terza pagina
(a cura di Dario Cangemi)
Incipit
Un classico buongiorno. O, se preferite, un buon giorno ricordando un grande romanzo. Il modo migliore di iniziare una giornata: l’incipit di un grande libro. Se lo avete già letto sarà un bel ricordo. Se no, potrebbe invogliarvi alla lettura.
«Io vedo l’avvenire. È là, posato sulla strada, appena un po’ più pallido del presente. Che bisogno ha di realizzarsi? Che cosa ci guadagna? La vecchia s’allontana zoppicando, si ferma, si tira su una ciocca grigia che le sfugge dal fazzoletto. Cammina, era là, ora è qui… non so più come sia: li vedo, i suoi gesti, o li prevedo? Non distinguo più il presente dal futuro, e tuttavia la cosa continua, si realizza a poco a poco; la vecchia avanza per la via deserta, sposta le sue grosse scarpe da uomo..>>
Jean-Paul Sartre, “La nausea”
****
Pensieri sparsi
L’aforisma, la sentenza, sosteneva Nietzsche, sono le forme dell’eternità.
L’aforisma é paragonato dal filosofo tedesco alle figure in rilievo, che, essendo incomplete, richiedono all’osservatore di completare ‘’col pensiero ciò che si staglia davanti’’.
‘’La droga è sempre un surrogato. E precisamente un surrogato della cultura’’.
PierPaolo Pasolini
****
Siciliani notevoli da ricordare
…Ricordiamo oggi Rosario Candela (Montelepre, 7 marzo 1890 – Mount Vernon, 3 ottobre 1953) è stato un architetto Siciliano naturalizzato statunitense.
****
Eventi e fatti storici
All’alba del 3 ottobre 1935, le truppe italiane invadono l’Etiopia, scatenando la seconda guerra italo-abissina. L’invasione, guidata dal generale Emilio De Bono, era stata decisa e pianificata già nel 1932 su ordine del dittatore Benito Mussolini. Al tempo, l’Etiopia era uno dei pochi paesi africani non colonizzato da una potenza europea. Confinante con le colonie italiane di Eritrea e Somalia, costituiva una preda ovvia per le mire imperiali di Mussolini, ansioso di unire tutta questa parte di Africa orientale sotto il suo comando. La campagna d’Etiopia appartiene alle pagine rimosse della storia d’Italia. Preparata dal 1932 e scoppiata nel 1935.
Raccontiamo oggi del messinese Francesco Patanè. 1935, Francesco Patanè ha il ruolo di autista, ha solo la licenza elementare ed è un fascista convinto: si esalta per le vittorie, rappresenta se stesso come protagonista e le sue foto stabiliscono i ruoli. Il soldato è sempre accanto alla macchina, alla tecnologia che rappresenta la forza dell’Occidente; gli indigeni sono posti, anche fisicamente, in posizione subalterna.
Alcune fotografie ritraggono anche esecuzioni e torture, che diventano monito per i ribelli e anche esibizione di violenza; un «io c’ero» che testimonia la piena adesione all’impresa, se così la si vuole chiamare, coloniale.
****
Viaggiatori in Sicilia
Se il viaggio è desiderio di conoscere l’altro e, al tempo stesso, possibilità di riconoscere se stessi. E’ affascinante notare come la Sicilia rappresenta per chi non vi è nato un’attrazione irresistibile, calamitando fantasie e immaginari dei viaggiatori stranieri che, forti della propria identità, vengono in Sicilia per capirne la conclamata diversità e forse trovano per lo più quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri. In passato, l’identità univoca dei centri da cui provenivano i viaggiatori, bagaglio e ideale di cultura di cui erano portatori e di cui cercavano conferma in Sicilia, si è scontrata con l’identità plurale dell’isola in cui giungevano, quella pluralità tipica delle periferie e pure delle dimore di frontiera, con il loro intreccio di genti e di culture.
Guy De Maupassant (Tourville-sur-Arques, 5 agosto 1850 – Parigi, 6 luglio 1893), lo scrittore di “Bel-Ami”, visita la Sicilia nel 1885, quasi un decennio prima della sua morte. Il resoconto che egli fa del suo viaggio ha il gusto elegante e raffinato del dettaglio, l’esito è quello di una descrizione umorosa e abbastanza analitica.
