Il problema è complesso e, con molta probabilità, ha poco a che vedere con la dialettica tra maggioranza e opposizione. Anche perché, in questo momento, all’Ars, non è facile capire chi sta in maggioranza e chi fa opposizione. Il PD, ad esempio, fa a tutti gli effetti parte della maggioranza che sostiene il Governo Musumeci, visto che è stato ‘garantito’ su sanità, acqua e rifiuti. Il papocchio del presidente Miccichè sulle variazioni di Bilancio: invece di garantire il lavoro dei deputati garantisce il Governo…
Ieri, a Sala d’Ercole, si è ripetuta la scena del giorno prima (cioè dell’altro ieri): appena in discussione sono andati i debiti fuori Bilancio è stata richiesta la verifica del numero legale. Alla presidenza del Parlamento non è rimasto che effettuare la conta dei deputati presenti in Aula, constatare la mancanza del numero legale a rinviare la seduta.
QUI IL NOSTRO ARTICOLO DI IERI SUI DEBITI FUORI BILANCIO DELLA REGIONE SICILIANA
In questo sofferto passaggio parlamentare non possiamo non sottolineare la scorrettezza istituzionale del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che oltre a tentare di fare il gioco del Governo sui debiti fuori Bilancio, sta provando a forzare la mano sul disegno di legge sulle variazioni di Bilancio, garantendo il Governo e umiliando il ruolo dei parlamentari. Ma andiamo con ordine.
Cominciamo con i debiti fuori Bilancio. A nostro modesto avviso, la mancanza di numero legale non è legata a un’azione dell’opposizione. Anche perché non è agevole capire chi, oggi, in Assemblea regionale siciliana, fa opposizione. Gli 11 deputati del PD, ad esempio, non fanno opposizione, dal momento che questo partito, nelle cose importanti – per esempio nella spartizione delle poltrone nella sanità (leggere direttori generali del ASP e Aziende ospedaliere) – fa a tutti gli effetti parte del Governo.
Sotto questo profilo, le dichiarazioni del capogruppo del PD all’Ars, Giuseppe Lupo, che cerca di accreditare il PD come forza di opposizione sono un po’ tragicomiche…
Il problema dei debiti fuori Bilancio della Regione è che questo strumento è stato pensato e normato dal legislatore nazionale (Decreto n. 118 del 2011) per i Comuni e, peraltro, a certe condizioni, non certo per le Regioni. Invece, sia per i Comuni, sia per la Regione siciliana (delle altre Regioni italiane conosciamo poco su questo versante) i debiti fuori Bilancio sono diventati lo strumento per fare ‘operazioni’.
Nel caso dei debiti fuori Bilancio in discussione all’Ars il tema, a quanto pare, non è molto chiaro. Vero è che c’è stata una prima ‘scrematura’ e che sono stati eliminati i debiti che non sono sostenuti da sentenze.
Ma a quanto pare ci sarebbero altri due problemi.
In primo luogo, nel ‘mazzo’ dei debiti fuori Bilancio in discussione ce ne sarebbe qualcuno non sostenuto da sentenza.
In secondo luogo, in alcuni casi, non si tratterebbe di sentenze definitive, ma esecutive.
Così la situazione si ingarbuglia. Perché se, da un lato, non pagare significherebbe subire eventuali decreti ingiuntivi con tutto quello che ne potrebbe conseguire, dall’altro lato un eventuale ribaltamento delle sentenze in secondo e in terzo grado aprirebbe la via ad eventuali contenziosi.
Lo scenario è complicato e, forse, la ritrosia di alcuni parlamentari ad assumersi la responsabilità dell’approvazione dei debiti fuori bilancio non è del tutto ingiustificata.
Il timore è che, un giorno, gli attuali parlamentari che approveranno questi debiti fuori Bilancio potrebbero avere problemi con la Corte dei Conti.
Insomma, più che motivi politici, dietro questa storia potrebbero esserci altre cause che, in parte, abbiamo cercato di descrivere, ma che in parte potrebbero non essere ancora del tutto chiare.
