A rispondere, ieri, al questi time, alla Camera dei deputati, è stata il sottosegretario alle Politiche agricole, la grillina Alessandra Pesce. Risposta interessante, perché la Pesce nega ciò che parlamentari e rappresentanti degli agricoltori hanno denunciato: la gestione monopolistica di questa varietà di grano duro. Un incontro tra tutti i protagonisti di questa storia, promosso dallo stesso sottosegretario, dovrebbe chiarire il ‘mistero’…
Grano duro Senatore Cappelli: ieri, alla Camera dei deputati, il Governo ha battuto il primo colpo, rispondendo all’interrogazione presentata dai parlamentari di di Liberi e Uguali, Rossella Muroni e Federico Fornaro. Non ha risposto il Ministro delle Politiche agricole e alimentari, Gian Marco Centinaio, ma il sottosegretario Alessandra Pesce, voluta dal Movimento 5 Stelle. Si tratta di una donna che nella vita si occupa proprio di agricoltura, dal momento che è dirigente di ricerca presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA).
Intanto va detto che I Nuovi Vespri hanno dato ampio spazio all’interrogazione presentata dai due parlamentari di Liberi e Uguali (QUI IL NOSTRO ARTICOLO CHE LA ILLUSTRA). Vediamo adesso di riassumere che cosa ha detto il sottosegretario Alessandra Pesce al question time di ieri a Montecitorio.
Chi legge il nostro blog sa come stanno le cose: due anni fa, in estate, con un ‘blitz’, il Ministero delle Politiche agricole, tramite uno dei propri bracci operativi – il CREA di Foggia – ha ceduto a una società privata, la SIS di Bologna i diritti di moltiplicazione del seme: una mossa che Confagricoltura Sicilia, per bocca del suo presidente, Ettore Pottino, ha fortemente Criticato (COME POTETE LEGGERE QUI).
Nell’interrogazione si chiede conto e ragione di questa mossa. La risposta del sottosegretario è interessante. Da un lato Alessandra Pesce afferma che il CREA “ha anche il diritto di utilizzare licenze con terzi cui affidare la riproduzione del seme per la moltiplicazione”, mentre “i ricavi derivati sono totalmente reinvestiti nell’attività di ricerca del comparto di riferimento. Tali profili scongiurano pertanto il rischio paventato dagli interroganti, sia in termini di conflitti di interesse, che di costituzione di situazioni di monopolio”.
La cosa suona un po’ strana, perché stando a quello che si dice nell’interrogazione dei parlamentari Muroni e Fornaro, e stando alle dichiarazioni di Pottino l’ipotesi di monopolio sembra invece sussistere.
Riportiamo un passaggio dell’intervista che Pottino ci ha rilasciato lo scorso agosto:
Non abbiamo deciso di intervistare Ettore Pottino per caso: è grazie a lui – per la precisione a un suo post su facebook – che abbiamo scoperto che la società bolognese che oggi controlla la cultivar Senatore Cappelli detta le regole del gioco. In questo momento, Ettore Pottino – che con il grano Senatore Cappelli produce una pasta artigianale di qualità (NE ABBIAMO PARLATO IN QUESTO ARTICOLO) – non può vendere né il grano Senatore Cappelli, né la pasta prodotta con la dizione ‘Pasta prodotta con grano duro Senatore Cappelli’. E’ così?
“Purtroppo è così”.
Come ha scritto su facebook lei dirà addio alla coltivazione del grano duro Senatore Cappelli?
“E che dovrei fare? Sottomettermi a chi è diventato monopolista di un’antica varietà di grano duro che dovrebbe essere patrimonio di tutti gli agricoltori italiani? Non lo farò mai!”.
Che farà con la produzione di grano Senatore Cappelli di quest’anno?
“Avrò difficoltà a venderla. I titolati dei molini mi hanno detto che non possono accettare grano Senatore Cappelli che non sia certificato”.
Certificato da chi?
“Dai signori della SIS, la società bolognese che ha acquisito l’esclusiva per moltiplicare il seme della varietà Senatore Cappelli”.
C’è un documento dell’Ufficio Repressioni Frodi che dà indicazioni in tal senso?
“No. Ma i titolari dei molini mi chiedono la tracciabilità”.
Sulla base di quale indicazione presentano questa richiesta? Se non ricordiamo male, la legge sementiera dice tutt’altro.
“Esattamente. La legge sementiera non pone limiti al reimpiego del grano. E noi, nella nostra azienda, reimpieghiamo da anni il grano duro Senatore Cappelli. La verità è che, in questa vicenda, ci sono alcune stranezze”.
