Il Reddito di cittadinanza, ha detto il direttore della SVIMEZ, Luca Bianchi, “è un intervento utile se circoscritto ad alcune aree di disagio, ma non è la chiave della ripresa del Sud”. Insomma, al Mezzogiorno servono investimenti in infrastrutture (da completare e non organizzate per fare arricchire chi gestisce i lavori che no finiscono mai!) e nel sociale
Attenzione: il Sud non può vivere di solo Reddito di cittadinanza. Parola della SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria le Mezzogiorno. All’indomani del sì alla nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza) da 33 miliardi di euro si comincia a ragionare su cosa serve veramente al Meridione.
Il Movimento 5 Stelle, che alle elezioni politiche del 4 marzo ha preso tanti voti al Sud, interessa molto il Reddito di cittadinanza: impegno elettorale che costerà, per il prossimo anno 10 miliardi di euro.
Ci sarà solo questo per il Sud nel prossimo anno? Intervistato a intervistato a Fuori Gioco su Radio1, il direttore della SVIMEZ, Luca Bianchi, ha ricordato che per il Meridione il Reddito di cittadinanza, da solo, non risolverà i problemi di un’area del Paese oggi in grande sofferenza:
“Noi – ha detto Bianchi – speriamo che in questa nota di aggiornamento del Def ci sia più qualità di spesa pubblica, che vuol dire, sostanzialmente, più investimenti. Io ho visto che il Mezzogiorno è identificato quasi esclusivamente con il Reddito di cittadinanza, che è un intervento utile se circoscritto ad alcune aree di disagio, ma non è la chiave della ripresa del Sud e non può essere l’unica bandiera con cui identificare quella realtà”.
“La chiave della ripresa del Sud – ha aggiunto il direttore della SVIMEZ – è aumentare la quota delle attività produttive e migliorare il sistema delle infrastrutture economiche e sociali. All’interno del Def, dunque, se dobbiamo chiedere dei margini di flessibilità, devono andare agli investimenti, perché nel corso degli anni si sono ridotti”, con particolare riferimento agli “investimenti nel Mezzogiorno”.
Le famiglie, nel Sud, investono nello studio per i loro figli, “ma se non si creano lì opportunità di lavoro per mettere a frutto lo studio – ha concluso Bianchi – avremo sempre questo flusso verso il Nord di talenti, intelligenze, futuro, In questo ci perde tutto il Paese. A perderci è l’Italia”.
Alla richiesta di investimenti per le infrastrutture vanno fatte alcune precisazioni. Al Sud servono infrastrutture da completare, non – come avviene oggi in Sicilia in tanti, troppi casi – grandi appalti che non vedono mai fine, ma servono soltanto alle imprese (spesso non del Sud).
E’ il caso del Passante ferroviario di Palermo, che verrà completato chissà quando (ancora, dopo anni di lavori, non c’è nemmeno il collegamento ferroviario con l’aeroporto della città!).
E’ il caso dell’Anello ferroviario di Palermo, che dopo anni di lavori è, sì e no, al 20%!
E’ il caso della strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento: lavori infiniti che termineranno chissà quando!
E’ il caso della strada Agrigento-Caltanissetta, lavori infiniti che termineranno chissà quando.
Sono quattro casi emblematici della Sicilia che gira a vuoto. Opere pubbliche che, fino ad oggi, hanno arrecato grandissimi disagi ai cittadini e un enorme esborso di denaro pubblico che ha arricchito soltanto chi gestisce tali lavori.
Foto tratta da moliseprotagonista.it
Visualizza commenti