La nostra rubrica dedicata alle pillole culturali: gli incipit tratti dai grandi romanzi, gli aforismi di scrittori e filosofi, i siciliani da non dimenticare, gli anniversari di fatti storici noti e meno noti, la Sicilia dei grandi viaggiatori, i proverbi della nostra tradizione e tanto altro ancora. Buona lettura
terza pagina
(a cura di Dario Cangemi)
Incipit
Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.
‘’Ho tanto pregustato queste gioie, ma come sempre, l’immaginarsele è stato la parte migliore, perché il bene arriva sempre troppo tardi, diventa realtà troppo tardi, quando non si è più capaci di goderne’’.
Thomas Mann, “I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia”
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Pensieri sparsi
L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.
‘’Io sono, si perdoni la metafora, un sepolcro ambulante, che porto dentro di me un uomo morto, un cuore già sensibilissimo che più non sente’’.
Giacomo Leopardi
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Eventi e fatti storici
-3 dicembre 1971/ Scoppia la guerra tra India e Pakistan: questo conflitto non nacque dalle tensioni per il Kashmir, ma a causa della crisi economica ed umanitaria innescata dalla guerra di liberazione bengalese nel Pakistan orientale, quando 10 milioni di bengalesi cercarono rifugio nella vicina India. Con l’interesse a smembrare il Pakistan, (suddiviso a occidente dell’India col Pakistan vero proprio, ed a oriente dell’India col territorio bengalese), intervenne nell’incentivare il movimento di liberazione del territorio bengalese, e in breve tempo le ostilità su vasta scala tra i due paesi iniziarono. Dopo due settimane di intensi combattimenti, le forze pachistane in Bengala si arresero, e l’India promosse la creazione dello stato autonomo del Bangladesh, ottenendo così lo scorporo dal Pakistan dei territori orientali.
– Capaci, ucciso l’imprenditore Vincenzo D’Agostino
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Siciliani notevoli da ricordare
il 3 dicembre 1992 moriva a Palermo il magistrato, Domenico Signorino.
A seguito delle accuse rivoltegli da alcuni pentiti, si uccide Domenico Signorino che, con Giuseppe Ayala, aveva sostenuto la pubblica accusa nel maxi-processo a Cosa nostra. Forse il segreto del suicidio di Domenico Signorino sta in 4 fogli, tipo protocollo, scritti con grafia infantile, opera di un anonimo. La lettera arriva un’ora prima del rientro a casa del magistrato, sul suo tavolo, stanza 44, del Palazzo di Giustizia. Si apre con queste parole: “Signor giudice, vi scrivo per spiegarvi tante cose, partendo dagli ultimi episodi che la riguardano”.
Cosa c’è scritto d’altro? Probabilmente anche minacce di morte. In ogni caso sembra che pure il pentito Buscetta abbia parlato di Signorino, forse come “persona avvicinabile” da parte di Cosa nostra. Sale così a 4 il numero dei pentiti che sostengono l’ipotesi di contatti tra Signorino e Cosa nostra: oltre a don Masino, sono Mutolo, Mannoia e Marchese. Rimane, comunque, il fatto che il giudice aveva ricevuto dal Csm l’invito telefonico a presentarsi a Roma giovedì 10 dicembre, al mattino.
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Viaggio e cultura: il rapporto degli scrittori con la Sicilia
‘’È impossibile pensare ai siciliani senza vedere per riflesso l’aria mediterranea che li avvolge, la sagoma dei fichi d’India e delle piante tropicali, senza sentire quasi il profumo della zagare, che d’estate addormentano i sensi in un nirvana senza risvegli. Nel silenzio solatio delle campagne squallide, nella costa rocciosa e scabra, in questo suolo che per lunghe distanze ignora la presenza di persona viva, possiamo scorgere lo scenario più adatto, o piuttosto l’unico scenario plausibile, delle passioni incomposte dell’isolano e della tragedia insita nella sua esistenza’’. (Sebastiano Aglianò)
Aglianò e la sua Sicilia..
Aglianò denuncia spesso nelle sue opere la resistenza al progresso dell’Isola, dove la mentalità arcaica e feudale, le camarille, la schiavitù morale e le sopraffazioni tardano a scomparire. Afferma che la Sicilia accoglie in sé e riassume “le caratteristiche che sono proprie di tutto il Paese, accentuandole e colorendole”.
Affermazione che anticipa l’idea sciasciana della Sicilia come metafora della Nazione e suggerisce la risposta che Pietro Germi darà alla domanda di un giornalista, dopo la prima proiezione al pubblico del suo film “Sedotta e abbandonata (nella foto Stefania Sandrelli, protagonista del film)”:
– “Perché da qualche tempo lei si occupa con particolare attenzione dei problemi sentimentali dei siciliani’?” – “Non credo che siano problemi sentimentali esclusivamente siciliani. Io credo che in Sicilia siano un pochino esasperati quelli che sono i caratteri degli italiani in generale. Io oserei dire che la Sicilia è Italia due volte, insomma, e tutti gli italiani sono siciliani”.
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La scuola poetica siciliana
La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.
‘’..O Dio, chi lo m’intenza
Mora di mala lanza
E senza penitenza!
O ria Ventura e fera,
Trâmi d’esto penare!
Fa tosto che io pera
Se non mi degna amare
Lo mio sire, che m’era
Dolze lo suo parlare!
Ed hami ’namorata
Di sè oltre misura;
Ora lo cor cangiat’ha:
Sacciate, se m’è dura!
Sì come disperata,
Mi metto a la ventura…’’
‘’Oi lassa ‘namorata’’ Odo delle Colonne
XIII secolo
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Proverbi Siciliani
Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.
Si stassi all’asinu a jiri a lu mulinu pani non manciria lu corpu umanu
( se aspetti che qualcuno faccia il lavoro senza sprono stai fresco )