Il sottosegretario Alessandra Pesce, nella risposta al question time, precisa ancora:
“Ad oggi la licenza per la moltiplicazione ai fini della commercializzazione della varietà ‘cappelli’, per l’Italia, è stata concessa dal CREA alla Società Italiana Sementi (SIS) per il periodo 23 dicembre 2016-22 dicembre 2013 previo avviso pubblico per le manifestazioni di interesse da parte delle ditte sementiere. la SIS ha dato avio alla campagna di moltiplicazione 2017, ricevendo dal CREA la quantità di seme prebase disponibile”.
A questo punto arriva n passaggio importante:
“La licenza concessa a SIS – ha detto il sottosegretario – limita l’esclusiva alla sola moltiplicazione del seme certificato per ottenere il seme di seconda riproduzione, di libera vendita”.
Per come la leggiamo noi, il sottosegretario ha detto che il CREA non può avere creato alcuna posizione di monopolio. La stessa cosa l’ha detta, sempre in Parlamento, l’ex Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina (oggi segretario nazionale reggente del PD).
Ma se due esponenti di due Governi dal colore politico diverso affermano che non c’è una situazione di monopolio nella gestione della varietà Senatore Cappelli, perché tanti agricoltori affermano il contrario?
“In ogni caso, per evitare qualsiasi problema sulla tematica – ha concluso il sottosegretario Alessandra Pesce – questo Ministero procederà quanto prima a un confronto articolato con il CREA e con i portatori di interessi del comparto produttivo, nell’ambito del gruppo di lavoro per la protezione delle piante sezioni sementi, in cui sono presenti tutti gli attori della produzione agricola, ferma restando la necessità di tutelare e mantenere il seme in purezza”.
In questo incontro tra Governo, rappresentanti degli agricoltori e vertici della SIS si dovrà per forza di cose giocare a carte scoperte: solo allora si capirà che così’è successo fino ad oggi.
Soddisfatto il commento dei rappresentanti di di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari:
“Esprimiamo soddisfazione – si legge in una nota di Agrinsieme – per la risposta del sottosegretario all’Agricoltura Alessandra Pesce a una interrogazione parlamentare inerente la varietà di grano duro ‘Senatore Cappelli’, nell’ambito della quale la rappresentante del Dicastero delle Politiche agricole ha chiarito che ‘per evitare qualsiasi problema sulla tematica, il Mipaaft procederà quanto prima a un confronto articolato con il Crea e con i portatori di interessi del comparto produttivo, nell’ambito del gruppo di lavoro per la protezione delle piante sezioni sementi, in cui sono presenti tutti gli attori della produzione agricola, ferma restando la necessità di tutelare e mantenere il seme in purezza’”.
Quella del ‘Senatore Cappelli’ – dice il coordinatore di Agrinsieme, Franco Verrascina – è una varietà di grano duro molto antica, ampiamente coltivata nel Mezzogiorno fino alla metà del secolo scorso; si tratta di una varietà selezionata nel 1915 da Nazareno Strampelli e che prese poi il nome del senatore abruzzese Raffaele Cappelli, promotore agli inizi del ‘900 della riforma agraria che portò alla distinzione tra grani duri e teneri”.
“Il ‘Senatore Cappelli’ – aggiunge Verrascina – è inoltre una varietà molto apprezzata dal punto di vista qualitativo, che va pertanto messa a disposizione degli agricoltori italiani, nell’interesse generale della biodiversità e del recupero delle varietà tradizionali. Il grano Senatore Cappelli è iscritto nel Registro delle varietà di specie agrarie tenuto dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo e i diritti patrimoniali derivanti dallo sfruttamento di tale varietà sono riconosciuti al Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria-CREA”.
In Parlamento c’è anche una seconda interrogazione parlamentare sul ‘caso’ Senatore Cappelli presentata dai senatori del Movimento 5 Stelle (CHE POTETE LEGGERE IN CALCE). A questa interrogazione dovrebbe rispondere il Ministro leghista, Gian Marco Centinaio (sarebbe un po’ strano, infatti, che un sotto segretario grillino risponda a un’interrogazione dei senatori grillini…).
Sulla vicenda c’è, agli atti, anche un’interrogazione presentata alla Commissione Europea dall’europarlamentare del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia e Sardegna, Ignazio Corrao (che potete leggere sempre in calce).
Il riferimento alla Sardegna non è causale: è stata proprio una famiglia di agricoltori di questa Regione a rilanciare la varietà Senatore Cappelli: si tratta della famiglia Accalai (per la precisione, Santino Accalai) (VI ABBIAMO RACCONTATO LA STORIA IN QUESTO ARTICOLO).
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