terza pagina
(a cura di Dario Cangemi)
Incipit
Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura
«Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga».
Primo Levi “Se questo è un uomo”.
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Pensieri sparsi
L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità. L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’
«Di qualsiasi cosa siano fatte le anime, la sua e la mia sono la stessa cosa».
Emily Brontë, “Cime tempestose”
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Siciliani notevoli da ricordare
.., il 25 ottobre 1927 moriva Simone Gulì:
-medaglia d’oro, navigatore
Capitano marittimo, nato a Palermo il 24 giugno 1865 (allo Stato Civile risulta 26)e morto il 25 ottobre 1927 in un naufragio.
Aveva il comando della “Principessa Mafalda”, di proprietà della Società di Navigazione Generale Italiana, quando questa naufragò nella notte del 25 ottobre 1927 in pieno oceano Atlantico.
Rimase fino all’ultimo al suo posto infondendo, con l’esempio e con la parola, calma e fiducia nell’equipaggio e nei passeggeri.
Tentò in tutti i modi di salvare la nave, ma si inabissò e con essa e 28 uomini dell’equipaggio.
Nel 1932 gli fu concessa la medaglia d’oro alla memoria.
Aveva anche comandato la “Sant’Erasmo” unica nave scuola della marina mercantile italiana e, durante il primo conflitto mondiale, era stato tre volte silurato e affondato.
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Eventi e fatti storici
GUERRA D’INDIPENDENZA GRECA
La guerra d’indipendenza greca fu il conflitto combattuto tra il 1821 ed il 1832 dal popolo greco per affrancarsi dall’impero ottomano. Dopo la sconfitta e la morte di Ali Pascià, i Sulioti si ritrovarono quasi soli a fronteggiare le folte truppe di Hursid Pascià che poteva contare su 14.000 uomini. Fecero quindi appello al sostegno degli altri insorti greci. Così fu prontamente inviato sul posto Alexandros Mavrokordatos, a capo di 920 pallikares greci e di 120 Filelleni. Le sue otto navi lasciarono Corinto per Missolungi, porta di accesso all’Etolia. I Sulioti, in un estremo tentativo, erano riusciti a disimpegnarsi e Mavrokordátos poté farsi loro incontro, prima di marciare su Arta dove però fu sconfitto il 16 luglio (4 luglio del calendario giuliano) da un contingente di 7-8.000 Turchi. Nello scontro egli perse un terzo dei suoi uomini e metà dei Filelleni. Si rendeva perciò necessario evacuare l’Etolia. I Sulioti raggiunsero Cefalonia a bordo di imbarcazioni britanniche mentre gli abitanti greci della regione abbandonavano le loro proprietà dando fuoco a fattorie e raccolti per fare terra bruciata intorno agli Ottomani…
ALTRI ACCADIMENTI:
25 ottobre 1947
A Terrasini (PA,) muore ucciso dalla mafia con bastonate in testa e crivellato di proiettili, GIUSEPPE MANIACI segretario della Confederterra locale e dirigente comunista. accoltellato a Caltanissetta, nei pressi di piazzetta Badia, un comunista, e il 25 (altre fonti 22 o 23) ottobre al segretario della Confederterra di Terrasini, compagno Giuseppe Maniaci, veniva fracassato il cranio e crivellato il corpo. Allora le autorità dissero che «era escluso il movente politico».
Si era politicizzato nel carcere di Porto Longone, dove era detenuto per reati comuni e dove aveva conosciuto MAURO SCOCCIMARRO (1895- 1972) e UMBERTO TERRACINI (1895- 1983), imprigionati per attività antifascista.
-1924
Luigi Sturzo lascia l’Italia e si rifugia a Londra
-2001
inizia la requisitoria dei procuratori generali nel processo Andreotti
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Viaggiatori in Sicilia
Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture
Parliamo oggi di… Hèlène Tuzet.
