Forse uno spiraglio per le nove ex Province siciliane: via i prelievi forzosi e ritorno della RC auto?

4 settembre 2018

Impegni precisi non ce ne sono. Ma in un incontro di stamattina a Roma, voluto dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il siciliano Vincenzo Maurizio Santangelo, si è parlato di come restituire alle nove ex Province siciliane la dignità politica e amministrativa calpestata dal passato Governo nazionale di centrosinistra. Le soluzioni? Il possibile stop ai prelievi forzosi e, magari, la restituzione della RC Auto  

Forse si apre uno spiraglio per le ex Province siciliane. Questo è quello che si legge in un comunicato diffuso dal Movimento 5 Stelle. Vediamo di provare a illustrare quali potrebbero essere le novità:

“Si è tenuto questa mattina un incontro presso gli uffici del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Maurizio Santangelo, per discutere delle problematiche che affliggono le ex Province a seguito della riforma Delrio, e delle soluzioni da mettere in campo con urgenza. Una vera e propria task force che agirà per affrontare i nodi più spinosi. Alla riunione di oggi erano presenti anche il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa, i deputati alla Camera, Paolo Ficara e Michele Sodano, la senatrice Tiziana Drago e il deputato segretario all’Ars, Stefano Zito“.

Insomma i parlamentari nazionali e regionali del Movimento 5 Stelle provano a cercare una soluzione per le nove ex Province siciliane dove ne stanno succedendo di tutti i colori.

Nella passata legislatura il Parlamento siciliano, con una forzatura, ha recepito la legge nazionale di riforma delle Province che porta il nome del Ministro Graziano Delrio. Una legge che ha creato fallimenti e disastri in tutta Italia e che – forse proprio per questo – il passato Governo regionale di centrosinistra e la maggioranza, sempre di centrosinistra, che lo sorreggeva hanno a tutti i costi voluto applicata anche in Sicilia.

E infatti, a proposito di guai, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Santangelo, precisa:

“Uno stato disastroso, quello in cui versano le ex Province. Enti al collasso che non riescono più a garantire nemmeno lo stipendio per i dipendenti, né i servizi essenziali cui sarebbero preposte, dalla manutenzione ordinaria e straordinarie delle tante strade provinciali alla gestione dei beni patrimoniali, al trasporto per i disabili”.

“Bisogna evitare in tutti i modi il dissesto finanziario di altre ex Province – continua il Sottosegretario 5Stelle – a rischio, quest’anno, solo in Sicilia, ci sono quelle di Enna, Ragusa e Catania, e garantire i servizi primari ai cittadini”.

“Adesso è necessario tamponare i danni – concludono i portavoce del Movimento 5 Stelle all’unisono – arrestando i prelievi forzati che stanno rendendo impossibile qualunque attività, anche ordinaria; e, soprattutto, avviando l’iter così che le ex Province trovino una rifunzionalizzazione”.

Se alle parole seguiranno i fatti c’è la possibilità di riparare agli enormi danni prodotti negli anni passati dai Governi nazionali e regionali di centrosinistra.

Per fare ‘cassa’ a spese della Sicilia (in questo caso a spese delle nove Province siciliane) il Governo Renzi non ha esitato prima a tagliare tutti i trasferimenti dello Stato, poi ha materialmente impedito alla Regione siciliana di trasferire alle stesse Province le somme dovute e, in terza battuta, ha scippato alle stesse Province siciliane 220 milioni all’anno di RC Auto, una tassa che avrebbe consentito a queste amministrazioni di sopravvivere dignitosamente, svolgendo in parte i servizi essenziali oggi, di fatto, bloccati.

Non contenti di scippare alla Regione siciliana un miliardo e 300 milioni di euro all’anno per il “risanamento dei conti pubblici” (soldi che servono allo Stato per pagare ogni anno gli interessi sul debito pubblico: 70 miliardi di euro all’anno che il prossimo mese diventeranno 90 miliardi di euro all’anno), il Governo nazionale di centrosinistra – prima il Governo Renzi e poi il Governo Gentiloni – ha stabilito che anche le ex Province siciliane, pur non avendo soldi, devono pagare una quota del “risanamento dei conti pubblici” italiani…

Non sappiamo se le nove ex Province siciliane abbiano pagato allo Stato anche la quota per “il risanamento dei conti pubblici”. Quello che sappiamo è che, se l’attuale Governo nazionale farà seguire alle parole i fatti, può risolvere, da subito, il problema. Sarà sufficiente restituire alle nove ex Province siciliane i 220 milioni di euro all’anno di RC auto che Roma, abusivamente, trattiene da qualche anno e, naturalmente, eliminare l’iniqua quota di partecipazioni delle stesse ex Province siciliane al finto “risanamento dei conti dello Stato”.

Con questi 220 milioni di euro, più la quota parte – ormai minima – del Fondo regionale per le autonomie locali le ex Province potranno non soltanto garantire le retribuzioni ai circa 6 mila e 500 dipendenti, ma saranno in grado di occuparsi della manutenzione delle strade e degli edifici scolastici, dei controlli ambientali e del trasporto degli studenti disabili.

Sarebbe uno ‘schiaffo’ ai Governi – nazionali e regionali – di centrosinistra del passato: solo questa sarebbe una buona ragione politica. 

Il ritorno alla normalità consentirà alle nove Province siciliane di celebrare, il prossimo novembre, le elezioni di secondo grado (votano sindaci e consiglieri comunali) per eleggere i presidenti delle tre Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e i presidenti dei sei Consorzi di Comuni (leggere le altre sei Province dell’Isola).

Finirebbe, così, la vergogna, introdotta con la legge Delrio, dei sindaci di Palermo, Catania e Messina, che diventano automaticamente sindaci metropolitani di queste tre ex Province senza che nessuno li abbia mai eletti!

Soprattutto l’attuale sindaco di palermo dovrebbe mollare i fondi del PON Metro che ha dirottato tutti su Palermo, alla faccia degli altri Comuni della Provincia…

 

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