Non si avvicina tanto per il commissariamento della Regione siciliana sul Bilancio: che è un fatto politico e tecnico. Si avvicina perché, vuoi o non vuoi, con la ricognizione annuale delle società partecipate il Comune e le società che fanno capo allo stesso Comune dovranno fare finalmente chiarezza sui conti. La consigliera comunale Sabrina Figuccia invita l’amministrazione comunale a non toccare gli stipendi dei dipendenti comunali
Cosa sono, in realtà, i “disallineamenti” presenti nel Bilancio del Comune di Palermo? Questa parola magica, fino ad oggi, ha tenuto a bada la curiosità di chi oggi dovrebbe illustrare e commentare i fatti amministrativi. Però, davanti al commissariamento del Bilancio di previsione 2018 – la Regione siciliana che invia un commissario che, di fatto, si dovrà sostituire agli organi comunali di Palermo per approvare il Bilancio 2018 – la parolina ‘magica’ è tornata in auge.
Eh sì, ci sono i “disallineamenti”. Che, a quanto pare, ammontano a circa 70 milioni di euro! Anche se la lira non è più di moda, 70 milioni di euro corrispondono, grosso modo, a 140 miliardi di euro di vecchie lire. Avete idea di che cosa sarebbe successo al Comune di Palermo, negli anni ’90 del secolo passato, se fosse successa una cosa del genere?
L’amministrazione comunale sarebbe già a casa. E sarebbero in corso inchieste di tutti i generi. Invece assistiamo a una farsa in piena regola, che la dice lunga su che cosa sono diventate, a Palermo, politica e legalità amministrativa.
Già, la farsa: con il Comune e due società che fanno capo allo stesso Comune – l’AMAT (l’Azienda del Comune che si occupa del trasporto dei passeggeri con i bus e il Tram) e la RAP (la società che gestisce il servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti) – xche si ‘palleggiano’ 70 milioni di euro che ci sono e non ci sono…
Proviamo a illustrare, se ci riusciamo con parole semplici, cosa sono questi “disallineamenti”. In pratica, il Comune di Palermo mette, tra le proprie entrate, questi 70 milioni di euro. La stessa cosa, però, fanno AMAT e RAP. Ora, ‘sti benedetti 70 milioni di euro o sono del Comune, o sono delle due Aziende comunali.: gli stessi soldi, fino a prova contraria, non possono stare in bilanci di soggetti diversi.
Il sindaco Leoluca Orlando ha ‘ordinato’ ai vertici delle due società di eliminare dai rispettivi bilanci queste somme. Teniamo conto che i ‘capi’ di queste due aziende comunali li ha nominati lo stesso sindaco: Giuseppe Norata, vicino al parlamentare nazionale del PD, il renziano Davide Faraone, al vertice della RAP; Michele Cimino, già parlamentare e assessore regionale di Forza Italia, al vertice dell’AMAT in quota ‘Sicilia Futura’, il movimento di Salvatore ‘Totò’ Cardinale di Mussomeli.
Insomma, Norata e Cimino dovrebbero fare ‘pulizia’ e togliere dai bilanci delle rispettive aziende questi 70 milioni di euro circa. Ma così facendo sballerebbero i bilanci di RAP e AMAT, che sono ‘ballerini’ a prescindere dai disallineamenti.
Questo spiega il temporeggiamento del Comune di Palermo, che è stato commissariato sia per ritardi nel redigere il Bilancio consuntivo 2017 (che, a quanto pare, si sarebbe materializzato, ma non abbiamo ancora avuto il piacere di leggerlo), sia per il Bilancio di previsione 2018.
Per carità: il Comune di Palermo non è l’unico in Sicilia ad avere problemi di Bilancio. Sono circa 300 su 390 i Comuni senza Bilancio (COME POTETE LEGGERE QUI). Il Comune di Catania, oltre a non avere ancora un Bilancio, ad esempio, ha un ‘buco’ di 1,6 miliardi e non si capisce che cosa succederà (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).
La particolarità del Bilancio del Comune del capoluogo dell’Isola è l’opacità: cosa sono, infatti, i “disallineamenti” se non confusione nella contabilità?
