Di fatto, il Partito Democratico oggi scende in piazza per manifestare in nome del mondialismo economico, in favore delle banche e della grande finanza, contro l’aumento delle pensioni minime, contro il lavoro e in difesa del capitale. Se non è chiaro, comanda ancora Matteo Renzi. Non manca chi si dissocia. Come il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano
Oggi il ‘popolo’ del PD scende in piazza. Contro chi? Bella domanda. Loro, i dirigenti del Partito Democratico, dicono che scendono in piazza “contro l’irresponsabilità”. Ma non sfugge agli osservatori un dato politico: la manifestazione di oggi, voluta, costi quel che costi, dal segretario reggente di questo partito, Maurizio Martina, è in realtà una manifestazione contro l’attuale Governo nazionale che, piaccia o no, ha adottato provvedimenti in favore dei ceti più deboli che il passato Governo di centrosinistra non ha difeso.
Si può e si deve discutere sul Reddito di cittadinanza, provando a illustrarne i limiti (COME POTETE LEGGERE QUI). Ma non si può negare che sia un provvedimento che va a sostenere chi non ha nulla.
Il PD lo critica a testa bassa: ma è lo stesso Partito Democratico che, peraltro a ridosso delle elezioni, ha varato i ‘famigerati’ 80 euro in favore dei lavoratori a redditi medio bassi? Da qui una domanda agli attuali dirigenti del PD: i redditi medio bassi vanno sostenuti e chi non ha nulla deve continuare a non avere nulla?
O dobbiamo dare per buone le critiche razziste dei leghisti al Reddito di cittadinanza, secondo i quali, nel Sud, il provvedimento andrà a sostenere chi ha un lavoro nero?
Ai signori della Lega si potrebbe rispondere che, intanto, la povertà, oggi, non è più una prerogativa del Sud Italia, perché ci sono poveri anche in quel Centro Nord che, in parte, è diventata la periferia della Mitteleuropa. O no?
Il PD sta scendendo in piazza contestando – di fatto è così – anche l’aumento delle pensioni minime. E’ normale che un partito che si dice di sinistra contesti questo?
La manifestazione del Partito Democratico di oggi si impernia sulla parola “responsabilità”. Dicono, i dirigenti di questo partito, che i provvedimenti adottati dall’attuale Governo faranno schizzare all’insù il debito pubblico.
Ma anche in questo caso parlano i ‘numeri’: Nel 2011 il debito pubblico italiano ammontava a poco più di mille e 800 miliardi di euro.
Ebbene, i quattro Governi che si sono succeduti sino allo scadere della passata legislatura – Governo Monti, Governo Letta, Governo Renzi e Governo Gentiloni – hanno portato il debito pubblico italiano a 2 mila e 340 miliardi di euro.
Da qui la domanda: solo per l’attuale Governo vale la regola che il debito pubblico non debba aumentare? Niente da dire sul debito pubblico aumentato sotto i precedenti quattro Governi? E che dire dell’ex Ministro dell’Economia, Padoan, che ha lasciato in eredità ai successori un maggior debito pubblico pari a 170 miliardi di euro? (COME POTETE LEGGERE QUI).
Poi c’è l’argomentazione delle argomentazioni “turbomondialiste”, come le definisce il filosofo e commentatore, Diego Fusaro: lo spread che aumenta.
I 10 miliardi di euro stanziati dall’attuale Governo nazionale per pensioni minime e reddito di cittadinanza hanno fatto salire lo spread a 280 punti.
Sapete qual è la cosa strana? Che quando il passato Governo a ‘trazione PD ha stanziato 23 miliardi di euro (di cui 13 miliardi a carico dei cittadini italiani) per ‘salvare’ il Monte dei Paschi di Siena (banca ‘estranea’ al PD…) lo spread non è schizzato all’insù come sta avvenendo in queste ore.
Con i soldi erogati dal passato Governo la banca senese ha eliminato tutti i crediti ‘deteriorati’ (leggere i soldi dati a chi non li ha più restituiti, o che ha restituito in minima parte). In questo caso lo spread è rimasto ‘buono’.
Se ne deve dedurre che lo spread sale se i provvedimenti adottati favoriscono i ceti poveri e rimane buono quando i soldi finiscono nelle tasche dei banchieri e, in generale, dei capitalisti.
E quale filone cavalca il PD? Quelle delle banche, della finanza e dei capitalisti.
C’è tanta, tanta confusione, oggi, dalle parti del PD. Non sappiamo come finirà la manifestazione di oggi. Il Partito Democratico ha messo disperatamente in campo tutta l’organizzazione e ha precettato tutti i propri dirigenti e militanti.
In prima fila ci sarà ancora una volta ‘Lui’, Matteo Renzi. La dimostrazione ‘matematica’ che nel PD la linea la detta ancora l’ex segretario del partito, che non ha ancora voglia di farsi da parte.
Ma le ‘smagliature’ ci sono e si vedono. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si è dissociato con la seguente dichiarazione:
“Il PD non può difendere interessi lobbistici e i poteri forti, deve tornare a essere un partito di popolo. C’è da chiedersi com’è possibile che nel passato la sinistra ufficiale non sia riuscita a fare manovre del genere. Probabilmente ha pensato che la manovra sugli 80 euro fosse sufficiente”.
E a proposito della manovra dell’attuale Governo aggiunge:
“E’ una manovra che probabilmente avrei provato a fare anche io se fossi stato al posto del governo. Riuscire a tenere insieme la cura delle persone più deboli e, contemporaneamente, abbassare la tassazione sulle piccole e medie imprese per rilanciare l’economia è un’azione tipicamente di sinistra, quindi tipica di chi immagina un welfare forte uguale per tutti, ma non dimentica la necessità di sostenere le partite Iva”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Fassina, economista, già sottosegretario del Governo Renzi, oggi parlamentare nazionale di Liberi e Uguali:
“L’obiettivo di deficit al 2,4% del Pil per il triennio 2019-2021 e’ necessario e coraggioso, quindi pericoloso, come evidenzia la prevedibile e prevista agitazione dei mercati. I grandi interessi interni e esterni colpiti reagiscono. Si apre un’inedita partita. Finalmente, ritorna il primato della politica sull’economia, condizione necessaria, ahime’ non sufficiente dati i rapporti di forza, al primato della sovranità costituzionale. La cosiddetta sinistra da che parte sta? Continua ad affidarsi al ‘Generale Spread’ per miopi illusioni elettorali? Insiste a stare dalla parte degli interessi più forti? Torniamo dalla parte del lavoro e dell’Italia”.