In effetti, se ci fosse stato uno sgombero il Comune avrebbe dovuto provvedere alle sette famiglie fatte ‘sloggiare’. Invece, come racconta in questa intervista Nino Rocca, che da oltre quarant’anni si occupa degli ultimi di Palermo, al Comune hanno studiato un nuovo metodo psicologico per sbarazzarsi dei senza casa che, da ‘visibili’, diventano ‘invisibili’. La grande scuola di un certo Ponzio Pilato…
Quand’è che abbiamo cominciato a sospettare stranezze nella gestione delle famiglie dei senza casa fatte ‘sloggiare’ da via Giuseppe Savagnone, a Palermo? Quando è arrivata la E-mail del Comune che ci invitava gentilmente a rivolgerci alle forze dell’ordine…
Facciamo un passo indietro, per fare chiarezza. Nel giorno dello sgombero dei senza casa, in via Giuseppe Savagnone, nel popolare quartiere della Noce, a Palermo, c’era un grande spiegamento di forze dell’ordine. Noi, sommessamente, abbiamo chiesto che fine avrebbero fatto le famiglie sfrattate. Un signore, molto gentile – doveva essere un esponente delle forze dell’ordine – ci ha invitato a rivolgerci al Comune di Palermo.
Così ci siamo rivolti al Comune di Palermo. Ricevendo l’invito di inviare, via posta elettronica, le domande. Loro avrebbero risposto. In effetti hanno risposto. Gentilmente, ci hanno inviato a rivolgerci alle forze dell’ordine…
Così i dubbi di qualche sceneggiata panormita hanno cominciato a farsi strada nei nostri pensieri. Per sì e per no ci siamo rivolti a Nino Rocca, che a Palermo, da oltre quarant’anni, si occupa degli ultimi. E che, da qualche tempo è ai vertici del SUNIA di Palermo, il sindacato degli inquilini.
Quando, il giorno dopo lo sgombero, abbiamo chiesto a Nino Rocca quante erano e che fine avevano fatto le famiglie sfrattate dalla prima palazzina di via Savagnone, ci ha risposto così:
“Per ora non lo sappiamo nemmeno noi. Non l’abbiamo capito. Datemi qualche giorno di tempo per approfondire la questione”.
Ieri era il giorno in cui avrebbe dovuto andare in scena il secondo sgombero: lo sgombero delle tredici famiglie dei senza casa che hanno trovato posto nella palazzina che si trova proprio di fronte alla palazzina già fatta sgomberare dove le porte e le finestre sono state murate.
Ieri il secondo sgombero non c’è stato. E, come vedremo, non è esagerato affermare: meno male che non c’è stato! Diamo la parola a Nino Rocca, che ci racconta come stanno le cose.
Allora ieri niente sgombero?
“Per fortuna niente sgombero. Ma la situazione resta sospesa”.
Sospesa?
“Sì, sospesa. Il Comune di Palermo, con l’assessore Giuseppe Mattina, si limita, in queste ore, ad esercitare una sorta di terrorismo psicologico. Ha fatto sapere alle tredici famiglie che lo sgombero potrebbe avvenire da un momento all’altro”.
E’ così?
“No. Perché le tredici famiglie hanno presentato un ricorso al TAR Sicilia con il quale chiedono la sospensiva dell’ordinanza di sgombero. Facendo presente che, tra loro, ci sono ventisette minori e alcune donne in gravidanza”.
Se non ricordiamo male, quando ci sono di mezzo minori e donne in gravidanza per lo sgombero ci sono problemi…
“E’ così. Infatti i rappresentanti del Comune di Palermo minacciano lo sgombero, ma in realtà sperano, con il terrorismo psicologico in atto, che le tredici famiglie se ne vadano di spontanea volontà. Per libero convincimento. Proprio come hanno fatto le sette famiglie della palazzina di fronte”.
Scusi, ma le sette famiglie della palazzina di fronte non sono state fatte sgomberare? Quel giorno c’era un grande spiegamento di forze: Polizia, Vigili urbani, Vigili del fuoco, ambulanze.
“E’ vero, c’era un grande spiegamento di forze. Ma non c’è stato alcuno sgombero”.
Se non c’è stato alcuno sgombero, perché le sette famiglie sono andate via?
“Li hanno convinte, così come stanno cercando di convincere le tredici famiglie della palazzina di fronte”.
Che significa “li hanno convinte”?
