video si spiega che il grano che arriva in Italia dall’estero non paga tasse. Le navi cariche di grano duro percorrono, in media, sette mila chilometri. Il grano duro estero che arriva in Italia tutto l’anno non paga dazio di importazione.
Questo rende il grano duro estero molto concorrenziale: in una parola, ‘ammazza’ il grano duro del Sud Italia che, rispetto a quello estero, è di qualità di gran lunga migliore.
Un altro elemento sul quale vi invitiamo a riflettere è legato alle dichiarazioni degli industriali italiani della pasta, i quali sostengono che il grano duro prodotto in Italia non basta per sostenere la produzione industriale di pasta del nostro Paese.
Hanno ragione. Però non dicono che con il grano duro tradizionale del Sud Italia a 18 euro al quintale gli agricoltori sono portati, se non costretti, ad abbandonare questa coltura. E infatti negli ultimi anni, nel Sud, sono stati abbandonati circa 600 mila ettari di seminativi.
Ovviamente, non ci dicono che la speculazione al ribasso del prezzo del grano duro serve, da un lato, a scoraggiare gli agricoltori del Sud (in certi casi anche a convincerli a vendere i terreni); dall’altro lato a giustificare l’importazione di grani duri esteri (anche se non bisogna fare sapere ai consumatori – italiani ed esteri – che la pasta è fatta anche con grano duro canadese!).
In tutto questo c’è il ruolo, ferocemente antimeridionale, della Lega di Salvini, che nel ‘contratto’ di Governo con il Movimento 5 Stelle ha preteso e ottenuto il Ministero delle Politiche agricole.
Ebbene, dal Ministro leghista delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, non ha fatto nulla in favore dell’agricoltura del Sud e, in particolare, in favore del grano duro meridionale.
Il Ministro leghista Centinaio ha praticamente bloccato la legge sulla CUN, la Commissione Unica nazionale che dovrebbe ridurre la speculazione al ribasso che colpisce il grano duro italiano. Istituita nella passata legislatura per volere dei grillini, la CUN è stata bloccata dall’ex Ministro delle Politiche agricole del PD, Maurizio Martina, e adesso viene dal leghista Centinaio.
Questi sono i fatti, oggettivi, verificabili. Che possono essere appurati anche da quei meridionali che per ingenuità hanno aderito alla lega di Salvini.
QUI IL VIDEO DI PETROLIO SUL GRANO DURO ESTERO CHE ARRIVA NEL PORTO DI BARI
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