Non sempre far parte dello stesso Governo significa ‘ingoiare i rospi’. Così un gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione sulla ‘privatizzazione’ della varietà di grano duro ‘Senatore Cappelli’. Vicenda sulla quale il Ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio (al quale è rivolta l’interrogazione), da quando si è insediato, fa il pesce dentro il barile…
Si fa sempre più dura la battaglia sulla ‘privatizzazione’ della varietà di grano duro Senatore Cappelli, gloria e vanto della cerealicoltura meridionale, che una società bolognese ha scippato agli agricoltori del Mezzogiorno. Il solito atto di ‘pirateria’ antimeridionale che, dal 1860, contraddistingue l’atteggiamento ‘colonialista’ del Nord rispetto al Meridione. Sulla vicenda la politica registra una dettagliata interrogazione di un gruppo di senatori del Movimento 5 Stelle.
Un atto politico importante. Perché l’interrogazione – primo firmatario il senatore grillino della Basilicata, Saverio De Bonis, tra i protagonisti di GranoSalus – si rivolge al Ministro delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio.
Non sfugge, agli osservatori, il dato politico di questa interrogazione: Movimento 5 Stelle e Lega danno vita all’attuale Governo. Di solito, tra alleati di Governo si discute, per l’appunto, da alleati.
Se i grillini hanno presentato un’interrogazione al Ministro leghista Centinaio, beh, dobbiamo presupporre che, sulla vicenda grano duro Senatore Cappelli i telefoni debbono essersi rotti…
Proviamo, adesso, a entrare nel merito di questa storia. Abbiamo già raccontato ai nostri lettori come, con i soliti raggiri, il Centro Nord Italia, da decenni, si è impossessato, di fatto, del mercato dell’olio d’oliva extra vergine italiano. Tutto questo succede, ancora oggi, nonostante tre Regioni del Sud – Puglia, Calabria e Sicilia – producano il 90% circa dell’olio extra vergine d’oliva italiano (non a caso, insieme con gli amici pugliesi, calabresi e, in generale, con tutto il Sud, si sta cercando di rilanciare l’extra vergine di oliva del Meridione, COME POTETE LEGGERE QUI).
Molto più recente è, invece, il già ricordato scippo della cultivar (o varietà) di grano duro Senatore Cappelli, selezionata in Puglia nei primi del ‘900, messa da parte a partire dagli anni ’60 del secolo passato e tornata in auge negli ultimi anni grazie alla lungimiranza degli agricoltori meridionali e, in particolare, dalla famiglia di imprenditori agricoli Accalai, in Sardegna (COME POTETE LEGGERE QUI).
Precisiamo che, oggi, la varietà Senatore Cappelli, pur non raggiungendo grandi produzioni (in media si arriva a circa 20 quintali di grano per ettaro) è importantissima per almeno due fattori.
In primo luogo perché si presta in modo egregio alla coltivazione in biologico: l’altezza dello stelo rende questa pianta molto competitiva rispetto alle cosiddette malerbe.
In secondo luogo perché spunta prezzi molto concorrenziali: da 70 a 90 e oltre euro per ogni quintale di prodotto per il tradizionale, circa 20 euro in più se il grano è prodotto in biologico; una cifra ragguardevole, se si pensa che il grano duro tradizionale prodotto nel Sud, da due anni a questa parte, non va oltre i 18-20 euro per quintale!
Ci rendiamo conto di quale ricchezza si è appropriata una società bolognese ai danni degli agricoltori del Sud, con la copertura del Ministero delle Politiche agricole?
Gli agricoltori del Sud – con in testa una famiglia di cerealicoltori della Sardegna – rilanciano la cultivar Senatore Cappelli che è stata abbandonata, come già ricordato, negli anni ’60, quando si pensava che il futuro della granicotura fosse legato a varietà di taglia bassa molto produttive.
Il rilancio di questa varietà storica – che ricordiamolo, è pugliese – è il frutto della fatica degli agricoltori del Sud, che fanno riscoprire le caratteristiche organolettiche di pregio di questa antica cultivar (per la cronaca, nella produzione di pasta il grano duro Senatore Cappelli è considerato il massimo).
Il rilancio riesce, il mercato risponde bene. E cosa fanno i soliti ‘nordisti’? Non si limitano a entrare nel mercato come tutti gli altri, ma, con l’aiuto del Ministero delle Politiche agricole, si impossessano di questa varietà: non soltanto della moltiplicazione del seme, ma anche della possibilità di vendita. In pratica, il monopolio!
Ma andiamo all’interrogazione dei grillini, che, tra le altre cose, ha il pregio di ripercorrere la storia di questa eccezionale varietà di grano duro del Sud. Come già ricordato, il primo firmatario è il senatore Saverio De Bonis, protagonista di GranoSalus, l’Associazione che raccoglie consumatori e produttori di grano duro nel Sud Italia.
