La vecchia politica ha teso una trappola mediatica al Movimento 5 Stelle. Il candidato sindaco grillino di Corleone, il toscano Maurizio Pascucci, che si rifiuta di criminalizzare a prescindere i parenti di un mafioso diventa il ‘cattivo’. Luigi Di Maio deve scegliere: se va a Corleone il candidato grillino lo avrebbero accusato di voler dialogare con chi dialoga con i parenti dei mafiosi; non non è andato e lo stanno accusando di aver abbandonato i cittadini di Corleone. Intanto non si parla della mafia di Misterbianco…
A Misterbianco, Comune di quasi 50 mila abitanti alle porte di Catania, hanno arrestato il vice sindaco che di nome fa Carmelo e di cognome Santapaola. Eppure, in queste ore, giornali, tv, la commissione nazionale Antimafia e la commissione Antimafia del Parlamento siciliano parlano del candidato sindaco di Corleone dei grillini, Maurizio Pascucci, che si è fatto ritrarre in un bar del paese insieme con Salvatore Provenzano, marito della nipote del defunto capomafia Bernardo Provenzano.
Lo scandalo non è scoppiato a Misterbianco, dove la mafia c’è per davvero, ma a Corleone, dove un candidato sindaco grillino è oggetto di una speculazione meditico-politica.
La storia è semplice: il candidato sindaco grillino, che ha alle spalle una storia di gran persona per bene, ha deciso di parlare con i parenti dei mafiosi che con la mafia non c’entrano nulla. Così, come già scritto, ha postato su Facebook la foto subito ‘incriminata’ con il seguente commento:
“Un buon caffè con Salvatore. Delusione per i maldicenti…”.
Non l’avesse mai fatto! Un candidato sindaco di Corleone che si fa ritrarre in una foto con il marito della nipote di un boss defunto. Un candidato sindaco di Corleone, che peraltro non è nemmeno di Corleone, ma nativo di Poggibonsi, in provincia di Siena, in Toscana., che fa una cosa del genere: non condannare all’eterna gogna i parenti dei mafiosi: che ‘scandalo’!
Cresciuto a Cecina, in provincia di Livorno, Pascucci, ha un passato nel vecchio PCI e ha anche frequentato la celebre scuola di partito delle Frattocchie, dove si è specializzato in organizzazione politica e comunicazione.
A Cecina è stato per anni assessore comunale alla vivibilità urbana. E’ arrivato in Sicilia quattro anni fa, dopo una lunga esperienza prima all’ARCI, e poi all’Associazione antimafia ‘Libera’ della Toscana, della quale è stato portavoce dal 2000 al 2005.
Anche in Sicilia, e precisamente a Corleone, ha iniziato a lavorare in una cooperativa legata proprio a ‘Libera’ che opera conducendo un’azienda agricola di circa 240 ettari confiscata alla mafia, con terreni dislocati tra Corleone e Monreale.
Con tutto il rispetto per chi in queste ore si è scagliato contro Pascucci, a cominciare, come vedremo, da un forse un po’ troppo precipitoso Luigi Di Maio, il profilo del personaggio non sembra proprio quello di un uomo che vuole dialogare con i parenti dei mafiosi per fare chissà che cosa…
Lo ‘scoop’ è arrivato dal quotidiano La Repubblica (COME POTETE LEGGERE E ASCOLTARE QUI)
Dopo di che Luigi Di Maio, vice premier, in queste ore in Sicilia (vedi che strana coincidenza…) si è subito dissociato: avrebbe dovuto chiudere la campagna elettorale del candidato sindaco grillino di Corleone immortalato nella foto malandrina. Ma non si è recato a Corleone:
“Lo Stato deve stare attento a non avvicinarsi mai, neppure con la propria immagine, a quella gente”, ha detto Di Maio.
Alle polemiche hanno replicato lo stesso candidato sindaco, Pascucci, e il parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Chiazzese (QUI IL VIDEO).
La sensazione è che i grillini siano caduti come ‘polli’ in un tranello mediatico che ha un doppio scopo: dividere il Movimento 5 Stelle e fare perdere le elezioni comunali al candidato grillino.
Obiettivamente, la scelta, per Di Maio, non è stata facile: se fosse andato a Corleone l’avrebbero accusato di “appoggiare un candidato sindaco che vuole dialogare con i parenti dei mafiosi”; non c’è andato, creando profonde divisioni nella sua parte politica, oggetto di continue strumentalizzazioni politiche da parte della vecchia politica.
