Ormai nel Partito Democratico si ragiona a tipo “Betta cuntrariusa”: i grillini dicono una cosa? E loro affermano l’opposto. La politica come contrapposizione a prescindere dal merito delle questioni. Anche se, volendo, il no al riposo domenicale per i lavoratori degli esercizi commerciali è perfettamente in linea con il renzismo modello articolo 18 e Jobs Act…
Quando i Papi si occupavano di anime e, al massimo, di morigerate cose terrene (non sempre nella Chiesa è stato così, ai tempi di Alessandro VI Borgia, ad esempio, gli argomenti erano altri…) la domenica era sacra. E oggi? Qualche tempo fa Papa Francesco si è pronunciato in favore del settimo giorno di riposo. Ma in queste ore convulse e avvelenate, contrassegnate dalla proposta del vice premier e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, di non far lavorare la domenica gli esercizi commerciali – o, magari, di farli lavorare a turno – Santa Madre Chiesa non si è espressa.
E dire che, nel dicembre dello scorso anno, Papa Francesco ha affermato:
“L’astensione domenicale dal lavoro non esisteva nei primi secoli: è un apporto specifico del cristianesimo. Fu il senso cristiano del vivere da figli e non da schiavi, animato dall’Eucaristia, a fare della domenica, quasi universalmente, il giorno del riposo”.
In queste ore, però, ribadiamo, non ci sono dichiarazioni. Del resto, è pur sempre, l’attuale esecutivo italiano, un Governo di ‘populisti’ che non piace a Soros e alle sue ONG. E allora…
Insomma, a riposo, in queste ore, deve essere il Santo Padre: magari ci sbagliamo, ma non abbiamo letto una dichiarazione del Vaticano in favore di Di Maio, attaccato persino dalla sinistra, o presunta tale.
Già, la sinistra. Ma non dovrebbe essere in favore dei lavoratori? In Italia, ormai, con Matteo Renzi sulla plancia di comando del Partito Democratico abbiamo visto di tutto. C’era chi pensava che, mandando a casa Renzi (che, detto per inciso, non ha alcuna voglia di farsi da parte), il ‘corpo’ del PD sarebbe migliorato: quasi una guarigione dopo una malattia.
Ma dando un’occhiata ai giornali e alla rete, beh, ci accorgiamo che il renzismo ha ormai invaso non soltanto il corpo, ma anche l’anima di questo partito che, a quasi sei mesi dalla sconfitta delle ultime elezioni politiche, ogni volta che c’è qualche proposta grillina, secerne sempre veleno.
Ormai è un riflesso pavloviano: i grillini dicono una cosa e i dirigenti del PD, il segretario reggente Maurizio Martina in testa, affermano l’esatto contrario, a tipo “Betta cuntrariusa“, noto personaggio che è sempre contro.
Detto questo, però, vi assicuriamo che è impagabile leggere, sulla rete, i commenti accidiosi e velenosi di militanti e simpatizzanti del PD contro la proposta degli esercizi commerciali chiusi la domenica: non sono tutti così, perché magari, in questo partito, qualcuno che si ricorda ancora di aver fatto parte del vecchio Pci si trova: con il lanternino, certo, ma si trova.
Ci ha colpito, in particolare, la filippica di un esponente della sinistra – non faremo nomi – che ha elencato almeno dieci motivi per dire no alla proposta del riposo domenicale di Di Maio (dieci, nel PD, è un numero magico: erano dieci le domande a Berlusconi prima del patto del Nazareno…): motivazioni economiche, giuridiche, sociali, filosofiche, storiche, geografiche, sociologiche, etiche, matematiche, scientifiche e persino gnoseologiche.
Poi uno si è infilato un tizio con la ‘minutidda’ e ha scritto:
“Ci sarebbe anche la Bibbia…”.
Vabbé. Però, dobbiamo chiedercelo e chiederlo: non è meraviglioso che un partito che si dice di sinistra difenda il lavoro la domenica?
Poiché siamo a Palermo poniamo una domanda di ‘casa’: ma l’Arcivescovo della città, monsignor Corrado Lorefice, che ne pensa di questa storia? Dirà qualcosa o del lavoro si è già abbondantemente occupato a proposito dei dipendenti dell’Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’?
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