Lo rivela l’Eurobarometro. e nella relazione che accompagna il sondaggio scopriamo che…
Va preso con le pinze. Come tutti i sondaggi. Anche perché il campione è alquanto ristretto. Ma trattandosi di un sondaggio commissionato dal Parlamento europeo (si vocifera che con i sondaggi si tenti sempre di ‘compiacere’ i committenti), i risultati sono alquanto ‘pesanti’.
Tema della rilevazione: il livello di gradimento dell’Unione europea. Ebbene, gli italiani guidano la classifica degli euroscettici:
“Gli italiani sono i meno entusiasti dell’appartenenza all’Unione europea”- ci informa l’eurobarometro. In pratica, “solo il 43% degli italiani intervistati pensa che l’Italia abbia tratto beneficio dall’essere membro UE, il dato più basso di tutti i paesi europei”.
Non solo. In caso di referendum, solo il 44% degli italiani voterebbe per restare nell’Ue contro il 66% a livello europeo. È il dato peggiore dei 28 Paesi dell’Unione.
E, sempre la maggioranza degli italiani intervistati, ritiene che il Regno Unito abbia fatto bene ad abbandonare l’Ue. Stesso risultato in Grecia, Repubblica Ceca, Slovenia e Romania.
Nella nota diffusa a proposito del sondaggio si sottolinea che questi dati non sono in linea con quelli degli altri Paesi europei dove il 62% degli intervistati considera positivamente l’adesione del proprio paese all’Unione europea.
Il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, commentando il sondaggio, ha dichiarato quanto segue:
“In quasi tutta Europa cresce l’apprezzamento per l’appartenenza all’Unione e per i benefici che ne derivano, con livelli record dal 1983. Anche la moneta unica piace alla grande maggioranza dei cittadini. In Italia il gradimento per l’Euro supera la media europea – 65% contro il 61% -, ed è cresciuto del 4% rispetto a marzo 2018″.
Che agli italiani piaccia l’euro, è davvero poco credibile. La paura di una altternativa potrebbe avere condizionato questo risultato. Comunque, lo stesso Tajani non può tacere sul resto:
“Non possiamo certo cullarci sugli allori. In alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, la percentuale di chi pensa che l’appartenenza all’Ue sia positiva è ancora troppo bassa. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per dimostrare che l’Unione sa dare risposte davvero efficaci ai principali problemi degli europei, come immigrazione, sicurezza e disoccupazione”.
Per quanto riguarda l’immagine del Parlamento,- prosegue la nota- un terzo (32%) ha un’opinione positiva, un quinto (21%) esprime un parere negativo e una maggioranza relativa (43%) rimane neutrale. Il 48% degli intervistati vorrebbe che l’UE svolgesse un ruolo più significativo in futuro, mentre il 27% preferirebbe fosse ridimensionato.
Cresce la consapevolezza delle elezioni europee del prossimo anno, con il 41% che identifica correttamente la data nel Maggio 2019 – un aumento di nove punti percentuale rispetto ad un’indagine analoga di sei mesi fa, e il 51% degli intervistati si dichiara interessato alla tornata elettorale europea. Tuttavia, il 44% ancora non sa dire quando si voterà.
L’immigrazione è al primo posto nell’agenda dei temi prioritari per l’imminente campagna elettorale (50%), seguita dall’economia (47%) e dalla disoccupazione giovanile (47%), mentre la lotta al terrorismo scende al quarto posto con il 44%. Priorità simili anche per i cittadini italiani, anche se l’immigrazione è percepita come tema chiave da ben il 71% degli intervistati. Seguono l’economia con il 62% e la disoccupazione giovanile al 59%.
Cosa dicono gli esperti – sempre del Parlamento europeo- a proposito di questi risultati?
Che il quadro è ambiguo: “In spite of their significant support for their membership to the European Union in general, half of respondents find that things in the EU are going in the wrong direction. In a reversal of the trend after its upturn in spring 2018, the share of respondents believing that things in the EU are going in the wrong direction is increasing to 50% (+8pp), while 52% (+4pp) believe that their own country is taking the wrong direction”.
Quindi, nonostante il supporto all’adesione del proprio Paese all’Ue, metà degli intervistati pensa che le cose nell’Ue stiano andando nella direzione sbagliata. E la percentuale di chi la pensa così è crescita dell’8% rispetto alla scorsa primavera.
Come in ogni sondaggio, i dati vanno analizzati. E messi più o meno in mostra. Al di là del comunicato di sintesi inviato alle redazione,è proprio nella relazione degli analisti che si trovano passaggi interessanti. Non solo quella esposta sopra, ma anche questa:”Only 42% of respondents said that they tend to trust the EU, whereas 48% said that they distrust it”. Solo il 42% degli intervistati ripone fiducia nell’Ue.
E ancora: mentre in Germania il supporto all’approccio pro-europeo è migliorato dalla Brexit in poi, forti visione critiche sono chiare in due dei Paresi fondatori: Italia e Francia.: “Only a minority of citizens in France (44%) and Italy (39%) are satisfied with the way democracy works in the EU. Whereas in France a clear majority of 61% agree that EU membership is a good thing for their country, in Italy, this share falls to 42%”.
Insomma, nella relazione che accompagna il sondaggio il concetto è chiaro: l‘Europa sta vivendo il suo momento più critico sin dall’alba della sua integrazione.
E ce ne accorgiamo ogni giorno.
Come da più parti auspicato, solo un ritorno al progetto originario dell’Unione europea dei popoli potrà salvare il cammino cominciato dai Padri nobili dell’Ue.
Se continuerà ad essere l’Europa della finanza, il suo destino sarà segnato.
( Le rilevazioni di questo sondaggio sono state condotte tra l’8 e il 26 settembre 2018 da Kantar Public in tutti e 28 gli Stati membri, con un campione di 27474 europei di 16 anni o più, intervistati con metodologia face to face).