In questi giorni ricordiamo due fatti legati alla Chiesa. Il primo si è verificato a Palermo il 15 settembre del 1993, quando i mafiosi di Brancaccio ammazzavano Don Pino Puglisi, il sacerdote che strappava i ragazzi a Cosa nostra: e lo ricordiamo con un celebre passo de I promessi sposi di Manzoni. Il secondo è un imbroglio molto popolare a Napoli: la liquefazione del sangue di San Gennaro
1. In questi giorni si è ricordato il 25° anniversario del martirio di Don Pino Puglisi, il prete coraggioso di Brancaccio che con la sua opera e la sua parola aveva svegliato tante coscienze in quel quartiere ad alta densità mafiosa. Troppe coscienze, secondo coloro ai quali le coscienze sveglie danno fastidio.
Cessato il coro degli elogi, desidero nel mio piccolo ricordarlo con le immortali parole che tratte dal dialogo tra Don Abbondio e il Cardinale Federigo Borromeo.
Don Abbondio, che per timore di essere assassinato dai bravi di don Rodrigo non ha voluto sposare Renzo e Lucia cerca di giustificarsi davanti al suo superiore.
“Ma forse non mi sono spiegato abbastanza”, rispose,”sotto pena della vita, m’hanno intimato di non far quel matrimonio”.
“E vi par codesta una ragione bastante per lasciar d’adempire un dovere preciso?”.
“Io ho sempre cercato di farlo, il mio dovere, anche con mi grave incomodo, ma quando si tratta della vita…”.
“E quando vi siete presentato alla Chiesa – disse con accento ancor più grave Federigo – per addossarsi questo ministero, v’ha essa fatto sicurtà della vita? V’ha detto che i doveri annessi al ministero fossero liberi da ogni ostacolo, immuni da ogni pericolo? O v’ha detto forse che dove cominciasse il pericolo ivi cesserebbe il dovere? On no v’ha detto espressamente il contrario? Non v’ha avvertito che vi mandava come agnello tra i lupi? Non sapevate voi che c’eran dei violenti a cui potrebbe fare dispiacere ciò che a voi sarebbe comandato?”.
Ebbene, Don Pino è stata l’incarnazione del messaggio di Federigo, che è il messaggio di Cristo.
2. Il 19 settembre scorso è avvenuto l’ennesimo miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, evento cui i napoletani attribuiscono un particolare sapore scaramantico.
Il rito della liquefazione si svolge tre volte l’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio il 19 settembre – giorno della ricorrenza di San Gennaro – e il 16 dicembre; ogni volta segue la stessa procedura. L’ampolla ha la forma di una grossa lente di ingrandimento, con il manico in argento e un compartimento formato da due vetri al posto della lente. Tra i due vetri sono sistemati due piccoli contenitori, anch’essi di vetro. Il più piccolo è vuoto a parte per alcune macchie scure, mentre il secondo, più grande e tondeggiante, è per metà pieno di una sostanza che quando l’ampolla viene estratta appare solida e di un rosso molto scuro.
Dopo averla estratta, l’arcivescovo di Napoli inizia a scuoterla facendo una serie di movimenti piuttosto bruschi tramandati dalla tradizione. Ad esempio la rovescia più volte, facendo ampi gesti che i fedeli possono scorgere anche dal fondo della chiesa. Dopo poco, la sostanza contenuta nel contenitore più grande inizia a mostrare le proprietà di un liquido: è la famosa “liquefazione”, che avviene quasi sempre ed è considerata un segno di buon auspicio. L’ampolla viene quindi mostrata ai fedeli e il Cardinale ringrazia Dio per aver permesso l’avvenimento miracoloso.
Nonostante questo rituale solenne, a cui hanno spesso partecipato Papi e alti prelati, la Chiesa ha un atteggiamento prudente nei confronti di San Gennaro, del suo culto e del fenomeno della liquefazione del sangue. Della serie non ci credo, però siete liberi di crederci…
San Gennaro – che è il Santo patrono principale di Napoli – molto probabilmente non è nemmeno esistito e il fenomeno della liquefazione è un comune fenomeno chiamato “tissotropia”.
Le sostanze tissotropiche si trovano naturalmente allo stato solido e sono in grado di passare a quello liquido in seguito a scossoni e vibrazioni, come quelle subite dall’ampolla durante il rituale. Alcuni inchiostri per penne sono un tipico esempio di sostanza tissotropiche, ovvero un minerale, la molisite, che si trova in abbondanza sulle pendici del Vesuvio, vicino Napoli.
Trovo profondamente immorale che un “altissimo prelato” di quella stessa Chiesa che accoglie tra i suoi beati Don Pino Puglisi si abbassi a fare lo sciamano per creduloni e turisti.
Foto tratta da beatopadrepuglisi.it