Detto questo, chiamare a settembre Bilancio di previsione 2018 uno strumento contabile che deve ancora essere approvato è un po’ ridicolo. Considerato che tutti questi Comuni senza Bilancio di previsione approvato, fino ad oggi, hanno amministrato tra spese obbligatorie e ricorso al bilancio in dodicesimi, sarebbe più corretto parlare di Primi rendiconti 2018, da gennaio a settembre (ammesso che i Bilanci 2018 vengano approvato entro settembre, non sappiamo se dai commissari o dai Consigli comunali).
Quello che possiamo dire è che le polemiche – al Comune di Palermo – su Bilancio e società comunali non sono mancate. Soprattutto in ordine agli sprechi di AMAT e RAP, ascrivibili, ovviamente, ai vecchi amministratori.
In tutto questo il Comune di Palermo dovrebbe effettuare la ricognizione annuale delle società partecipate. Un atto amministrativo che dovrebbe fare finalmente luce sui veri conti delle società comunali, AMAT e RAP in testa.
A nostro modesto avviso, la situazione è difficile. Una spia, da molti sottovalutata, è rappresentata dalle dimissioni di un revisore dei conti del Comune, il commercialista Calcedonio Li Pomi (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).
Su questa vicenda dei conti del Comune di Palermo ne vedremo delle belle.
Aggiornamento 1 – Intervento della consigliera comunale, Sabrina Figuccia:
“Ancora una volta questa amministrazione stupisce per la sua incapacità non riuscendo neanche ad approvare bilanci e documenti finanziari. Un nuovo, ennesimo commissariamento arriva da parte della Regione per il Bilancio 2018, su cui pesano una serie di disallineamenti milionari che rischiano di mandare ‘a carte quarantotto’ le già precarie partecipate, in particolare RAP e AMAT. Ma la stessa amministrazione, bacchettata ancora una volta dalla Regione, lungi dall’ammettere i propri errori, se la prende con gli ultimi e cerca di recuperare i soldi a destra e a manca sino a mettere le mani in tasca ai dipendenti comunali”.
“Se da un lato ritengo corretto perseguire i morosi perché è giusto che tutti paghino, dall’altro trovo inaccettabile farlo proprio a partire dai già miseri stipendi dei dipendenti comunali. Direi dunque all’assessore al Bilancio del Comune, Antonino Gentile: invece di proporre azioni legalmente discutibili e socialmente devastanti, cerchi di mettere in campo soluzioni coerenti con il suo ruolo istituzionale”.
Sabrina Figuccia critica il tentativo del Comune di Palermo di “aggredire” gli stipendi dei dipendenti comunali e parla di “un vero e proprio stato confusionale”.
“Se in generale talvolta il fine giustifica i mezzi – aggiunge – in questo caso invece siamo di fronte all’ennesimo strafalcione di questa amministrazione. Ad essere leso infatti sarebbe un diritto soggettivo acquisito, poiché ad essere aggredito non sarebbe il salario accessorio, cosa che già avviene, ma lo stipendio base che viene corrisposto mensilmente”.
Nel suo comunicato Sabrina Figuccia riporta una dichiarazione di Daniele Galici, dirigente sindacale UGL:
“Se il Comune intende fare cassa – dice Galici – inizi colpendo i grandi evasori e non il personale comunale che, in media, riceve uno stipendio di 1.100 euro al mese”.
Aggiornamento 2 – Comunicato dei consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco e Antonino Randazzo
“Non è dato sapere da quale fonte normativa provengano simili notizie. Pagare le tasse è giusto e tutti lo dovrebbero fare, ma le procedure legali ed esecutive non prevedono alcuna forma di compensazione con eventuali crediti (di lavoro) vantati dai cittadini dipendenti del Comune”.
Lo dichiarano in una nota i consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle, Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco e Antonino Randazzo commentando la notizia secondo cui a 2.100 dipendenti comunali morosi sulle tasse sarà applicata una trattenuta in busta paga.
“Bisogna comprendere, intanto, se i circa 2.000 dipendenti hanno ricevuto avvisi di accertamento non opposti e non pagati, così provocando l’attivazione delle procedure di riscossione coattiva, che prevede anche la possibilità di pignorare il quinto dello stipendio. Ecco perché – hanno affermano i cinquestelle – non si comprende la notizia di oggi, se non come forma di vuota propaganda; a meno che il Comune non abbia ‘inventato’ qualcosa che giuridicamente non esiste. I dipendenti morosi vanno trattati come tutti gli altri cittadini palermitani morosi, con fermezza ma senza intenti persecutori”.
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