GranoSalus, per la cronaca, è nota per aver intrapreso – insieme con I Nuovi Vespri – una battaglia culturale e politica in difesa del grano duro del Mezzogiorno d’Italia. Una battaglia contrassegnata da uno duro scontro contro le multinazionali della pasta dopo aver promosso i controlli su otto marche di pasta industriale italiana (QUI L’ARTICOLO CHE ILLUSTRA I RISULTATI DELLE ANALISI SU OTTO MARCHI DI PASTA ITALIANA: Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia).
Vicenda finita in Tribunale, a Roma, con i giudici che hanno dato ragione a GranoSalus e a I Nuovi Vespri (COME POTETE LEGGERE QUI).
Leggiamo, adesso, l’interrogazione, precisando che, oltre alla firma di De Bonis, è stata firmata anche dai senatori grillini Naturale, Leone, Ciampolillo, Abata, Agostinelli, Trentacoste, Gallicchio, Lomuti, Botto, Fattori e Mollame.
Nella premessa si legge che “la varietà di grano duro denominata ‘Senatore Cappelli’ è stata iscritta a registro nel 1969 dal CRA, oggi CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria), ente di ricerca pubblica vigilato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, al quale sono riconducibili i diritti del costitutore e quindi i diritti patrimoniali derivanti dallo sfruttamento della varietà stessa”.
La varietà Senatore Cappelli, “dalle dimostrate e importanti qualità nutrizionali, con particolare riferimento al basso contenuto di glutine, venne costituita nel primo ventennio del ‘900, mettendo così a disposizione degli agricoltori una varietà adattabile al contesto”. Dove il “contesto, dovrebbe essere il Mezzogiorno d’Italia, zona d’elezione per la coltivazione del grano duro.
E infatti nell’interrogazione si ricorda che “il grano duro ‘Cappelli’ è coltivato in particolare nel Meridione d’Italia (Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia) con estensioni nelle Marche, in Abruzzo e in Toscana”.
Poi si passa al grande genetista agrario, Nazareno Strampelli (1866-1942), nato a Castelraimondo (Macerata). Fu proprio Strampelli “che costituì questa varietà di grano nel 1915”, operando “presso la regia stazione sperimentale di granicoltura di Rieti mediante selezione genealogica dalla popolazione nord-africana Jenah Rhetifah e successivamente si trasferì presso il Centro di ricerca per la cerealicoltura di Foggia”.
“Strampelli – leggiamo sempre nell’atto ispettivo – dedicò questa cultivar al marchese abruzzese Raffaele Cappelli, senatore del Regno d’Italia che negli ultimi anni dell’800 aveva avviato trasformazioni agrarie importanti in Puglia. La varietà ‘Cappelli’ – si precisa è ancora iscritta nel Registro nazionale delle varietà, tenuto presso il Ministero (ovviamente delle Politiche agricole ndr), e il mantenimento della sua purezza è stato effettuato dalla sezione di Foggia dell’Istituto sperimentale per la cerealicoltura”.
A questo punto si comincia a entrare nel vivo di questa incredibile storia, quando il CREA – braccio operativo del Ministero delle Politiche agricole, nel 2016 (Ministro era allora Maurizio martina, oggi segretario nazionale del PD) – decide di avviare un’operazione sulla quale gravano non pochi dubbi:
“Il CREA in data 30 giugno 2016 – scrivono i senatori grillini – ha avviato un procedimento di evidenza pubblica (n. 0030316) ‘aperto alle Aziende Sementiere per formulare manifestazioni di interesse preliminari per l’acquisizione esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della nuova cultivar (di seguito Varietà) di grano duro denominata Cappelli'”.
“La suddetta procedura – si sottolinea nell’interrogazione – desta diversi dubbi dal punto di vista della regolarità legale, in quanto la costituzione del seme ‘Cappelli’ risale al 1915 e la prima iscrizione al Registro nazionale risale al decreto ministeriale 5 agosto 1938 (Gazzetta Ufficiale n. 196 del 29 agosto 1938). Il brevetto, dunque, sarebbe già scaduto ai sensi dell’art. 109 del codice di proprietà industriale e l’utilizzo della formula ‘nuova’ cultivar, per attribuirne diritti di sfruttamento commerciale a qualcuno, sarebbe operazione opinabile”.
