‘TerrAeliberAzione’ ha deciso di occuparsi anche delle marinerie siciliane, settore abbandonato dalla politica. E, da quello che il vulcanico Mario Di Mauro comincia a raccontare, abbiamo l’impressione che ne vedremo delle belle. già si comincia con l’IMEA e l’INAIL…
Da qualche tempo i battaglieri protagonisti di TerrAeliberAzione, oltre che occuparsi di agricoltura, hanno iniziato a seguire il mondo della pesca della Sicilia. E si sono accorti che se gli agricoltori siciliani, nella stragrande maggioranza dei casi, sono in crisi, nelle marinerie dell’Isola la situazione non è molto diversa.
La differenza è che l’agricoltura siciliana, tutto sommato, riesce a far passare nel mondo dell’informazione alcune notizie, mentre il mondo della pesca siciliana è totalmente abbandonato.
Scrive sulla propria pagina Facebook Mario Di Mauro, direttore di TerraeLiberAzione e consulente strategico della Federazione Armatori Siciliani della piccola pesca artigianale:
“ISMEA. MERCATI ITTICI. IL SERVIZIO AGGIORNAMENTO DATI – da quello che leggiamo – E’ SOSPESO da almeno 9 mesi. MA GUARDA UN PO! L’ISMEA – Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (pesca inclusa), è un ente pubblico economico vigilato dal Ministero delle Politiche agricole e forestali. Fa parte del SISTAN (Sistema Statistico Nazionale) e del SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale). L’Istituto TerraeLiberAzione, in raccordo con la Federazione Armatori Siciliani della pesca artigianale, sta procedendo a rilevazioni dei prezzi del pescato, intanto a Catania. E proveremo a ricostruire l’intera ‘catena dei prezzi’: fino al consumo finale. Segnaliamo comunque che l’ISMEA – che dovrebbe fare, almeno di base, questo lavoro – deve spiegare perché non sta lavorando. Punto”.
E in un comunicato aggiunge:
“Tra le tante PORCHERIE che sto rilevando nel mio viaggio nelle MARINERIE SICILIANE… e che stiamo evidenziando anche in sedi istituzionali (da Roma, al Senato, a Palermo, all’Ars, a Catania, al Comune… – e ne dirò diverse, con buon ordine), la prima è questa: è indicativo di una condizione di abbandono istituzionale del ‘mondo della pesca’ che l’INAIL ignori l’esistenza stessa dei lavoratori del mare in tema di malattie professionali e sul carattere usurante del lavoro che svolgono, dei rischi che corrono: ogni anno, nel Mondo (dati OIL), perdono la vita 24.000 lavoratori del mare…e anche nella marineria catanese abbiamo il nostro ‘cimitero marino’…per non dire dell’amianto che sta facendo strage anche in questo settore”.
Non ci resta che aspettare le altre magagne e, possibilmente, anche le cose che funzionano nella pesca che – ne siamo sicuri – gli amici TerrAeliberAzione ci faranno conoscere.
Foto tratta da Blogsicilia.it
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