La legge – non noi – stabilisce che, là dove il servizio per la raccolta dei rifiuti non funziona (come a Palermo, per intenderci) i cittadini hanno diritto al rimborso della Tassa per l’immondizia fino al 60%. Non è arrivato il momento di una class action? In questo approfondimento proviamo a fare il punto della situazione in una Sicilia dove l’indebitamento degli ignari cittadini, in materia di rifiuti, pari a un miliardo e 700 milioni di euro, cresce di 100 mila euro al mese
In tutte le città civili quando si afferma la raccolta differenziata dei rifiuti la ‘bolletta’ si riduce. Ed è anche logico: l’immondizia, infatti, viene in parte trasformata in compost e, in parte, riciclata, cioè rivenduta a chi la lavora e la riutilizza. La differenziata, oltre a ridurre drasticamente l’inquinamento dell’ambiente, produce utili e consente ai Comuni di abbassare il costo della TARI per i cittadini. Questo succede in tutto il mondo civile, tranne che a Palermo…
A Palermo la raccolta differenziata dei rifiuti è iniziata per circa 120 abitanti nel 2009 grazie a un progetto pilota del Ministero dell’Ambiente. Il progetto prevedeva che, nel giro di pochi anni, la raccolta differenziata dei rifiuti sarebbe stata estesa al resto della città…
Nel 2009 sindaco del capoluogo siciliano era Diego Cammarata (centrodestra). Che non arriverà a fare nulla, perché nel 2011 si dimetterà.
Nella primavera del 2012 torna il centrosinistra con Leoluca Orlando. Nei cinque anni successivi Palermo sarebbe dovuta diventare una città con una raccolta differenziata efficiente.
Invece, per cinque anni, a Palermo ci si è occupati di tutto, tranne che di raccolta differenziata dei rifiuti.
Solo nei mesi scorsi – e solo perché l’ex parlamentare nazionale, Claudia Mannino, ha presentato denuncia alla Corte dei Conti – al Comune di Palermo si sono dati una mossa, estendendo ad altre zone della città la raccolta differenziata. Ad altre zone della città, ma non a tutta la città.
Peraltro, l’ampliamento della raccolta differenziata è un mezzo flop. La città è sporchissima. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, un’estate con tanta l’immondizia per le strade, a Palermo, non si era mai vista. Colpisce, soprattutto, la presenza di discariche improvvisate, dove i cittadini depositano materassi, sedie e tavoli a brandelli, pezzi di armadi, pentole sfondate, posate, libri vecchi, carta, cartoni, tendaggi laceri e, in alcuni casi, anche amianto. Insomma di tutto e di più.
LO SFASCIO. Lo sfascio, in materia di gestione dei rifiuti, è pressoché totale. Dovrebbe essere compito della politica affrontare il problema. Della politica comunale, ma anche della politica regionale, perché la città è sede del Parlamento e del Governo della Sicilia. Ma non gliene frega niente a nessuno.
Del resto, se nessuno chiede conto e ragione alle amministrazioni pubbliche dei disastri che combinano, se non ci sono censure, se nessuno è chiamato a rispondere dei disservizi e, anzi, proprio a fronte di tali disservizi, programma aumenti della TARI, con il dubbio che siano anche illegittimi, perché i protagonisti di questo sfascio dovrebbero preoccuparsi?
Due notizie – una vecchia di qualche mese una di questi giorni – fanno a pugni con quella che dovrebbe essere (ma non è) la raccolta differenziata (o quasi) di Palermo.
Prima notizia: il folle ampliamento della sesta vasca e la realizzazione dell’altrettanto folle settima vasca per l’ammasso dei rifiuti nella discarica di Bellolampo. Ma se è in corso la raccolta differenziata perché ampliare ancora la discarica di Palermo, una discarica che era già in ‘emergenza’ nel lontano 1986?
Seconda notizia: il Comune si accinge ad aumentare la TARI. Questa è una notizia allucinante. Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, in tutte le città civili, quando si afferma la raccolta differenziata, la Tassa per l’immondizia si riduce. A Palermo, invece, aumenta!
Eh già, perché Palermo riesce ad essere – per la gestione della munnizza – una città unica nel suo genere: una città dove, contemporaneamente, va in scena la raccolta differenziata e l’ampliamento di una discarica che dovrebbe già essere chiusa da anni perché pericolosa e inquinante. Una città nella quale, chi gestisce la discarica gestisce, contemporaneamente, la raccolta differenziata!
