Da circa sei mesi il Comune di Palermo – o meglio, la RAP – ha deciso di non ‘esportare’ più il percolato e di trattarlo con il depuratore comunale di Acqua dei Corsari. Con un bel risparmio di soldi. Domanda: perché tale provvedimento non è stato adottato prima? Il ‘mistero’ dell’impianto per il trattamento del percolato che avrebbe dovuto vedere la luce proprio nella discarica di Bellolampo…
Palermo e i rifiuti: la notizia non è che, da circa sei mesi, il percolato della discarica di Bellolampo non viene più ‘esportato’ fuori dalla Sicilia a costi ‘salatissimi’ e viene invece trattato dal depuratore di Acqua dei Corsari. Le notizie, invece, sono due e si condensano in due domande. Prima domanda: perché il percolato, per anni, è stato ‘esportato’ fuori dalla nostra Isola, quando trattarlo con il depuratore di Acqua dei Corsari costa molto meno? Seconda domanda: perché non è stato realizzato l’impianto per il trattamento del percolato nella stessa discarica di Bellolampo?
Sono domande legittime. Analizzandole si scopre che, per anni, il Comune di Palermo ha speso una barca di soldi per portare fuori dalla Sicilia il percolato, il liquido che si forma nelle discariche per effetto dell’azione delle piogge. Liquido pieno di sostanze inquinanti che va trattato. Servono anche a questo, per l’appunto, i depuratori: a trattare liquidi inquinanti come il percolato.
In effetti – così almeno ricordiamo – per un certo periodo il percolato della discarica di Bellolampo è stato trattato dal depuratore di Acqua dei Corsari. Poi, improvvisamente, per motivi non chiari, si è deciso di ‘esportare’ il percolato a costi maggiori. Questa storia dell’ ‘export’ del percolato è durata anni.
Da sei mesi a questa parte, o giù di lì, il Comune ha deciso di portare il percolato nel depuratore cittadini di Acqua dei Corsari. O meglio, così hanno deciso i vertici della RAP, la società del Comune che si occupa della raccolta dei rifiuti e della gestione della discarica di Bellolampo.
Perché questa decisione? Forse perché i soldi cominciano a scarseggiare? In ogni caso, è una decisione un po’ strana. Infatti, se negli anni passati era stato deciso di ‘esportare’ fuori dalla Sicilia il percolato perché fonte di pericoloso inquinamento, come mai, oggi, questo ‘pericolo’ è venuto meno?
Stranezze di Palermo. Anzi del Comune di Palermo che, in fatto di gestione dei rifiuti, presenta tante, forse troppe anomalie: e questa anomalia si va ad aggiungere alle altre che trovate negli articoli allegati. Anche se in questa anomalia, a quanto si sussurra, ci sarebbe lo zampino del dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione siciliana.
Da quello che siamo riusciti ad appurare, ai tempi dell’ ‘export’ del percolato – sembrerebbe in Calabria, a Gioia Tauro – il costo del trattamento di una tonnellata di percolato costava da 120 a 150 euro. Oggi trattarlo nel depuratore di Acqua dei Corsari costerebbe intorno a 50 euro a tonnellata.
Non solo. I soldi per il trattamento del percolato escono dalle ‘casse’ della RAP e vanno nelle ‘casse’ dell’AMAP, l’Azienda che gestisce il servizio idrico a Palermo (e in alcuni Comuni della provincia).
I soldi rimangono al Comune di Palermo, perché RAP e AMAP sono due società controllate dallo stesso Comune. Mentre prima i soldi per pagare il trattamento del percolato finivano fuori dalla Sicilia.
Un bel risparmio, no? E se è così, non ci potevano pensare prima? Tra l’altro, va ricordato che il depuratore di Acqua dei Corsari può depurate i reflui di 440 mila abitanti e, fino ad oggi, ha servito 350 mila abitanti circa. Nessuno può dire che il depuratore di Acqua dei Corsari, con il percolato di Bellolampo, va sotto pressione: tant’è vero che, da sei mesi, come già ricordato, lo sta trattando.
C’è, poi, da rispondere, o provare a rispondere alla seconda domanda che abbiamo posto all’inizio. E cioè: perché non è stato realizzato l’impianto per il trattamento del percolato nella stessa discarica di Bellolampo?
L’impianto, in primo luogo, avrebbe consentito notevoli risparmi. A noi risulta che era già pronto un progetto. Poi, però – per motivi che non siamo riusciti a capire (altro ‘mistero’ legato alla gestione dei rifiuti di Palermo) – di questo progetto non se n’è fatto nulla. E il percolato della discarica di Bellolampo ha continuano ad essere ‘esportato’ di qua e di là.
Con rischi non indifferenti: perché una cosa è trattare il percolato là dove viene prodotto, cioè nella discarica di Bellolampo, mentre altra e ben diversa cosa è organizzare il trasporto del percolato su mezzi gommati che, per definizione, sono costosi e inquinanti.
Insomma, tutto contro logica, con un dispendio di denaro pubblico.
Non solo. L’impianto per il trattamento del percolato a Bellolampo avrebbe prodotto una fonte di acqua con la quale lavare, a costo zero, i mezzi che arrivano nella discarica di Palermo colmi di immondizia.
Ribadiamo: tutto il contrario di quello che sarebbe stato logico fare…
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