Insomma, apprendiamo che una varietà selezionata nel 1915 sarebbe diventata “nuova”…
“In particolare – scrivono puntuti i senatori del Movimento 5 Stelle – il ‘Cappelli’ è stato iscritto nel registro delle varietà di specie agrarie presso il Ministero la prima volta in data 5 agosto 1938; poi, in data 3 maggio 1969, venne iscritto nuovamente e in seguito fu fatto un secondo rinnovo il 13 ottobre 1990, a cui sono seguiti un terzo rinnovo il 14 febbraio 2001 e un ultimo rinnovo il 26 febbraio 2011”.
“Inoltre – prosegue l’interrogazione – nel citato bando si precisava che ‘il presente avviso non costituisce offerta al pubblico ex art. 1336 c.c., né un sollecito all’investimento ai sensi degli artt. 94 e seguenti del D.Lgs. 24.2.1998, n. 58 e s.m.i., bensì semplice ricerca di mercato, cui non consegue alcun obbligo per l’Ente a fornire informazioni circa l’esito di offerte, né alcun obbligo di stipula”.
“Invece – scrivono sempre i senatori del Movimento 5 Stelle – la determinazione direttoriale n. 96 del 10 agosto 2016 procedeva all’assegnazione in esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della nuova cultivar ‘Cappelli’ alla Società italiana sementi SIS SpA, con sede a San Lazzaro di Savena (Bologna) via Mirandola n. 1. Di conseguenza la società, come annunciato sul proprio sito, per 15 anni produrrà e certificherà in esclusiva la varietà antica di frumento duro”.
La ‘privatizzazione’ di un essere vivente – perché di questo si tratta – in questo caso della varietà Senatore Cappelli non è stata accolta bene (QUI UNA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA SICILIA, ETTORE POTTINO, CHE ATTACCA SIS E COLDIRETTI, CHE AVREBBERO CREATO IL MONOPOLIO SULLA VARIETA’ SENATORE CAPPELLI).
“La circostanza – si legge ancora nel’interrogazione – secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, ha sollevato tra gli operatori dell’intera filiera del grano ‘Cappelli’ molteplici perplessità per le modalità di assegnazione dell’esclusiva e per le ripercussioni negative. A fronte delle numerose proteste, che hanno trovato eco sulla stampa, nella XVII Legislatura sono stati presentati svariati atti di sindacato ispettivo, di cui solo due hanno ricevuto risposta”.
Si tratta di due interrogazioni alle quali hanno risposto l’ex sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, e l’ex Ministro delle Politiche agricole, il già citato Maurizio Martina.
“In particolare – scrivono i grillini – il sottosegretario pro tempore Giuseppe Castiglione, rispondendo all’interrogazione 5-12526 presentata dal deputato Schullian Manfred, precisava che, dal 2007 e fino al 2016, la varietà è stata affidata per la moltiplicazione, ai fini della successiva commercializzazione, con un’esclusiva territoriale a due ditte, una per la sola Sardegna (Selet) e l’altra per il restante territorio italiano. In realtà risulta agli interroganti che, a seguito della risoluzione del contratto novennale, è stata avviata la suddetta procedura ad evidenza pubblica per individuare il nuovo soggetto cui affidare la moltiplicazione del seme. La procedura di selezione pubblica ha visto 4 manifestazioni di interesse, tra cui quella della ditta Selet. Queste aziende sono state invitate, dall’apposita commissione tecnica, a proporre un piano di sviluppo e ad accettare i nuovi livelli di royalty attestati su 40 euro a tonnellata rispetto ai 15 euro dei precedenti contratti. Tuttavia, a seguito di tale richiesta, la Selet non avrebbe fornito alcun riscontro e, con la citata determina n. 96 del 10 agosto 2016, l’esclusiva è stata affidata alla società SIS sulla base delle garanzie fornite rispetto a quanto richiesto in termini di capacità produttiva e diffusione su tutto il territorio”.
“Il sottosegretario Castiglione – proseguono i senatori grillini – aggiungeva che è fatto salvo il diritto dell’agricoltore di autoriprodurre il seme per i propri bisogni, tra i quali non figura il commercio del seme autoprodotto: chiunque voglia produrre e porre in commercio il seme, pertanto, dovrà sottoporsi al regime di certificazione e controllo previsti dalla legge sementiera”.
Poi è la volta dell’allora Ministro Martina che, “rispondendo all’interrogazione 3-03447 presentata presso la Camera dei deputati, confermava quanto riferito dal sottosegretario Castiglione, precisando che la produzione delle sementi di base è riservata, nel caso della varietà ‘Cappelli’, al CREA di Foggia, che può indicare la SIS come esecutore materiale della produzione. In questo senso il responsabile della conservazione in purezza, ovvero il CREA-CER Foggia, è l’unico soggetto che possa avere la disponibilità del seme di base, e può quindi cedere in via contrattuale tale seme per la produzione commerciale. Tali profili, pertanto, avrebbero scongiurato il rischio paventato sia in termini di possibili conflitti di interessi che di costituzione di situazioni di monopolio in capo alla SIS”.
