L’incontro di ieri tra il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, a noi è sembrato tanto un mezzo equivoco, una quasi commedia degli inganni. Per esempio, non hanno parlato delle ex Province siciliane, facendo finta di non sapere che il problema della viabilità provinciale è tutto lì… Molto meglio il paradosso del professore Silvano Riggio sulla Valle dei Templi di Agrigento…
Dice il Ministro delle Infrastrutture, il grillino lombardo Danilo Toninelli, che la viabilità provinciale, in Sicilia, è in condizioni “post-belliche”. Lo dice, però, senza interrogarsi sulle ragioni di ciò. Da quanto leggiamo qua e là, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che ieri si è incontrato con il Ministro, si è guardato bene dallo spiegare perché le strade provinciali della nostra Isola cadono a pezzi.
Fateci caso: né il Ministro Toninelli, né il presidente Musumeci hanno parlato delle ex Province della Sicilia. Eppure le strade provinciali abbandonate della nostra Isola sono diventate tali perché le ex Province, responsabili della manutenzione, sono state lasciate senza soldi.
Le Province – a parte le entrate RC auto – sono a finanza derivata. Significa che dipendono dai fondi che arrivano dallo Stato e dalla Regione siciliana. Lo Stato non solo non eroga più fondi alle Province, ma ha addirittura scippato alle ex Province siciliana le entrate RC auto (circa 220 milioni di euro all’anno).
La Regione, da parte sua, a causa dei tagli subiti dallo Stato (i noti ‘Patti scellerati’ firmati dall’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta con l’allora capo del Governo, Matteo Renzi), ha ridotto i trasferimenti a Comuni ed ex Province, da quasi un miliardo all’anno a 340 milioni di euro all’anno (il riferimento è al Fondo regionale per le Autonomie locali).
Di fatto, le ex Province siciliane sono senza soldi. E senza soldi non possono effettuare le manutenzioni nelle strade provinciali che cadono a pezzi. Arriva il Ministro Toninelli e ci dice che le strade provinciali della Sicilia sono in “condizioni posto belliche”.
Ha detto bene. Ma ha dimenticato di aggiungere che la ‘guerra’ alle finanze pubbliche siciliane la conduce, dal 2012, lo Stato italiano, che dal Governo Monti in poi non ha fatto altro che svuotare le ‘casse’ di Regione siciliana, ex Province e Comuni.
Di questo, ieri, avrebbero dovuto parlare il Ministro Toninelli e il presidente Musumeci. Invece hanno ignorato il vero problema della Sicilia, la questione finanziaria.
Ne avrebbe dovuto parlare il presidente Musumeci, se è vero che, in queste ore, la Regione si trova in grandissima difficoltà con la Corte dei Conti per la Sicilia proprio per mancanza di soldi (COME POTETE LEGGERE QUI).
Ma ne avrebbe dovuto parlare, soprattutto, il Ministro Toninelli, spiegando ai siciliani che in questo momento, a Bruxelles, il Governo italiano è sotto scacco da parte di una Commissione Europea che si rifiuta di riconoscere all’attuale Governo italiana quella possibilità di aumentare il debito che è già stata concessa ai precedenti Governi italiani.
I numeri, per definizione, sono testardi. La politica può fare tutto, ma non può cambiare i numeri. E i numeri ci dicono che, nel dicembre del 2011, il debito pubblico italiano ammontava a poco più di mille e 800 miliardi di euro.
Quando, la scorsa primavera, si è insediato il Governo di grillini e leghisti, il debito pubblico italiano ammontava a 2 mila e 340 miliardi di euro.
Di fatto – questo raccontano i numeri, che non possono essere smentiti, perché sono ufficiali – il Governo Monti, il Governo Letta, il Governo Renzi e il Governo Gentiloni hanno aumentato il deficit italiano di circa 500 milioni di euro.
Ora, secondo la Commissione Europea – che soprattutto al Governo Renzi ha concesso un ampio indebitamento chiamandolo “flessibilità” solo per creare confusione tra i cittadini – l’attuale Governo italiano non deve indebitarsi.
Ma siccome il sistema folle creato con l’euro è quello che è (e non è questa la sede per approfondire tale tema), se l’Italia non si indebita tutta l’Italia a in sofferenza. E i primi ad andare in sofferenza sono gli enti locali: le Province sono ormai, in molti casi, fallite, mentre i Comuni italiani, oggi, vanno avanti tartassando di imposte e tasse locali i cittadini.
Dal Ministro Toninelli, ieri, ci aspettavamo una spiegazione sul perché le ex Province siciliane stanno fallendo, determinando lo scenario drammatico nelle strade provinciali.
Il Ministro non ha nemmeno sfiorato l’argomento. Mentre il presidente Musumeci, da parte sua, dimenticando le Province siciliane (e dimenticando, soprattutto, di essere stato presidente della Provincia di Catania), plaude al demenziale commissariamento della Sicilia in materia di viabilità provinciale!
Musumeci – così leggiamo su La Sicilia on line – chiede anche tempi certi per le eterne opere ferroviarie della Sicilia. Mentre i lavori sulla strada Palermo-Agrigento e sulla strada Agrigento Caltanissetta proseguono con celerità?
Segnaliamo, infine, un paradosso regalatoci dal professore Silvano Riggio, forse innamorato del filosofo Zenone. Qualche giorno fa, in un articolo, ci siamo chiesti come fa, Agrigento, ad avere battuto il record di presenze turistiche senza la presenza di un aeroporto, senza un porto in grado di far attraccare le navi da crociera e, soprattutto, con linee ferroviarie scadenti e una viabilità stradale da delirio (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
Il professore Silvano Riggio, docente di Ecologia presso l’università di Palermo, ci ha richiamati alla ragione: una ragione a metà strada tra Zenone e Pirandello, ma non per questo meno efficace e, soprattutto, meno saggia.
Su Facebook, rivolgendosi all’autore dell’articolo (cioè a chi scrive), il professore Riggio ha scritto:
“Ma te l’immagini cosa sarebbe la Valle dei Templi di Agrigento se ci fossero i turisti di Palma di Majorca? Meno male che è difficile arrivarci. Per questo si è salvata. E poi, te l’immagini l’aeroporto a due passi dai Templi? Rispondi per favore a mente serena e in stato di sobrietà”.
Che vi dobbiamo dire? Magari ha ragione il professore Riggio. Magari è la viabilità scadente che ha salvato siti e monumenti della Sicilia. Tesi da non prendere sottogamba, perché a Venezia, ad esempio, hanno il problema di gestire il grande flusso turistico.
L’isolamento ci salverà?
Foto tratta da agrigento.gds.it