Ma il gruppo Barilla lo sa che il mercato storico della ‘Vucciria’ di Palermo non esiste più?/ MATTINALE 198

20 novembre 2018

Una pubblicità lanciata dal gruppo Barilla, di certo senza volerlo, ha messo il dito nella piaga. Nel promuovere una salsa di pomodoro Datterino ricorda i colori della Vucciria, il mercato storico che a Palermo non c’è più. E se un tempo alla Vucciria si acquistavano i prodotti siciliani, oggi, a qualche centinaio di metri si possono acquistare i prodotti tedeschi… Le critiche di Pietro Milazzo all’assalto al Centro storico di Palermo

“Dolce come i colori della Vucciria”, recita una pubblicità lanciata dal gruppo Barilla per promuovere una “nuova salsa di datterini, 100% italiana”. Peccato che i “colori della Vucciria”, immortalati forse nel quadro più celebre del pittore siciliano Renato Guttuso, non ci sono più, perché è scomparso – inghiottito dall’abbandono – il mercato storico della Vucciria.

La Vucciria è morta lentamente, ‘uccisa’ dalla politica di Palermo, che attorno al mercato storico ha fatto il vuoto. E’ stato un delitto perfetto, preparato con cura. Senza colpevoli, senza inchieste, senza processo.

E’ bastato, come già ricordato, fare il vuoto attorno alla Vucciria. Un mercato storico esiste se è frequentato dalle persone. E’ stato sufficiente allontanare le persone con i divieti di parcheggio, con gli autobus che non passano mai. Volete andare a fare la spesa alla Vucciria? Disagi vostri! Fatti vostri! E, come si dice a Palermo, “muriu ‘u cani”

Sì, la Vucciria è morta. Si anima un po’ la sera con i ragazzi che vanno a farsi una birra. E, se capita, ‘altro’. Il resto è il vuoto. Altro che “dolce come i colori della Vucciria”!

I colori della Vucciria, oggi, sono un ricordo. Così come sono un ricordo gli agrumi della Conca d’oro.

E se la Conca d’oro è stata sostituita dal cemento, anche la Vucciria e il ‘pezzo’ di Centro storico che gli sta accanto faranno la stessa fine.

Quello che sta succedendo nel Centro storico di Palermo lo ha descritto ieri, con un post su Facebook magistrale, Pietro Milazzo, figura storica della sinistra di Palermo, oggi esponente di Potere al Popolo:

“Da alcuni giorni il quotidiano La Repubblica, nelle sue pagine di Palermo, dedica l’apertura e varie pagine ad illustrare e sponsorizzare/sostenere una grande operazione immobiliare che coinvolge il centro della città… Già ieri titolava: ‘La scommessa centro storico, big stranieri pronti ad investire’. In sostanza, come chiarisce il giornale, Fondi ed immobiliari sono in fila per comprare palazzi e monumenti, per trasformarli in alberghi di lusso, cliniche private, sale convegni, ecc ecc, con il pieno sostegno dell’amministrazione che vuole costituire una Task force per agevolare questi progetti… che rappresentano la più grande operazione di vendita o svendita e privatizzazione di beni pubblici degli ultimi quarant’anni”.

“Oggi La Repubblica Palermo – scrive sempre Milazzo – proseguendo in questa sua campagna ‘simpatia’ e sostegno evidente a questo ‘affaire’, cerca di coinvolgere artigiani, negozianti, associazioni, che definisce la generazione Millennials che avrebbe trainato lo sviluppo, lasciando intendere che si potrebbe delineare, in qualche modo, una sorta di alleanza virtuosa per lo ‘sviluppo’, con gli immobiliaristi. Infatti il giornale sottotitola: ‘Non solo immobiliaristi …a trainare il rilancio gli under 40’. Io sono nettamente contrario a queste operazioni, che di sviluppo NON hanno niente e che servono solo all’arricchimento del solito blocco sociale, portando a compimento la trasformazione del centro storico che perderà la già ridotta e residua composizione sociale. Cosa fa e cosa dice, di questo e su questo, la sinistra di maggioranza, Sinistra Comune e gli altri soggetti che la costituiscono? Cosa fanno e cosa dicono i soggetti sociali tirati in ballo per una operazione evidente di legittimazione di queste manovre che favoriscono grandi Interessi privati?”.

Analisi amara. Ma efficace. Cemento, affari, soldi. Una triade che Palermo e i palermitani conoscono benissimo.

“Palermo è bella, facciamola più bella”. Del resto, la realizzazione di via Roma nasce con la distruzione di una parte del Centro storico di Palermo.

La scomparsa della Vucciria e dei negozi artigianali che stanno attorno a questa zona, che presto verranno sostituiti da palazzoni, da centri commerciali internazionali, da cliniche private, da sale convegni sono il completamento della ‘privatizzazione’ del Centro storico di Palermo, che verrà presto trasformato in un’isola commerciale.

Chi ha un po’ di spirito d’osservazione avrà notato che, mentre moriva il mercato storico della Vucciria, mentre nel nome della pedonalizzazione si condannavano alla chiusura tanti piccoli negozi artigianali di via Roma e dintorni, proprio in via Roma, a qualche centinaio di metri dalla ‘Ei fu’ Vucciria, apriva il centro commerciale dei tedeschi della Lidl…

Nulla contro i tedeschi, per carità. Tra l’altro, mentre la Lidl – che a Palermo conta già sette o otto centri commerciali – ‘conquistava’ via Roma, piazzandosi, come già ricordato, a qualche centinaio di metri dal defunto mercato storico della Vucciria, a livello nazionale brillava alta la stessa del PD renziano.

E renziana è l’amministrazione comunale di Palermo di Leoluca Orlando, che se non ha più il rosso della Vucciria, beh, può sempre contare sul ‘rosso’ di Rifondazione comunista di Palermo che, insieme con gli ex di SEL, hanno dato vita a Sinistra Comune, lo ‘sgabello sinistro’ dell’attuale amministrazione comunale del capoluogo siciliano. Un ‘rosso’ c’è sempre…

Due parole, infine, sul Datterino. Il Datterino e il Ciliegino sembra siano stati selezionati in Israele e poi portati in Sicilia, nella zona di Pachino e Porto Palo di Pachino, in provincia di Siracusa. Dove, però, questa coltura è in profonda crisi.

Non a caso, nella pubblicità lanciata dalla Barilla, c’è scritto “la nuova salsa di Datterini, 100% italiana”.

Italiana e non siciliana. Non è la stessa cosa. Anzi. Perché la grande politica agricola dell’Unione Europea dell’euro, oltre ad aver messo in crisi il grano duro, gli agrumi e, in generale, l’ortofrutta, sta distruggendo anche la coltura del pomodoro nel Sud Italia.

Foto tratta da palermotoday.it

 

 

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