Insomma, Martina escludeva la creazione di un monopolio.
“Precisava infine Martina – scrivono sempre i senatori grillini – che la varietà di frumento duro ‘Cappelli’ è una varietà pubblica e, in quanto tale, la semente può essere commercializzata da ogni soggetto a cui è stata riconosciuta la facoltà di esercitare l’attività sementiera nel campo specifico dei cereali, restando salvo in ogni caso il diritto dell’agricoltore di autoriprodurre il seme per i soli propri bisogni, che non prevedono il commercio dello stesso seme prodotto. Tali precisazioni, tuttavia, a parere degli interroganti non riescono a cancellare il paradosso secondo il quale gli agricoltori possano essere liberi di coltivare la varietà, ma non di commercializzarla”.
Quindi, se gli agricoltori possono coltivare la varietà Senatore cappelli, ma non possono, poi, commercializzare la granella qualche problema c’è. O no?
“L’assegnazione – sottolineano i senatori del Movimento 5 Stelle – creerebbe quindi un regime di monopolio: la fornitura del seme all’azienda agricola è condizionata alla sottoscrizione di un contratto con la ditta sementiera nel quale si prevede il conferimento dell’intera produzione agricola: gli imprenditori non avranno, quindi, la possibilità di sviluppare e promuovere un proprio progetto di filiera. Diversi agricoltori hanno segnalato al primo firmatario del presente atto, con prove documentali inoppugnabili, il diniego di fornitura del seme da parte di SIS che subordinava tale rapporto all’obbligatoria riconsegna del grano da macina, in violazione alle regole di libero mercato”.
Qui inizia il ‘giallo’ che I Nuovi Vespri hanno già raccontato lo scorso 24 agosto (COME POTETE LEGGERE QUI). E’ la storia di una documentazione sulla vicenda Senatore Cappelli che i parlamentari grillini hanno richiesto agli uffici del Ministero delle Politiche agricole e che tali uffici hanno in parte negato. Su tale vicenda c’è un ricorso al TAR Lazio.
Seguono le domande poste al Ministro, il già citato leghista Gian marco Centinaio.
Il Ministro è a conoscenza dei fatti esposti? Dovrebbe essere a conoscenza, sia perché la storia è troppo importante per non essere nota a un Ministro, sia perché i sono due interrogazioni: una rivolta proprio al Ministro da due parlamentari di Liberi e Uguali Rossella Muroni e Federico Fornaro; e un’interrogazione presentata al Parlamento europeo dall’eurodeputato del Movimento 5 Stelle eletto nel collegio Sicilia-Sardegna, Ignazio Corrao (di entrambe le interrogazioni trovate gli articoli in calce). E anche una lettera inviata al Ministro dai rappresentanti di alcune associazioni e organizzazioni.
I senatori chiedono poi “quali siano le motivazioni che hanno condotto la commissione, istituita dal CREA al fine di valutare le manifestazioni di interesse e offerte per l’acquisizione esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione economiche della varietà di grano duro denominata ‘Cappelli’, a procedere all’assegnazione dei relativi diritti alla Società italiana sementi SIS SpA e se il contratto comprenda anche specifiche clausole per la sua rescissione”.
E ancora: “se, alla luce delle prove documentali fornite dagli agricoltori, non ritenga di valutare la possibilità di rescindere immediatamente il contratto” e “se non ritenga di assumere le opportune iniziative di competenza per evitare l’instaurarsi di un regime di monopolio, da un lato relativo all’attività di ritiro della granella e di vendita della stessa all’industria di trasformazione, che penalizzerebbe le filiere già attivate e, dall’altro, relativo alla riproduzione e alla commercializzazione della semente della varietà di grano duro ‘Cappelli’, fino ad oggi in capo ad almeno due industrie sementiere”.
Quindi il finale:
“Quali iniziative intenda adottare (il Ministro Centinaio ndr) affinché siano verificate eventuali violazioni della disciplina in materia di tutela della concorrenza e, nel caso, garantita l’applicazione delle relative sanzioni”.
Il Ministro Centinaio risponderà o, come fa da quando si è insediato, continuerà a fare il pesce dentro il barile?
Foto tratta da suoloesalute.it
Finalmente il ‘caso’ della ‘privatizzazione’ del grano duro Senatore Cappelli arriva in Parlamento
Senatore Cappelli: Ignazio Corrao (M5S) denuncia il “monopolio” SIS-
La ‘privatizzazione’ del grano Senatore Cappelli? E’ un segreto di Stato! Pronto il ricorso al TAR