Di mezzo c’è un investimento di 300 milioni di euro. Che fine hanno fatto questi soldi? Vero è che, in Sicilia, nel nome degli appalti ferroviari, succede di tutto e di più. E vero è che, a Cefalù, gli abitanti non ‘inghiottono’ tutto come i palermitani, ma hanno chiesto conto e regione di tale opera. Della quale, però, non si sa molto
Che fine ha fatto il raddoppio delle linea ferroviaria Cefalù-Castelbuono? Se non ricordiamo male, sarebbero circa 300 milioni di euro di investimento. Lo ricordiamo perché gli abitanti di Cefalù non sono come i palermitani che, pur tra qualche protesta, hanno ormai capito che gli appalti ferroviari che hanno stravolto la città non servono per realizzare le opere (Passante ferroviario e Anello ferroviario, che infatti, nonostante la barca di milioni spesa vanno avanti a rilento), me per chi le deve realizzare.
A Cefalù lo scenario è un po’ diverso: qui i cittadini vogliono contare. Si organizzano, protestano, propongono.
Di mezzo, però, ci sono questi 300 milioni di euro: che fine hanno fatto questi soldi?
Facciamo qualche passo indietro. Nell’ottobre del 2017 Toto Costruzioni scriveva:
“Entrano nel vivo i lavori per il raddoppio della ferrovia Palermo-Messina, nel tratto compreso fra Cefalù e Castelbuono: l’intervento, cui Toto Costruzioni partecipa per il 74,11%, contribuirà a far rinascere la splendida cittadina di Cefalù, che grazie a un più efficiente collegamento con il capoluogo e l’aeroporto “Falcone-Borsellino”, renderà più accessibili ai turisti le proprie bellezze artistiche e naturali”.
“Un progetto particolarmente articolato, quello in corso in Sicilia – leggiamo sempre nella pagina di Toto Costruzioni – che impiega le tecnologie più all’avanguardia per ridisegnare il volto della tratta ferroviaria che mette in comunicazione alcune fra le località più belle della costa settentrionale dell’isola. Nel complesso, si interviene su un tratto di circa 12,3 km, sul quale verrà realizzata una variante in doppio binario, con lo scavo di 3 gallerie (Cefalù, Sant’Ambrogio e Malpertugio)”.
“Per la realizzazione della galleria Cefalù verrà utilizzata un’unica TBM dual mode (ovvero con la possibilità di scavare sia in modalità aperta sia in modalità EPB), mentre per lo scavo della galleria S. Ambrogio sarà impiegata una TBM di tipo aperto. I lavori includono la fermata sotterranea di Cefalù, lungo la galleria omonima, per la quale è previsto un cunicolo di drenaggio realizzato con tecnologia microtunnelling.Numerose anche le opere all’aperto, fra cui la nuova stazione di Castelbuono e una nuova sottostazione elettrica in zona Carbone. Al termine dei lavori verrà eliminato il passaggio a livello lungo la SS113 “Settentrionale Sicula” alle porte del centro abitato per chi proviene da Palermo. Inoltre, sparirà l’attuale tracciato in superficie della ferrovia, che spezza il tessuto urbano di Cefalù e ne ha sino a oggi condizionato lo sviluppo urbanistico”.
Nove mesi dopo leggiamo un articolo su Cefalunews dal titolo: “Cefalù: che fine hanno fatto il raddoppio e il referendum?”.
Nell’articolo si illustra un’interrogazione che il parlamentare Vincenzo Figuccia ha rivolto al Governo regionale di Nello Musumeci.
“Figuccia – leggiamo su Cefalunews – ricostruisce quanto è accaduto negli anni passati a Cefalù sul raddoppio della ferrovia Palermo-Messina e in particolare per il tratto compreso fra la cittadina normanna e Castelbuono. La storia per Figuccia parte il 31 ottobre 2015 quando il Parroco dello Spinito, don Giuseppe Licciardi, lancia un appello su quanto stava accadendo nel quartiere rivolgendo un invito alla Ditta che avrebbe dovuto effettuare i lavori per informare gli abitanti della zona su cosa sarebbe accaduto nel sottosuolo per lo scavo della galleria, appello che non fu raccolto dalla Ditta”.
