Cosa s’intende per “alienazione culturale”? Nel caso degli abitanti del Sud Italia, il cuore dell’alienazione culturale sta in quel “sentirsi inferiori” rispetto agli abitanti del Nord Italia. Un meccanismo mentale studiato negli anni ’60 da Franz Fanon. Come si guarisce? Con dosi massicce di verità. Raccontando come il Nord, nel Risorgimento, ha conquistato e depredato il Sud!
La pubblicazione del post sul Partito del Sud ha provocato reazioni veementi e contrastanti (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Mi soffermerò ovviamente su quelle contrarie.
Ce ne sono di più tipi. Ci sono quelli che ironizzano anche pesantemente sulla costituzione di un ennesimo partito, come se la cosa togliesse qualcosa di prezioso alla loro vita e coprono di pesanti insulti gli ideatori, bollati inspiegabilmente come comunisti, sinistrorsi, piddini e riciclati.
Ci sono quelli che demonizzano l’iniziativa che vedono come una presa di posizione ingiustificata contro l’attuale governo che sta facendo bene e al quale bisogna dare fiducia.
Ci sono quelli che identificano la costituzione di un partito del Sud come espressione della bieca volontà di dividere un Paese, l’Italia, che è una e indivisibile e che è meglio che stia unito. Tra questi ultimi, inopinatamente, ci sono molti meridionali e molti siciliani, ovvero i figli e i discendenti di tutti coloro che, fin dai tempi dell’Unità di Italia, hanno subito, proprio a causa di questa Unità, una spoliazione sistematica e un impoverimento programmato da parte del Nord delle loro risorse economiche, civili e sociali.
Siamo di fronte una deviazione psicologica dovuta a una serie di condizionamenti negativi che in sociologia viene definita alienazione culturale e che è madre di comportamenti in contrasto con la propria vera natura e la propria vera condizione culturale. Un tema studiato da Franz Fanon, uno studioso che, negli anni ’60 del secolo passato, ha svolto importanti missioni negli Stati africani e che è considerato un grande conoscitore dei meccanismi di alienazione mentale e culturale caratteristici della “situazione coloniale” (QUI NOTIZIE SU FRANZ FANON).
Esempio: il siciliano emigrato al Nord che, per non sentirsi inferiore ai locali, si esprime nel loro dialetto. Questa deviazione ha ormai confini chiari e netti, e scientificamente dimostrabile al pari di uno dei tanti complessi che la psicanalisi ha definito e identificato.
Il cuore dell’alienazione culturale sta in quel “sentirsi inferiore” rispetto a qualcuno; nel nostro caso, di tanti siciliani nei confronti degli abitanti del Nord.
La domanda è dunque una: sono i siciliani e i meridionali in genere veramente inferiori ai “padani”? Si tratta della percezione di una realtà fattuale o di un (auto)convincimento? E se si tratta di convincimento, questo sentimento di inferiorità da dove e come nasce?
Immaginiamo che un bambino in buona salute venga sottoposto ad un trattamento che ne debilita lentamente corpo e animo e veda intorno a sé persone che gli parlano del suo grave stato e che si dichiarino e si mostrino disposti e premurosi nei suoi confronti, assicurandogli che lo terranno in vita, ma non cessando mai di ricordargli che senza di loro la sua fine è segnata.
Nel tempo, il bambino, cresciuto in quello stato si convincerà di essere una persona gravemente malata, e che dipende da queste persone gentili e premurose. Mutatis mutandis è quello che è successo al Mezzogiorno e alla Sicilia.
Dall’alienazione culturale si guarisce e si guarisce in un solo modo: con dosi massive di verità.
Si comincia da una verità antica, una verità mistificata sin dal 1860, dal Risorgimento che non è un’epopea popolare, ma una conquista militare, proditoria e predatoria, di uno Stato, il Piemonte, ai danni di un altro, il Regno delle due Sicilie. Di una vera e propria invasione gabellata per liberazione.
Un’invasione studiata a tavolino nei minimi particolari e realizzata con mezzi militari e a mezzo di una corruzione diffusa e capillare attuata nelle alte sfere amministrative e militari del nemico. Molti ministri e tutti i generali dell’esercito Borbone furono corrotti e allettati con la promessa del passaggio lineare nell’esercito invasore (cosa che puntualmente accadde). A tutta la nobiltà fu garantito che nulla sarebbe cambiato per loro (questo e non altro intende Giuseppe Tomasi di Lampedusa) in termini di privilegi e status. Quando le colonne portanti di uno Stato tradiscono non può esserci scampo. E così fu.
Impariamo questo, intanto, e vedremo che la febbre comincia a diminuire.
Fine prima puntata (continua)
I Nuovi Vespri: una politica per restituire la Sicilia ai siciliani
Visualizza commenti