Minima Immoralia

Catania, polemiche sulla nuova scala antincendio del Teatro Massimo Bellini

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In effetti, la nuova realizzazione non sembra proprio una delle massime opere d’arte del nostro tempo… La polemica l’ha sollevata l’architetto Giancarlo Leone. Ed è stata ripresa dal presidente dell’Ordine degli architetti di Catania, Alessandro Amaro. Catania si conferma città ‘viva’. A Palermo, invece, stanno massacrando Piazza Politeama e non succede nulla…  

“Dalla scala antincendio del Teatro Massimo Bellini alla fontana del Tondo Gioeni, passando per piazze e spiazzi cittadini riprogettati negli ultimi mesi della precedente Amministrazione con scelte discutibili e poco virtuose. Superando la soggettività del giudizio estetico, sono tanti, troppi, i chiacchierati progetti del comprensorio etneo che, nati da una volontà di riqualificazione, sono il mero risultato della gestione di una criticità, di un’urgenza o di una particolare ‘esigenza’. E quando l’emergenza diventa cronica, essa rappresenta un problema politico reiterato in mancanza di visione strategica e di lungo periodo, con ricadute pratiche sulla vita della comunità”.

A riaccendere i riflettori sulla necessità di un’attenzione e programmazione per le opere architettoniche del territorio è Alessandro Amaro, presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania, all’indomani della polemica social sollevata dall’architetto Giancarlo Leone sull’innesto di acciaio e vetro che ha interessato (lato in via Callas) uno degli edifici storici del capoluogo etneo: il Teatro Massimo.

La struttura è stata montata in estate a seguito di una prescrizione dei vigili del fuoco, sostituendo quale ‘via di fuga’ la scala antincendio in acciaio tubolare e legno, ormai inutilizzabile.

In effetti, da quello che si vede nella foto che l’architetto Giancarlo Leone ha pubblicato sulla propria pagina Facebook (e che noi pubblichiamo, come potete vedere sopra), la scala non sembra un’opera d’arte…

Il riferimento, comunque, è alla “precedente Amministrazione” comunale: la Giunta di Enzo Bianco e non l’attuale di Salvo Pogliese.

“Non si può agire costantemente sulla scorta dell’estemporaneità e senza il rispetto delle competenze, che soprattutto in questo caso appartengono esclusivamente agli architetti – continua il presidente degli architetti di Catania – occorre una pianificazione da parte delle istituzioni che metta al centro la sinergia con i nostri professionisti, a cui spetta il compito di produrre progetti architettonici contemporanei di qualità, senza i quali non si può valorizzare e mantenere integra l’identità e la storia della città. Analisi, progettualità, visione d’insieme, equilibrio, armonia: sono queste le parole che devono trainare lo sviluppo di Catania, per non ritrovarci sempre davanti agli annosi problemi che oggi vedono aprirsi dibattiti e confronti, ma solo e sempre a ‘cosa fatta’”.

In questo contesto per l’agenda politica diventa prioritario ripensare ai monumenti, alle piazze e agli edifici storici, attraverso l’uso dei concorsi di progettazione, “unico strumento che possa garantire la qualità degli interventi nel rispetto dell’iter normativo, basti guardare alle grandi città europee – spiega Amaro – soprattutto se ad essere interessati sono beni culturali di inestimabile valore storico-artistico. È l’accorato appello che facciamo alla nuova Amministrazione, sperando possa cambiare il percorso seguito sino ad ora: ricordiamo inoltre a tal proposito, che l’ente comunale, attivando il concorso di progettazione, ha la possibilità di utilizzare gratuitamente la piattaforma del Consiglio nazionale per la gestione dell’intera procedura, con un risparmio di costi e di tempo”.

Il confronto tra attori istituzionali e professionisti per le tematiche funzionali allo sviluppo di progetti architettonici è da tempo richiesto con forza dall’Ordine degli Architetti di Catania:

“È l’unica strada che produce risultati per lo sviluppo della città – conclude Amaro – ciò che consente, grazie a una sinergia di competenze e d’intenti, di offrire nuovi spunti, mettere in campo teoria e pratica, formazione ed esperienza, coinvolgendo i nostri professionisti, importante risorsa per il nostro territorio”.

P.s.

Però, che differenza tra la cultura a Palermo e la cultura a Catania.

A Palermo, dove è in corso la distruzione di Piazza Politeama nel nome di un’opera pubblica – il Passante Ferroviario – che forse verrà completato fra vent’anni – a parte la protesta di un gruppo ristretto di cittadini c’è il vuoto assoluto.

A Catania, invece, si discute.  

 

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