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I “criminali” della Regione siciliana: il DIRSI replica al presidente Musumeci

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A questo sarebbe opportuno che il governatore Nello Musumeci, dopo aver rilasciato dichiarazioni piuttosto gravi, faccia i nomi di coloro i quali ha definito “criminali”. Lo chiede il DIRSI che annuncia che si costituirà parte civile nei riguardi dei dipendenti regionali accusati dal presidente della Regione  

Ricordate le dichiarazioni su alcuni, non identificati dipendenti regionali da parte del presidente della Regione, Nello Musumeci, quando ha parlato, senza mezzi termini di “criminali”? (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Ebbene, su questa vicenda, anche se con qualche giorno di ritardo, interviene oggi, con un comunicato, il DIRSI, il sindacato dei dirigenti della Regione siciliana.

“Egregio Presidente – si legge nel comunicato – la scrivente Organizzazione sindacale gradirebbe avere informazioni sull’iter che il suo Ufficio ha messo in atto a seguito delle dichiarazioni da Lei pronunciate nel corso della manifestazione ‘Panorama d’Italia’, riguardanti comportamenti non consoni al rispetto delle regole di buona amministrazione e per la mancata applicazione del P.T.P.C. 2018/2020″.

Tradotto: il DIRSI dà per scontato che il presidente Musumeci, dopo le sue dichiarazioni, abbia già adottato i conseguenti provvedimenti.

“La scrivente organizzazione sindacale – prosegue il comunicato – ha infatti necessità di conoscere i nominativi del personale dirigente, ove sia stato individuato, che si sia reso direttamente responsabile di violazione di legge, prima fra tutte la L.R. 5 aprile 2011 n. 5 che ha fissato in 30 gg il tempo massimo di definizione di tutti i procedimenti amministrativi, rinviando a specifici regolamenti presidenziali, per pochi e circoscritti procedimenti con termini più lunghi, ovvero che si sia reso responsabile di non avere esercitato la dovuta sorveglianza sul lavoro del proprio personale; e glielo chiediamo al fine di tutelare l’immagine della categoria dirigenziale, sicuramente lesa da siffatti comportamenti, valutando anche la costituzione in giudizio in qualità di parte civile”.

Insomma, la vicenda si complica, perché il DIRSI vuole che il presidente Musumeci ‘cacci’ fuori i nomi dei “criminali”.

“Qualora il suo Ufficio – prosegue la nota del DIRSI – non abbia provveduto tempestivamente a predisporre appositi atti di indirizzo nei confronti dei Dirigenti Generali i cui uffici sono direttamente investiti dalle denunce esposte nelle interviste dalla S.V., magari perché impossibilitati dalla mancanza di dati certi, sarebbe opportuno che prima di esprimere giudizi ‘criminalizzanti’ nei confronti della burocrazia regionale, venga fatta una verifica dei processi attualmente vigenti, che, come certamente saprà, spesso sono figli di norme e riforme che hanno reso i passaggi burocratici molto più complessi, anziché semplificarli”.

“Purtroppo, egregio Presidente, ciò che appare agli occhi di tutto il suo vituperato apparato burocratico è soltanto una sgradevole demagogia, atteso che, come i suoi predecessori, Ella non avrebbe trovato niente di meglio che individuare, già più volte, l’apparato burocratico regionale quale principale responsabile del mancato sviluppo territoriale”.

“Invitiamo pertanto il Suo Governo – prosegue il DIRSI – a mettere in campo un vero spirito riformatore, a cominciare dal rinnovo dei contratti collettivi regionali di lavoro il cui processo è perfettamente in linea con la lamentata lentezza burocratica, affinché possa trasformare l’Amministrazione regionale nello strumento che tutti ci auspichiamo, immettendo nuova linfa in una struttura ormai vecchia e disincentivata, e ammodernando il sistema di lavoro”.

“I risultati che la politica e l’amministrazione devono perseguire – conclude il comunicato del DIRSI – non si raggiungono con interviste, bensì con un buon lavoro ed il supporto di coloro che sempre hanno avuto a cuore le sorti di questa terra: i dipendenti regionali che, in numero sempre inferiore, continuano a portare sulle spalle il peso di far funzionare la principale azienda dell’Isola: la Pubblica Amministrazione della Regione siciliana”.

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