“Qualche giorno dopo, il 26 novembre 2015 – prosegue l’articolo – nella Sala della Capriate del Municipio di Cefalù si svolse il primo degli incontri pubblici di presentazione del progetto esecutivo del tratto di raddoppio ferroviario Ogliastrillo-Castelbuono ricadente nel territorio di Cefalù. Trascorrono pochi mesi e l’8 febbraio 2016 nasce il ‘comitato ferrovia impatto minimo’ con l’obiettivo di sviluppare un confronto proficuo, con le Istituzioni coinvolte nel Progetto di raddoppio della tratta ferroviaria Fiumetorto-Cefalù-Castelbuono, al fine di contenere al minimo l’impatto ambientale e paesaggistico. Nello stesso mese si tiene un consiglio pastorale parrocchiale sull’argomento presso la parrocchia dello Spirito Santo. Viene elaborato un documento inviato al sindaco di Cefalù nel quale si pongono alcuni quesiti ai tecnici e all’amministrazione. Figuccia aggiunge che di fronte ai pareri tecnici il comitato ‘Ferrovia a impatto minimo’ chiese di spostare la stazione ferroviaria a Ogliastrillo e propose la convocazione di una conferenza di servizi perché i lavori iniziassero da Castelbuono e si avviassero opere di compensazione e consolidamento per la salvaguardia della città di Cefalù”.
Lo scorso luglio Figuccia scriveva di non sapere nulla di questi lavori ferroviari. Da qui le sue domande:
“A che punto sono questi lavori? Al progetto di raddoppio ferroviario Ogliastrillo-Castelbuono sono state apportate delle varianti e quali? Ed infine dove sono finite le 1.490 firme presentate al Municipio di Cefalù nel settembre del 2016 per un referendum consultivo sullo spostamento della fermata metropolitana dalla contrada Spinito a Ogliastrillo?”.
Noi ne sappiamo meno di Figuccia. Ma sappiamo che, in questa storia, ci sono 300 milioni di euro. Dove sono finiti?
Si parla tanto di mobilità sostenibile, ma non possiamo non segnalare le anomalie che caratterizzano gli appalti ferroviari di Palermo e provincia.
Passante ferroviario: costato fino ad oggi oltre un miliardo e 200 milioni di euro, dopo anni di lavori si è materializzato (in realtà è stato riaperto) il collegamento tra Palermo e l’aeroporto. E sono state messe in piedi alcune stazioni. Poi… Poi non si capisce che cosa succederà.
Lo scorso maggio il presidente Musumeci parlava di “accordo raggiunto”, mentre l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone diceva che l’opera sarebbe rimasta incompiuta (tesi da non sottovalutare). Difficile capire come finirà (QUI UN ARTICOLO).
L’Anello ferroviario – sempre di Palermo – è un disastro. Oltre 100 milioni di euro spesi per avere il 20% dei lavori realizzati, lo sventramento di Piazza Politeama per fare posto a una stazione e alcune vie che rimarranno chiuse al traffico per i prossimi dieci anni.
Sui 15 Km di Tram costati una barca di soldi – oltre 200 milioni di euro! – si è scoperto che un tratto passa da una zona R4 del Piano di Assetto Idrogeologico della Sicilia (COME POTETE LEGGERE QUI). Una cosa incredibile se si pensa che la villa di Casteldaccia travolta dalla pioggia dei giorni scorsi sorge in una zona R3, ovvero meno rischiosa.
Ora ci interroghiamo sui ‘misteri’ del raddoppio della linea ferroviaria Cefalù-Castelbuono.La verità è che, con le ferrovie, la Sicilia non ha mai avuto grande fortuna.
Foto tratta da notiziaoggi.it
QUI L’ARTICOLO DI TOTO COSTRUZIONI
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