PALERMO, DOVE TUTTO E’ CONCESSO. Tutto è strano, a Palermo, in materia di rifiuti. Ma nessuno censura l’operato di un’amministrazione comunale che gestisce il settore tra sprechi e irrazionalità.
E’ irrazionale, ad esempio, che nella discarica di Bellolampo quattro cellule del Trattamento Meccanico Biologico vengano utilizzate per l’indifferenziato, mettendo, così, in difficoltà i Comuni che non sanno dove portare i rifiuti organici (nella discarica di Palermo conferiscono i rifiuti alcuni Comuni del Palermitano).
A proposito della mancanza di impianti per il compostaggio dei rifiuti ha destato scalpore una denuncia che risale allo scorso anno da parte della Federconsumatori:
“La gente differenzia la spazzatura ma i gestori ‘ammassano’ tutto e conferiscono in discarica. Quello che importa è solo ottenere la certificazione che attesti la percentuale raggiunta. Luci ed ombre sulla raccolta differenziata in Sicilia. Emerge che è in realtà solo di facciata, poiché i rifiuti vengono poi fatti confluiti in maniera confusa nella medesima discarica, vanificando il lavoro di differenziazione fatto dalle famiglie”. (QUI L’ARTICOLO PUBBLICATO NEL LUGLIO DELLO SCORSO ANNO DA AGRIGENTO OGGI).
CERCASI CENTRI DI COMPOSTAGGIO. Ancora più dura e più circostanziata la denuncia del vice presidente dell’ANCI Sicilia, Paolo Amenta, in un’intervista a I Nuovi Vespri del giugno di di quest’anno:
“La Sicilia produce ogni anno 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti. Di questi, circa 800-900 mila tonnellate costituiscono la frazione organica o umida che dovrebbe andare negli impianti di compostaggio. Solo che gli attuali impianti di compostaggio siciliani, oggi, non possono lavorare più di 200 mila tonnellate di umido all’anno” (QUI LA NOSTRA INTERVISTA A PAOLO AMENTA PER ESTESO).
Che la situazione per compostaggio dei rifiuti sia un mezzo disastro l’ammette il dirigente generale del dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione siciliana, ingegnere Salvo Cocina, che sulla propria pagina Facebook scrive:
“Ulteriori Azioni per cambiare e ‘liberare’ il sistema siciliano dei rifiuti ‘discaricacentrico’… Cresce la raccolta differenziata ed aumenta la domanda di impianti per conferire l’organico prodotto dai tanti Comuni virtuosi. Sono impianti che producono compost o biogas. La capacità complessiva degli impianti in Sicilia è sufficiente, ci sono 11 impianti, ma pochi in Sicilia Occidentale e tanti dislocati nella Piana di Catania. Tanti Comuni del Palermitano non trovano spazio negli impianti vicino e devono conferire l’umido nel Catanese. Così la Regione ha sollecitato le società per azioni dei Comuni, le SRR, a svolgere i compiti di legge di gestire tutto il ciclo dei rifiuti e di programmare e realizzare gli impianti, ove mancanti”.
“La Regione – prosegue Cocina – sta autorizzando nuovi impianti per produrre compost e ne sta realizzando altri in via sostitutiva delle SRR inadempienti. Ulteriori Azioni per cambiare e ‘liberare’ il sistema siciliano dei rifiuti ‘discaricacentrico’… Cresce la raccolta differenziata ed aumenta la domanda di impianti per conferire l’organico prodotto dai tanti Comuni virtuosi. Sono impianti che producono compost o biogas… La Regione sta autorizzando nuovi impianti per produrre compost e ne sta realizzando altri in via sostitutiva delle SRR inadempienti. Ma occorre tempo per costruire nuovi impianti… il tempo colpevolmente perduto negli anni passati dalle pubbliche amministrazioni … e allora che fare nell’immediato? Per ridurre i trasporti e i costi e aumentare l’offerta e venire incontro alle necessità dei comuni che stanno avviando la raccolta differenziata, la Regione ha fatto un avviso pubblico per installare impianti temporanei ad uso dei Comuni e delle SRR”.
Se non abbiamo capito male, largo ai privati. Del miliardo di euro sparito durante la stagione commissariale in materia di rifiuti non si parla più. In una nostra inchiesta pubblicata nel gennaio di quest’anno – mai smentita – scrivevamo:
IL MILIARDO DI EURO SPARITO NEL NULLA. “Non possiamo non ricordare il miliardo di euro sparito in poco più di un decennio con la gestione commissariale dei rifiuti in Sicilia. Un fiume di denaro per ‘realizzare’ isole ecologiche che nessuno ha mai visto in funzione e bonifiche mai fatte. La sceneggiata dei centri di compostaggio (bene ne funziona solo uno). Ora il Governo regionale di centrodestra torna a chiedere i ‘poteri speciali’…”.