Lo scrittore francese si mostra attratto dalle bellezze naturali e artistiche dell’Isola, tanto corteggiata e amata da diversi popoli al punto di combattere tra loro per possederla e arricchirla in modo sorprendente e affascinante. Il giorno stesso del suo arrivo, assapora la bellezza “colorata” e “calma” della Cappella Palatina che gli comunica un fascino carnale e sensuale. Luce e tenebre in Sicilia, metafora dell’ossimoro della vita, una e multipla nel contempo. Egli si trova faccia a faccia con il lutto, visitando la Cripta dei cappuccini, luogo che racchiude una “sinistra collezione di morti”, un “immenso cimitero sotterraneo” con i corpi imbalsamati di uomini e di donne, di prelati e persino di interi gruppi familiari. Così gli si presenta il macabro spettacolo:
“Ad un tratto davanti a noi una immensa galleria larga e alta, i cui muri sopportano una vera e propria popolazione di scheletri vestiti in maniera bizzarra e grottesca”.
La visione lo turba, tanto che poi, come a volere esorcizzare la visione della morte, si immerge nella magnificenza della cattedrale e del chiostro di Monreale.
È a Siracusa, nel mese di Ottobre, cui giunge dopo avere attraversato la Sicilia maledetta dello zolfo, che egli porta le sue “devozioni” a una delle più belle Veneri del mondo. È la Venere scoperta ottantuno anni prima da Saverio Landolina. Di questa statua, che si vorrebbe stringere in un amplesso, egli aveva già avuto una conoscenza indiretta:
“Nell’album di un viaggiatore avevo visto la fotografia di questa sublime femmina di marmo e me ne ero innamorato come ci si innamora di una donna. Fu forse per lei che mi decisi ad intraprendere questo viaggio; di lei parlavo e sognavo in ogni istante, prima ancora di averla vista”.
La descrizione coinvolge, ne viene fuori il fascino di una femminilità ammaliante:
Isola dai cento volti, dunque, la Sicilia, vestita dal prodigio della natura: ne è testimone il veritiero sguardo di Maupassant alle prese con una complessità che gli faceva esprimere valutazioni esattissime e attuali.
****
Rapporti tra scrittori e la Sicilia
Quando pensiamo alla Sicilia, inevitabilmente i ricordi personali si sovrappongono alle descrizioni letterarie, così come i fatti di attualità si intrecciano con le fantasie mitologiche e il folklore si confonde con i luoghi comuni, suggerendo all’immaginazione percorsi alternativi. Parliamo oggi di Elio vittorini, scrittore, traduttore e critico letterario italiano.
‘’E questo era ogni cosa, il ricordo e l’in più di ora, il sole, il freddo, il braciere di rame in mezzo alla cucina, e l’acquisto nella mia coscienza di quel punto del mondo dove mi trovavo; ogni cosa era questo, reale due volte; […] anche il viaggio da Messina in giù, e le arance sul battello-traghetto, e il gran lombardo in treno, e coi Baffi e senza Baffi, e la verde malaria, e Siracusa, la Sicilia stessa insomma […]’’
E. Vittorini, Conversazione in Sicilia, cit., p. 182-184.
****
La scuola poetica siciliana
La scuola poetica siciliana è la prima forma di letteratura laica in Italia. Suo promotore fu l’Imperatore Federico II di Svevia. Questa scuola vide il suo apice tra il 1230 e il 1250. Nacque come una poesia di corte, infatti autori dei più noti sonetti sono lo stesso Federico II e membri della sua corte quali Pier delle Vigne, Re Enzo, figlio di Federico, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (funzionario della curia imperiale), Stefano protonotaro da Messina…La lingua usata era il siciliano o meglio il siculo-appulo.
«Rosa fresca aulentis[s]ima ch’apari inver’ la state,
le donne ti disiano, pulzell’ e maritate:
tràgemi d’este focora, se t’este a bolontate;
per te non ajo abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia».
Cielo d’Alcamo, Rosa Fresca aulentissima.