Sono stati ‘beccati’ dopo due anni di indagini. La domanda è: come hanno fatto i ‘capi’ dell’assessorato alla Salute-Sanità a non accorgersi dell’assenza di questo personale? La vicenda fa il paio con una sanità siciliana che è diventata il ‘bancomat’ dei vari Governi regionali che utilizzano, a man bassa, i fondi degli ospedali pubblici per pagare spese che non la sanità non c’entrano proprio niente…
Alla fine, se ci riflettiamo un po’, i 42 dipendenti “fantasma” dell’assessorato regionale alla Salute-Sanità, che ha sede a Palermo, sono la metafora e, insieme, l’immagine della sanità siciliana di oggi: un settore dove si trovano un po’ tutti gli elementi della crisi della Sicilia: furbizia dedita al peggio, disorganizzazione (come fanno i dirigenti di questo assessorato a non accorgersi delle assenze di poco meno di un quarto dei 200 dipendenti?), caos (si pensi ai Pronto Soccorso), assenza (i presidi di Medicina del territorio che, in buona parte, esistono solo sulla carta) e i fondi scippati a questo settore per pagare spese che con la sanità non c’entrano nulla.
Timbrare ma non esserci: e questo non è il dilemma, ma era regola per 42 dipendenti. Una vicenda, nata, a quanto pare, per la segnalazione di una moglie gelosa…
Da qui i controlli e le indagini. E poi il blitz scattato per cogliere in castagna i dipendenti “in fuga”. C’è chi firmava al posto del coniuge ad inizio lavoro e chi a fine giornata. Ma anche l’uso dei computer per segnalare le presenza senza badge.
Sono stati ‘sgamati’ e undici di loro sono agli arresti.
La vicenda, come dire?, ‘corona’ la gestione di un sanità siciliana che sembra avere più ‘buchi’ del Bilancio regionale.
Basti pensare a una vicenda tenuta ‘bassa’ per non creare eccessiva curiosità, se non rabbia: i 115 milioni di euro di ‘risparmi’ con i quali, si stanno pagando ai Comuni le rate dei mutui: dovrebbero essere gli investimenti, ammesso che tali fondi vengano utilizzati dal Comuni siciliani per le spese in contro capitale: con gli attuali chiari di luna – e soprattutto con i debiti fuori Bilancio da pagare a fine non c’è proprio da girarci…
Anche in questo caso, la domanda: dove sono stati ‘risparmiati’ i 115 milioni di euro della sanità pubblica siciliana finiti ai Comuni?
Non c’è da stupirsi: due anni fa la Corte dei Conti, nel corso di un’audizione a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, stigmatizzava il ricorso, da parte dei Governi regionali, a fondi stanziati per la sanità pubblica utilizzati invece per pagare le rate dei mutui, i precari e i dipendenti di una società regionale (COME POTETE LEGGERE QUI).
Quest’anno hanno ‘novellato’ l’usanza e ci stanno pagando le rate dei mutui ai Comuni.
Dopo di che non si trovano i soldi per assumere nuovi medici, nuovi infermieri, per potenziare i Pronto Soccorso (a parte Catania, la città del presidente della Regione, Musumeci, e dell’assessore alla Salute-sanità, Ruggero Razza, ‘insignita’ di un nuovo Pronto Soccorso già nel caos per eccesso di malati).
Chissà dove finiscono i soldi degli ospedali siciliani…
E’ che dire dei direttori generali delle Aziende Sanitarie Provinciali e delle Aziende ospedaliere – i cosiddetti manager della sanità – appena nominati? Il Governo di Nello Musumeci si è preso quasi un anno di tempo per riflettere. Per poi confermare in parte le vecchie facce già presenti nel Governo passato di Rosario Crocetta-PD e in quello trapassato di Raffaele Lombardo. Continuità con il passato e consociativismo a ventiquattro carati (COME POTETE LEGGERE QUI).
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