I poteri speciali in materia di gestione dei rifiuti, per il Governo Musumeci, sono arrivati. Del miliardo di euro ‘scomparso’ tra i ‘flutti’ della vecchia politica siciliana si continua a non sapere nulla (deve essersi trattato di una spartizione consociativa: tutti accontentati e ‘sabbia’ per tutti…). E l’attuale Governo regionale, non a caso sostenuto dalla vecchia politica, non sembra avere molto interesse a capire unni finiù ‘stu miliardu ri euru: meglio un bando per invitare i privati a realizzare altri impianti di compostaggio…
Sempre su Facebook, e sempre a proposito del bando per i centri di compostaggio, nel P.s. al proprio post, lo stesso Cocina precisa:
“Quelli richiesti non sono, come erroneamente scrive la stampa, impianti di produzione combustibili o di energia né, tantomeno, impianti che bruciano rifiuti. Questi impianti, mobili e temporanei, fanno solo COMPOSTAGGIO, fermentazione aerobica di scarti di cibo, frutta, foglie rami e producono humus per i terreni inariditi e le culture in serra”.
Fa bene Cocina a precisare, perché a Terrasini la regione sta realizzando una nuova discarica, negando l’evidenza (COME VI ABBIAMO RACCONTATO QUI).
RIFIUTI A PALERMO: ARRIVA IL PD DI FARAONE. In quest’atmosfera di totale dissolvimento della verità, tra sprechi vecchi e nuovi, nuovi bandi e confusione si inserisce la munnizza di Palermo. Ecco che il nuovo direttore della RAP (la società comunale che gestisce raccolta dei rifiuti e discarica!), Giuseppe Norata, fa sapere che bisogna aumentare la TARI ai cittadini. Da 127 milioni di euro all’anno bisognerà passare a 133 milioni di euro, con un incremento di 6 milioni di euro.
Come già detto, la TARI di Palermo, alla luce dei disservizi che sono sotto gli occhi di tutti, dovrebbe essere ridotta. A Roma, dove c’è un disservizio che la sindaca Virginia Raggi ha ereditato dalle amministrazioni comunali passate, la Commissione tributaria provinciale ha dato ragione a un cittadino che, con foto, filmati e testimonianze, ha dimostrato la presenza di immondizia davanti la propria abitazione. Così la stessa Commissione tributaria ha ridotto del 50% la TARI a carico di questo cittadino (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
Che dovrebbero fare i palermitani, se è vero che, ormai da quasi un anno, l’immondizia ristagna in tante aree della città e le discariche a cielo aperto sono la regola? Dice Nadia Spallitta, già vice presidente del Consiglio comunale di Palermo, avvocato, esponente della sinistra:
“A settembre, con le Associazioni civiche, avvieremo una class action contro l’Amministrazione comunale”.
Invece che vuole fare il nuovo direttore della RAP, Giuseppe Norata, non a caso messo lì dal PD del renziano Davide Faraone? Vuole aumentare la TARI. Lo può fare?
Ancora Nadia Spallitta:
“No. “In primo luogo – sottolinea l’ex presidente vicario del Consiglio comunale di Palermo – la TARI copre i costi del servizio di smaltimento dei rifiuti stimati in 122 milioni di euro annui, sia per il 2017, sia per il 2018. Le entrate della TARI, accertate con il consuntivo 2017, sono addirittura superiori al costo del servizio, se è vero che ammontano a 170 milioni di euro. Per cui, a mio avviso, l’Amministrazione comunale dovrebbe restituire le maggiori somme, accertate e riscosse, a titolo di TARI”.
Scopriamo, così, che il Comune di Palermo ha due motivi per restituire una parte della TARI ai cittadini: perché il servizio è inefficiente e perché incassa già di più di quanto dovrebbe. Ma c’è di più:
“Con riferimento ai costi del servizio di smaltimento dei rifiuti – aggiunge Nadia Spallitta – gli stessi dovrebbero essere, tra l’altro, oggetto di controllo analogo da parte del Consiglio comunale. Ma non mi risulta che Bilanci e Piani industriali della RAP siano stati approvati dal Consiglio comunale”.
