Questo perché in quasi tutto il mondo la siccità ha ridotto i raccolti, come ha raccontato ieri ‘Il Sole 24 Ore’. Chi oggi non ha venduto il proprio grano duro (cosa che accomuna tanti agricoltori siciliani) deve stoccare il proprio grano e avere la pazienza di aspettare. Non si esclude un prezzo record come nel 2010. Rimarranno fregati, invece, gli agricoltori che hanno firmato i ‘Contratti di filiera’. I consigli per i consumatori siciliani e, in generale, per la gente del Sud
Crisi del grano duro: non tutti i mali vengono per nuocere. E i mali, questa volta, non colpiscono solo il Sud Italia e la Sicilia – da anni oggetto di speculazione al ribasso – ma tutto il mondo, se è vero che il caldo ha ridotto la produzione di questo cereale. Questa, per gli agricoltori siciliani che producono grano duro, potrebbe essere una bella notizia. Proviamo, per grandi linee, a illustrare il perché.
Intanto partiamo dalla situazione nella nostra Isola. Chi legge questo blog sa che dedichiamo ampio spazio all’agricoltura e che, da tempo, conduciamo una battaglia per il rilancio del grano duro siciliano e, in generale, del Mezzogiorno d’Italia.
Ebbene, sappiamo che lo scorso anno e quest’anno il prezzo del grano duro della Sicilia e, in generale del Sud, ha oscillato tra i 18 e i 20 euro al quintale. Un prezzo bassissimo, tanto che molti agricoltori lo scorso anno – e anche quest’anno – si sono rifiutati di vendere il grano. Così l’hanno conservato in attesa di tempi migliori. Ebbene, i tempi migliori potrebbero essere alle porte.
Un interessante articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore racconta che, nel mondo, quest’anno – ad eccezione degli Stati Uniti d’America – la produzione di grano è in diminuzione.
“La situazione non è ancora grave come all’inizio del decennio ai tempi delle rivolte del pane e della Primavera araba – si legge su Il Sole 24 Ore – ma dal mercato del grano arrivano segnali preoccupanti. L’abbondanza, frutto di diverse stagioni di primato, ha di nuovo ceduto il passo al timore di carenze, dopo che un’estate torrida ha danneggiato i raccolti in molte aree del Pianeta”.
Insomma, le scorte stanno già per crollare e si profilano tentazioni protezionistiche. Si guarda, in particolare, alla Russia, Paese esportatore di grano. Il giornale ricorda che, nel 2010, in seguito a un’ondata di siccità, la Russia bloccò l’export. I contraccolpi furono fortissimi, con un aumento del prezzo del grano in tutto il mondo.
Il Sole 24 Ore scrive che, per ora, dalla Russia non arrivano segnali preoccupanti. Anche se l’export di grano russo dovrebbe crollare a “35 milioni di tonnellate, il 20% in meno rispetto al record della scorsa stagione”. Tutto questo mentre le quotazioni del grano “restano elevate, in rialzo di un terzo rispetto all’estate del 2017”.
La riduzione della produzione di grano riguarda l’area del Mar Nero (e quindi l’Ucraina), l’Australia (che dovrebbe subire un calo produttivo pari a circa 20 milioni di tonnellate). Non va bene nemmeno in Europa, “dove il caldo torrido – scrive Il Sole 24 Ore – ha messo in ginocchio soprattutto i Paesi centro-settentrionali”.
In Germania, Paese che esporta grano (per la precisione, è il secondo esportatore dopo la Francia), il caldo si è fatto sentire e si calcola una perdita di produzione pari a circa un quinto del raccolto.
A conti fatti, considerando la produzione di grano globale, Il Sole 24 Ore non nasconde la possibilità di “condizioni critiche”.
Torniamo alla Sicilia e al Sud Italia. Non abbiamo notizie precise, al riguardo, dalla Puglia. ma possiamo tranquillamente affermare che nella nostra Isola l’annata, per il grano duro, non è delle migliori.
La siccità registrate nell’autunno dello scorso anno – e anche nello scorso inverno – ha ridotto la produzione in modo consistente. A creare altri problemi ci si sono messe le piogge di giugno, poco indicate per il grano.
Il problem è che, anche in presenza di una riduzione della produzione, il prezzo del grano duro è ancora oggi bloccato a 18-20 euro al quintale. Questo perché la Sicilia è letteralmente invasa da grano duro estero (che arriva con le navi, ma anche con altri mezzi), spesso di pessima qualità.
Ora, però, complice una riduzione della produzione del grano in tutto il mondo, potrebbe arrivare la svolta. Chi lo scorso anno e quest’anno si è rifiutato di vendere il grano duro a un prezzo stracciato potrebbe averla indovinata. Perché tra qualche mese, o magari all’inizio del prossimo anno (o anche prima, a seconda delle scorte), il prezzo del grano duro potrebbe schizzare all’insù.
Bisognerà solo avere pazienza e aspettare un po’. Anche perché, a fronte di quello che potrebbe succedere, i grandi acquirenti di grano potrebbero fare arrivare in Italia un prodotto di pessima qualità, che avrebbe il solo ‘pregio’ di costare poco.
Questo potrebbe essere un problema serio, perché in Italia non esistono controlli sul grano e, meno che mai, controlli sui derivati del grano: pasta, pane, pizze, farine, dolci e via continuando. Ma questo – come ora diremo – è un problema dei consumatori, non degli agricoltori.
Gli agricoltori siciliani e, in generale, del Sud Italia non hanno bisogno di consigli, perché, da tempo, aspettano una bella impennata dei prezzi per poter vendere al meglio il grano duro che hanno stoccato.
Qualche consiglio, invece, per i consumatori siciliani. Intanto, se si attende l’aumento del prezzo del grano duro, in giro grano duro siciliano non se ne vedrà più. Questo è ovvio.
Se nei prossimi mesi il prezzo del grano dovesse aumentare, i consumatori siciliani dovrebbero avere la certezza, prima di acquistare derivati del grano, di capire come stanno le cose. Perché – come abbiamo già accennato – se il prezzo del grano dovesse schizzare all’insù, almeno in un primo momento, soprattutto in una realtà come quella siciliana, farebbero arrivare di tutto, pur di tenere il prezzo del grano basso.
Non ci sarebbe da stupirsi – ad esempio – se il prezzo del pane dovesse aumentare, senza dare ai consumatori siciliani e del Sud Italia in generale la possibilità di avere notizie precise sull’origine del grano. Ricordatevi sempre – questo non finiremo mai di ripeterlo – che in Sicilia non ci sono controlli: né sul grano che arriva con le navi, né sui prodotti finiti (leggere derivati del grano duro).
E allora? E allora come abbiamo scritto nel febbraio di quest’anno, il pane fatevelo da voi in casa e acquistate solo pasta siciliana artigianale, o pasta prodotta con grano duro del Sud Italia.
Ultima notazione sui ‘Contratti di filiera’. Sono i contratti capestro, inventati dagli industriali della pasta per ‘incaprettare’ gli agricoltori. In pratica, gli industriali pagano qualche euro in più a quintale il grano duro, ma in cambio vogliono tutta la produzione.
Ebbene, chi si è lasciato ‘ingabbiare’ in un ‘Contratto di filiera’, se il prezzo del grano duro aumenterà, prendere una fregatura bell’e buona, perché non potrà approfittare della contingenza positiva.