Leggere la Sicilia con gli occhi dei grandi viaggiatori del ‘700, scoprendone tutte le particolarità. Quella Sicilia, che oggi per molti versi non esiste più, celebrata da Hélène
Tuzet, scrittrice francese, venuta a mancare giusto 20 anni fa, il 15 marzo del 1987. Allieva del filosofo Gaston Bachelard, Tuzet insegnò letteratura italiana all’ Università di Poitiers e dedicò buona parte dei suoi studi ai resoconti dei grandi viaggiatori del Settecento e dell’ Ottocento, divenendo una grande esperta della letteratura da viaggio. “Voyageurs francais en Sicile au temps du romanticisme” e “Viaggiatori stranieri in Sicilia nel XVIII secolo” – edito da Sellerio nella versione italiana – costituiscono oggi due classici, nel loro genere, fondamentali nello studio dell’ Isola.
Lo studio dei resoconti di viaggio non fu l’ unico argomento degli studi della docente francese, che focalizzò l’ attenzione anche sulla posizione dell’ uomo nell’ universo e, applicando il metodo “bachelardienne”, scrisse “Le Cosmos e l’ immagination”, pubblicato nel 1965. Di tutto riguardo sono anche i suoi studi sul mito che si concludono con l’ opera “Le Mythe d’ Adonis” pubblicato nel 1987, ultima opera da lei scritta.
L’ interesse per la Sicilia da parte della Tuzet cominciò quando, ventenne, condusse un’ indagine sul livello dell’ insegnamento nelle regioni meridionali. Da qui la scoperta di due regioni, confluita nel libro “Calabria e Sicilia: un’ inchiesta nel 1928”. Da quel momento la scrittrice francese fece sua la famosa massima di Goethe «Senza vedere la Sicilia non ci si può fare un’ idea dell’ Italia. è in Sicilia che si trova la chiave di tutto».
Tuzet ripercorse le tappe dei grandi viaggiatori del Settecento e dell’ Ottocento. è un’ epoca, questa, in cui l’ ansia di scoprire nuovi spazi e nuovi orizzonti è sempre più avvertita dagli uomini di cultura. Il sogno del Gran Tour offre motivi d’ interessi ed elementi di ispirazione ad intellettuali italiani e stranieri, esponenti di una società intraprendente che concepiscono il viaggio come un metodo per conoscere il mondo, per comparare il noto con l’ ignoto, il familiare con l’ estraneo. Viaggiare diventa un modo di crescere, di misurarsi tanto nello spirito che nel corpo. Un mezzo di perfezionamento interiore. Nel soffermarsi sui resoconti di viaggio la scrittrice sottolinea come i viaggiatori si succedono in Sicilia ad intervalli di sei, sette anni, il tempo cioè di ritornare in patria pubblicare il loro diario di viaggio e allettare altri potenziali “viaggiatori”.
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Rapporti tra scrittori e la Sicilia
Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi.
“Comincia a gennaio la primavera siciliana, e via via che le piante fioriscono diventa il giardino di una maga: germoglia la menta sulle rive dei ruscelli, gli alberi morti si inghirlandano di rose canine, persino il brutale cactus mette teneri fiori. Quindi non mi fa paura l’arrivo dell’inverno: quale migliore prospettiva che quella di sedere davanti al fuoco ad aspettare la primavera?”
(Truman Capote)
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Proverbi Siciliani
Il proverbio è la più antica forma di slogan, mirante non già ad incentivare l’uso di un prodotto commerciale, bensì a diffondere o a frenare un determinato habitus comportamentale, un particolare modo di valutare le cose, di interpretare la realtà.
A ucca è quantu n’aneddu, si mangia turri, palazzi e casteddu.
(La bocca e quanto un’anello, ma si mangia torri, palazzi e castelli).
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La scuola poetica siciliana
La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.
‘’Donna, audite como
mi tegno vostro omo
e non d’altro segnore.
La mia vita fina
voi l’avete in dot[t]rina
ed in vostro tenore.’’
Giovanni, conte di Brienne
Incipit di Donna, audite como