E infatti la strumentalizzazione politica è in corso.
Ecco la dichiarazione del presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, Claudio Fava:
“Certamente non è un reato farsi una foto con un parente di uno dei più spietati boss mafiosi che la storia ricordi, ma pubblicare quella foto sui social è una scelta inopportuna, soprattutto per chi si candida come sindaco di un paese che ha subito lo scioglimento per infiltrazioni mafiose”.
Fine della girandola di dichiarazioni? No. Ecco Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia del Parlamento nazionale, senatore del Movimento 5 Stelle:
“In qualità di presidente della commissione Antimafia non posso che sostenere pienamente la decisione di Luigi Di Maio. Le sue parole dimostrano come il Movimento abbia come priorità la lotta alle mafie ed il supporto alle vittime innocenti delle stesse vittime, che purtroppo sono tantissime. Non possiamo accettare nessun cedimento od ambiguità, e stasera è stata data grande prova, se ce ne fosse ancora bisogno, di maturità politica. Ripeto con Luigi Di Maio che non vogliamo in alcun modo i voti dei mafiosi”.
Arriva anche l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia, Ignazio Corrao:
“I parenti con cui deve confrontarsi lo Stato sono quelli delle vittime, non quelli dei mafiosi. Nella giornata in cui è stato incardinato in commissione Giustizia del Senato il decreto cosiddetto ‘spazzacorrotti’ e dopo la sua approvazione alla Camera dei Deputati, il cammino concreto di legalità del Movimento 5 Stelle non può essere minimamente inficiato da prese di posizioni personali e ambigue. Bene ha fatto il vice premier Luigi Di Maio a non accostare l’immagine e il progetto M5S a chi dice cose del genere”.
Su Facebook, Antonino Randazzo, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Consiglio comunale di Palermo, rispolvera il Torquemada dei giorni migliori:
“Ho chiesto ai probiviri di avviare il procedimento disciplinare per Maurizio Pascucci, indicando che secondo me, vista la gravità, merita il massimo della sanzione cioè l’espulsione dal MoVimento 5 Stelle. Sulla mafia non è concesso neppure peccare d’ingenuità da parte di chi si candida a ricoprire cariche pubbliche. Ci aspettavamo scuse, non arroganza. Questo non è un comportamento da MoVimento 5 Stelle e come tale deve essere sanzionato immediatamente. Qualora qualcuno della lista fosse eletto, gli verrà subito ritirato il simbolo”.
Ma sulla rete – noi lo leggiamo proprio sulla pagina del novello Torquemada, pardon, di Antonino Randazzo – non tutti cavalcano la neo Santa Inquisizione grillina.
Comincia Renato Marchiafava:
“A Bagheria niente scuse e tutti zitti”.
Il riferimento è ai pasticci di patrizio Cinque, il sindaco grillino di bagheria che ne ha combinate di tutti i colori. L’ultima, nell’ordine, l’acquisizione dell’ecomostro.
Come si può dare torto a Marchiavafa?
Replica Antonio Scaturro:
“Lei sta dicendo che il sindaco di Bagheria quindi voleva fare accordi con la …? Mi faccia capire”.
Risposta di Marchiafava:
“Ma che ha capito???? Guardi che con me non attacca questa comunicazione, conosco a fondo modalità e pratica di queste insinuazioni. Mi riferisco al gruppo non al Sindaco perché lo state scrivendo voi, al Gruppo M5S di Bagheria di cui alle vicende sui media e sui giornali legate all’acquisizione dell’ecomostro di Aspra. Parlo del silenzio del Movimento sulla faccenda con interrogazioni parlamentari in Ars ed alla Camera depositate da parte degli avversari, trasmissioni giornali e tutti in silenzio. Evidentemente fa meno rumore di una foto dove ci sia la parola ‘mafia’ e ‘Coeleone’ peccato però che politicamente ed eticamente faccia schifo ugualmente ciò che è accaduto. Spero di aver risposto alla sua domanda. Cordialità”.
Commenta Mau Sci:
“La mafia è una montagna di merda!”.
Replica di Marchiafava:
“Anche chi si gira dall’altra parte”.