Poi c’è il già citato problema del disegno di legge sulle variazioni di Bilancio che il Governo ha presentato con notevole ritardo, con molta probabilità per mettere i parlamentari davanti al fatto compiuto: o lo approvate subito così come l’abbiamo scritto noi, o vi assumete la responsabilità di lasciare senza soldi alcune migliaia di precari.
La mossa del Governo Musumeci ha infastidito i parlamentari, i quali non potranno intervenire sul disegno di legge. E la cosa appare piuttosto fastidiosa.
Il Governo ha trovato la sponda nella presidenza dell’Ars e, in particolare, nell’atteggiamento tutt’altro che al di sopra delle parti del presidente, Gianfranco Miccichè, che invece di difendere le prerogative dei parlamentari – ai quali il Governo ha tolto la possibilità di intervenire nel disegno di legge sulle variazioni di Bilancio nelle commissioni legislative di merito – difende la furbata del Governo.
L’aspetto quasi incredibile è che lo stesso Miccichè lo ammette:
“Il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè – si legge in un comunicato – al termine della lunga seduta d’Aula, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha ricordato che il Governo ha inviato la legge di variazione di bilancio tardivamente a causa dell’intoppo con la Corte dei Conti”.
Questo non è vero perché è stato il Governo a cercare e a perdere lo scontro con la Corte dei Conti, che gli ha imposto la manovra da quasi 2 miliardi già prevista la scorsa primavera in occasione della ‘parifica’ del Rendiconto 2017. Il Governo avrebbe avuto tutto il tempo di mettere a punto il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio: ovvero lo spostamento di fondi da un capitolo all’altro che non è prerogativa del Governo, ma del Parlamento siciliano.
Con questa furbata dell’ultimo minuto – lo ribadiamo – il Governo Musumeci sta solo cercando, scorrettamente, di costringere l’Aula a votare un testo che i parlamentari non hanno avuto il tempo di approfondire. Le variazioni di Bilancio le propone il Governo, ma sono le commissioni legislative di merito e, in ultimo, la commissione Bilancio e Finanze, che ne decidono la composizione prima del voto d’Aula.
Miccichè dice che “la legge prevede che le variazioni’ debbano essere approvate entro il 30 novembre, ma essendo i tempi troppo stretti ho chiesto alle opposizioni di essere collaborative, cercando di comprimere il dibattito nelle commissioni”.
Miccichè sbaglia di nuovo: avrebbe dovuto chiedere al Governo, magari qualche mese addietro, di preparare le variazioni di Bilancio e di inviarle alle commissioni legislative di merito: cosa che non ha fatto perché – lo ribadiamo – tutela il Governo e non il Parlamento.
“Ho stigmatizzato l’atteggiamento del Governo – aggiunto il presidente dell’Ars – ma non ho deciso alcunché, se non dopo aver sottoposto il problema alla conferenza dei capigruppo, cercando di trovare una soluzione condivisa da tutti. Sia il PD che i 5 Stelle in conferenza dei capigruppo hanno votato contro la mia proposta ma senza clamore, cosa che invece hanno fatto in aula”.
“In ogni caso – prosegue Miccichè – il mio atteggiamento è stato lineare. Se si fosse trattato di un disegno di legge qualsiasi non avrei certamente forzato i tempi regolamentari. Trattandosi, però, delle variazioni di Bilancio, cioè norme che permettono di stanziare le risorse necessarie per gli stipendi di 4 mila persone – che non possono essere lasciate senza soldi sotto Natale – sono sicuro di avere adottato, in conferenza di capigruppo, la migliore soluzione, nonostante l’opposizione abbia votato contro. Tra l’altro – conclude – nel testo del Governo c’erano due norme che ho stralciato perché prevedevano nuove spese”.
Il ‘ricatto’ politico e parlamentare è servito…
A questo punto il presidente Miccichè si auto-assolve:
“Continuo a ritenere il mio comportamento corretto, equilibrato e lineare, affinché l’Assemblea possa andare avanti e consentire ai Pip, ai dipendenti della Resais e a quelli delle riserve naturali di ricevere gli stipendi”.
Noi, invece, continuiamo a ritenere l’atteggiamento del presidente Miccichè sbagliato, perché sta solo cercando di mettere il Parlamento siciliano al servizio del Governo: e questo è inaccettabile.
Foto tratta da siciliaunonews
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