Il Chiosco Ribaudo, progettato nei primi del ‘900 dall’architetto Ernesto Basile, monumento di inestimabile valore artistico, viene usato come se fosse una barriera prefabbricata, per delimitare l’area di cantiere in Piazza Castelnuovo, con chiodi ed elementi metallici fissati con incredibile disprezzo verso il delicato intonaco. E la Soprintendenza? Non pervenuta!
Dopo aver eliminato gli alberi di Piazza Castelnuovo – Piazza Politeama per i palermitani e per il resto del mondo – le ‘Appaltiadi’ dell’Anello ferroviario, un’opera che, forse (ma non è nemmeno detto), verrà completata tra una decina di anni, hanno cominciato a ‘rusicarsi’ anche il Chiosco Ribaudo. Del resto, quale sarebbe la novità? Nel nome del cemento a Palermo, si sono ‘mangiati’ la Conca d’oro, il Liberty e, negli ultimi quindici anni Mondello e dintorni. Quindi…
E vabbé, una stazione ferroviaria per i treni che non passeranno mai (nessuno ha mai capito chi dovrebbe gestire una tratta di 10 Km o giù di lì che per chi la prenderà in ‘appalto’ sarà in matematica perdita) val bene il Chiosco Ribaudo che ricorda, per giunta, l’anticaglia dell’architetto Basile!
Pensate che a protestare sono i consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle, che finalmente si sono accorti che esiste Piazza politeama e il progetto dell’Anello ferroviario.
“Il Chiosco Ribaudo di piazza Castelnuovo – si legge nel comunicato dei grillini – progettato da Ernesto Basile con la sua elegante copertura traforata e gli inserti in oro, è un monumento dall’inestimabile valore artistico, che dovrebbe solo essere goduto come gioiello e come tale essere valorizzato e tutelato. Oggi invece viene usato come se fosse una barriera prefabbricata, per delimitare l’area di cantiere in Piazza Castelnuovo, con chiodi ed elementi metallici fissati con incredibile disprezzo verso il delicato intonaco del monumento”.
Insomma, il Chiosco Ribaudo usato come barriera a delimitazione dell’area del cantiere Technis per la realizzazione dell’Anello ferroviario. Una scelta degna di ‘Palermo Capitale della Cultura’.
“Il gruppo consiliare del M5S, unitamente ai colleghi delle circoscrizioni, ai regionali e ai nazionali – si legge nel comunicato – ha immediatamente predisposto un documento di denuncia per chiedere l’immediato intervento e l’altrettanto immediato ripristino al fine di procedere successivamente ai doverosi accertamenti che permetteranno di stabilire le precise responsabilità di quello che viene definito un increscioso atto emblematico della cura che l’amministrazione comunale e la Soprintendenza riservano al patrimonio che dovrebbe valorizzare e tutelare”.
In effetti, i ‘capi’ della Soprintendenza di Palermo che dicono di questa storia? Le stesse cose che non hanno detto quando sono stati tagliati gli alberi?
“Pretenderemo la doverosa restituzione del bene e l’altrettanto doveroso restauro integrale del monumento – affermano i cinquestelle – affinché, a compensazione dello sfregio subito, venga restituito allo splendore che merita e al godimento pubblico al quale è destinato”.
Commenta l’ingegnere Vincenzo Daino:
“Il Chiosco Ribaudo, opera Art nouveau, progettato da Ernesto Basile nel 1914, da oggi viene inglobato in maniera organica al cantiere di Italferr a piazza Castelnuovo e trattato come fosse una latrina con pezzi di legno chiodati direttamente sulla superficie del delicato intonaco. Nient’altro che un cesso chimico a testimonianza che Palermo non è Europa e che la legge non vale per tutti! Imbarazzante poi la posizione della Soprintendenza non pervenuta! L’ennesima vergogna silenziosa della capital radical chic! Un monumento si tutela e si protegge dai cantieri, non si usa come elemento di corredo ai dissuasori! Un danno di una volgarità contro cultura ma soprattutto contro la legge in materia di tutela del patrimonio storico artistico!”.
Foto tratta da palermotoday.it
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