E qui arriviamo al Consiglio comunale. Alla finta opposizione di Forza Italia e – su tale argomento – anche dei sei consiglieri del Movimento 5 Stelle. E, perché no?, anche della Lega, oggi presente a Palazzo di Città. Perché nessun consigliere comunale solleva la questione del controllo analogo? (non citiamo Forza Italia perché, anche in questa legislatura, appoggia l’amministrazione di Leoluca Orlando, tra Prusst e operazioni varie…).
Altra questione:
RAP. 24 MILIONI DI EURO DI APPALTI ‘ESTERNI’. “Analizzando, poi, i costi del servizio di smaltimento – osserva sempre l’esponente della sinistra cittadina – gli stessi potrebbero anche essere ridimensionati con due semplici interventi: ridimensionamento dell’esternalizzazione dei servizi (oggi la RAP appalta all’esterno circa 24 milioni di euro di servizi, ivi compresi i noleggi di mezzi) e incremento della raccolta differenziata, oggi ferma a circa il 15%, con violazione delle percentuali minime di differenziata dovute, ed aggravio di costi per i cittadini. Il Comune di Palermo, infatti, conferisce in discarica, senza recuperare, riciclare e riutilizzare circa l80% dei rifiuti, con i conseguenti costi di manutenzione delle vasche, trasporto del percolato, sorveglianza degli impianti, pulizia eccetera”.
Come mai, in Consiglio comunale non c’è una sola forza politica che solleva la questione degli appalti esterni della RAP?
Altra anomalia:
“Lo sviluppo della differenziata – dice sempre Nadia Spallitta – avrebbe ricadute benefiche sia sulle ‘casse’ del Comune, sia sulle spese dei cittadini. La legge, infatti, prevede la creazione di Isole ecologiche, mai seriamente realizzate a Palermo, con conferimento e misurazione della differenziata e conseguente riduzione della TARI per ciascun cittadino, che invece è costretto a pagare, tra i costi del servizio, anche l’ecotassa, pari a circa 2 milioni di euro all’anno”.
Come mai in Consiglio comunale non c’è una sola forza politica che solleva la questione dell’ecotassa?
Ancora:
“Le gravi disfunzioni del servizio di raccolta dei rifiuti – dice sempre l’esponente della sinistra – comportano anche il diritto al rimborso della TARI pagata che, fino alla misura del 60%, non è dovuta, per legge, se il servizio non funziona, o funziona male, come accade a Palermo. Al riguardo, a settembre, con le Associazioni civiche, avvieremo una class action contro l’Amministrazione comunale”.
Quindi il finale di Nadia Spallitta:
“Infine non si può non evidenziare che la pressione fiscale, a Palermo, è aumentata di oltre 150 milioni di euro rispetto al 2016. Non so immaginare dove i cittadini possano trovare ulteriore risorse per finanziare un servizio inadeguato e, in alcuni casi, inesistente. Mi aspetto che la sinistra e il Movimento 5 Stelle facciano in Consiglio comunale le barricate e impediscano questo inaccettabile e ingiustificato aumento della pressione fiscale”.
Anche noi vogliamo vedere cosa faranno le opposizioni presenti (o quasi) al Consiglio comunale di Palermo quando il faraoniano Norata si presenterà con la proposta di aumentare la TARI.
I GRILLINI E I RIFIUTI. Un conto è diramare comunicati stampa finto-barricadieri, come fanno i grillini del Consiglio comunale di Palermo (tipo gli obiettivi non raggiunti dall’Amministrazione Orlando sui rifiuti e bla bla bla), mentre altre e ben diverse cose sono i fatti concreti: tipo no all’aumento della TARI con “le barricate”, come dice Nadia Spallitta, la richiesta di sapere che fine fanno i 170 milioni che campeggiano nel consuntivo e, soprattutto, cosa faranno con la class action. Staremo a vedere.
Quello che nessuno dice è che, già dal prossimo anno, i palermitani, a causa dell’incapacità dell’attuale amministrazione comunale, dovranno pagare anche i costi – che si annunciano ‘salatissimi’ – del trasporto dei rifiuti fuori dalla Sicilia.
“In questo momento il debito della pubblica amministrazione siciliana nel suo complesso, in materia di gestione dei rifiuti, ammonta a un miliardo e 700 milioni di euro. E aumenta di 100 mila euro ogni mese. Tutti soldi che pagheranno gli ignari cittadini siciliani. Com’è che non ne parla nessuno? Perché nessuno parla degli ARO che violano la legge?” (QUI UN NOSTRO ARTICOLO DEL MARZO SCORSO).
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