Alberto Giordano difende Di Maio:
“Figurati domani la stampa dei palazzi con il palco di Corleone con Di Maio e Pascucci che stringe idealmente la mano a cosa nostra… Bravo Luigi a declinare l’invito”.
Ancora Renato Marchiavafa:
“State discutendo di una scelta legata alla comunicazione non di Politica, la Politica non scappa ma affronta i problemi a muso duro e proprio qui in Sicilia. Eventuali accuse vanno provate, eventuali contiguità dimostrate, qui si sta offendendo una Comunità che credeva nel Movimento, non posso concordare su questa scelta. Occorre esserci stop”.
Marina Modica non va molto per il sottile:
“Antonio Randazzo, ma fammi il piacere va… ridicoli. E ancora più ridicolo Luigi Di Maio”.
Ma chi batte tutti è il segretario della Camera del Lavoro di Corleone, Cosimo Lo Sciuto, che definisce “”Inopportuno il post di Pascucci”. Mentre “Di Maio – aggiunge – da esponente dello Stato, ha sbagliato a non incontrare i cittadini corleonesi, stanchi di essere etichettati come mafiosi. Così non ha incitato i candidati a prendere le distanze dalla mafia”.
Insomma, Di Maio nel ‘sacco’ ci deve entrare sempre!
“Mi vergogno per Di Maio e per chi lo mal consiglia. Essere parente di un mafioso non basta come peso nella vita, prendere le distanze pubbliche non basta come redenzione, se sei incensurato e lavoratore. Devi rimanere solo e negletto perché tutti gli altri possano puntarti il dito contro e così facendo rivendicare la loro integrità e sentirsi puri e giusti. E ne abbiamo conosciuti tanti di paladini dell’antimafia fino a prova contraria”.
Durissimo l’attacco a Di Maio:
“Chi nasce in una terra disperata – prosegue Callea – deve rimanere disperato, questo il messaggio che lancia Di Maio, perché non c’è speranza per chi nasce a Corleone ed ha la sfortuna di nascere parente di un farabutto. Per non sbagliarci consideriamo farabutto pure lui, e poco importa se incensurato e lavora 18 ore al giorno anche se semiparalico. Nella morale pidocchiosa di questo modo di fare politica non ci sarebbe stata speranza di redenzione neanche per Peppino Impastato”.
“Da siciliano onesto sono mortificato ed offeso! E tutti i siciliani onesti dovrebbero come sto facendo io esprimere solidarietà a Maurizio Pascucci, candidato Sindaco M5S Corleone, ed a Salvatore Provenzano reo, come tutti noi, di essere nato in Sicilia. Sono un po’ stanco – conclude Giovanni Callea – di questo giustizialismo da due soldi fatto di selfie e social, che non rispetta i fatti e le persone per un fottuto like in più”.
E mentre nel mondo grillino si discute, gli esponenti della vecchia politica siciliana se la ridono. Nel Movimento 5 Stelle si sono divisi, hanno appannato la visita di Di Maio in Sicilia (che davanti a un tranello mediatico ha preferito salvaguardare se stesso e non il lavoro fatto di chi, nel nome dei grillini, ha lavorato in una realtà difficile come Corleone), hanno indebolito la candidatura di Maurizio Pascucci a Corleone e, soprattutto, hanno fatto in modo che non si parli della vera notizia di questi giorni: la mafia a Misterbianco, Comune amministrato dalla sinistra.
A Misterbianco il vicesindaco, Carmelo Santapaola, grande elettore del PD di Catania, è stato arrestato.
Carmelo Santapaola è pure lui un parente di un noto mafioso:
“Secondo quanto risulta a LiveSicilia, sulla base delle indagini dei carabinieri che già 7 anni fa avevano ricostruito l’intero albero genealogico, è imparentato col boss Nitto Santapaola ed è anche cugino di primo grado di Carmelo, Vincenzo e Giuseppe Gabriele Placenti, ritenuti ‘capi e promotori – scrive la Procura di Catania – dell’associazione a delinquere, costituente articolazione operativa della famiglia mafiosa Santapaola, dedita all’infiltrazione nel mercato dei giochi e scommesse a distanza ed alla gestione delle rete commerciale dell’organizzazione, finalizzata alla diffusione di giochi e scommesse a distanza illeciti”.
Chissà se i tanti esponenti e dirigenti della sinistra siciliana – compresi gli esponenti della CGIL – sono ‘preoccupati’ per quello che sta succedendo a Misterbianco…