Il grandissimo Dante ci ha fornito tutti gli elementi per arrivare alle conclusioni. E noi siamo arrivati alla conclusione, al di là di ogni ragionevole dubbio, che un turbinio di bugie e di menzogne avvolse e tuttora avvolge la costruzione dell’Unità d’Italia. Oggi è nostro dovere ricordarlo a chi, mentendo, ci parla ancora di Nazione, di Patria e di Paese unito…
Mattinale del popolo corrotto
“Ti ho messo innanzi, or per te ti ciba”, dice il padre Dante, ovvero ti ho fornito tutti gli elementi perché tu, adesso, da solo, possa arrivare alle conclusioni.
Abbiamo dimostrato “al di là di ogni ragionevole dubbio”, che un turbinio di bugie e di menzogne avvolse e tuttora avvolge la costruzione dell’Unità d’Italia. Che dopo tradimenti, sangue, lutti e distruzioni fu impossibile per i Savoia e la classe dirigente dell’epoca scegliere una politica di pacificazione e di progresso collettivo e uniforme nel Paese, ma che fu necessario costruire attorno alla Grande Menzogna iniziale un castello, sempre più grande e ammennicolato con ulteriori menzogne che diventarono e sono la cultura e la storia mistificata del Paese.
Troppo facile fu! Troppi gli ignoranti, troppi gli analfabeti che purtroppo a quel tempo erano la maggioranza degli italiani. E che dire degli innocenti scolaretti, ai quali fu ammannita la zuccherosa simbiosi di mamma e patria, della dolosa appropriazione della storia di tanti patrioti che versarono il sangue per un’altra Italia, non certo per quella che fu la preda di guerra dei Savoia?
Nacquero e prosperarono autori di storie fasulle ed edificanti, di romanzi pseudostorici, di vite edulcorate d’eroi mammoni. Edmondo De Amicis e il suo piagnucoloso Cuore, lo sciagurato Pezzani, il trombone Carducci e tanti altri ”scrittori salariati” che concorsero a scrivere il romanzo storico chiamato Risorgimento.
Uno stato può reggersi sulle menzogne, ma gli effetti collaterali dell‘inganno si manifestano subito, prima di tutto nelle sue elite, nei suoi governanti e poi nell’intero Paese. E nei confronti dell’establishment che autorevolezza poteva avere un re truffaldino che si fece re violando le regole del diritto internazionale e che si divertì nel vedere le mura di Gaeta saltare in aria sotto i colpi dei cannoni rigati di Cialdini?
Gaeta, una città del Regno delle Due Sicilie dove il savoiardo era entrato a tradimento. E’ ovvio che questa verità messa in mani sbagliate costituì una potente arma di ricatto per chi aveva tutto l’interesse a soddisfare il proprio egoismo padronale ai danni del Sud.
Anche chi andava in Parlamento lo faceva per arricchirsi e tutti ridevano sotto sotto quando qualcuno in quelle aule si riempiva la bocca con parole senza significato come Patria, onestà, onore e dignità. Quale dignità poteva avere un Parlamento di corrotti e di lacchè che, per esempio, per compiacere l’abietto Savoia, non consentirono a Mazzini (a Mazzini!) di farne parte, nonostante fosse stato regolarmente eletto in quattro collegi?
Andatevi a leggere le infuocate invettive di donna Caterina ne I vecchi e i giovani di Pirandello a proposito di corruzione, a proposito di quel miserabile assassino di siciliani, ovvero di Crispi e dello scandalo della Banca Romana.
Chi dagli scanni istituzionali vi parla oggi di Nazione, di Patria, di un Paese unito, è un nipotino della Grande Menzogna, intrappolato nella coazione a ripetere. Quella Grande Menzogna che fu la radice della mala pianta che si chiama Italia.
Non dimenticatelo mai!
Foto tratta da memegen.it