“Anche nello sgombero delle sette famiglie della prima palazzina c’erano di mezzo minori. Se li avessero costretti ad andare via, ebbene, il Comune avrebbe dovuto poi occuparsi di queste famiglie. Convincendole ad andare via, il Comune di Palermo non ha alcuna responsabilità”.
E’ per questo che nessuno sa che fine abbiano fatto le sette famiglie sgomberate?
“Esattamente. ‘Le carte sono a posto’, come si dice in questi casi”.
Ma è ipocrisia allo stato puro!
“E’ così: ipocrisia. L’ipocrisia del libero convincimento”.
Insomma, il Comune di Palermo si comporta come Ponzio Pilato…
“Diciamo che è un esempio che per ora si applica ai senza casa della città”.
Quindi non si sa che fine hanno fatto queste famiglie ‘convinte’ a sloggiare?
“Qualcosa siamo riusciti a sapere. Ma sono notizie frammentarie”.
Leggiamo a Nino Rocca alcuni passaggi di ciò che ha scritto Tony Pellicane, anche lui da anni in prima fila nella battaglia in difesa degli ultimi di Palermo:
“Le 13 famiglie senza casa che occupano i locali di Via Savagnone… hanno incontrato l’assessore Giuseppe Mattina che intima loro di ritirare il ricorso al TAR precedentemente presentato con il quale si chiede la sospensiva dell’ordinanza di sgombero a loro danno… L’assessore si dice disponibile a dare 45 giorni di tempo alle famiglie per trovare una eventuale soluzione, solo se ritirano il ricorso presentato al TAR, diversamente fa presente che, in qualsiasi momento, potrà essere eseguito lo sgombero. La proposta che avanza il Comune è quella di inserire le famiglie in un progetto di accompagnamento all’autonomia abitativa che, tradotta in soldoni, non è altro che avere l’affitto di una casa pagato per 6 mesi…poi il nulla”.
Possibile che le cose stiano così?
“Purtroppo le cose stanno così: Tony scrive il vero. Sembra incredibile, ma è così. L’ho detto e lo ribadisco: il Comune di Palermo sta esercitando una forma di terrorismo psicologico sulle tredici famiglie senza casa della seconda palazzina di via Savgnone”.
Secondo lei il Comune di Palermo riuscirà a ‘convincere’ anche le tredici famiglie della seconda palazzina a sloggiare?
“Mi auguro di no”.
Di fatto, se abbiamo capito, tutta la ‘schiumazza’ che viene fatta serve solo per gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica. In realtà, il problema non viene risolto, ma spostato da un luogo visibile, dove magari c’è stato clamore, a un luogo meno visibile.
“Lo schema, pressappoco, è questo”.
Gli immobili di proprietà del Comune e i beni demaniali non utilizzati non potrebbero essere assegnati ai senza casa?
“Noi lo chiediamo da anni. Ma da questo fronte il Comune di Palermo non fornisce risposte”.
Ma almeno la vicenda dei ROM della Favorita è stato risolto? Ci dica che l’attuale amministrazione comunale ha trovato la soluzione. Se non ricordiamo male, ai ROM sono state assegnate alcune ville.
“E invece debbo dirvi che le cose non sono andate così. C’è una graduatoria. E i ROM non potevano passare davanti ad altre famiglie senza casa”.
Dove sono ora i ROM?
“Questa è una bella domanda. Anche in questo caso le notizie in mio possesso sono frammentarie. So che qualcuno ha trovato sistemazione precaria. Ma non conosco tutta la situazione. So che il metodo che utilizza il Comune è sempre lo stesso”.
Il ‘libero convincimento’?
“Sì, il libero convincimento”.
Tutta questa storia è cominciata con un servizio di Striscia la notizia e con l’aggressione a Stefania Petix. E’ servito a qualcosa tutto questo clamore mediatico?
“E’ servito a Striscia la notizia. Per lo scoop di Striscia la notizia…”.
P.s.
Alla fine Nino Rocca ha posto a noi una domanda:
“Avete saputo qualcosa sul proprietario di queste palazzine?”.
Abbiamo risposto che sappiamo che le due palazzine sono state prese in affitto dal Comune di Palermo, sembrerebbe ad un costo pari a 450 mila euro all’anno. Insomma, la storia che già si sa. Altro non sappiamo.
Chissà, magari inviamo un E-mail al Comune di Palermo e ci dicono qualcosa…
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