Agricoltura

La ‘privatizzazione’ del grano Senatore Cappelli? E’ un segreto di Stato! Pronto il ricorso al TAR

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Dopo la contestatissima ‘privatizzazione’ della varietà di grano Senatore Cappelli, l’Associazione GranoSalus ha chiesto al CREA l’accesso agli atti del procedimento amministrativo che ha portato il Ministero delle Risorse agricole (dal quale dipende il CREA) a cedere a una società privata (SIS di Bologna) i diritti di moltiplicazione del seme. Ma la risposta è… omissis! E il Ministro leghista Gian Marco Centinaio? Fa il pesce dentro il barile!

La contestatissima ‘privatizzazione’ della varietà antica di grano duro Senatore Cappelli (VICENDA DELLA QUALE QUESTO BLOG SI E’ PIU’ VOLTE OCCUPATO, COME POTETE LEGGERE IN CALCE A QUESTO ARTICOLO) si arricchisce di una novità che definire assurda è poco. Chi legge I Nuovi Vespri sa quante polemiche stanno accompagnando quella che, di fatto, non è altro che una colonizzazione, da parte di una società del Centro Nord Italia, di una varietà di grano duro – la già citata Senatore Cappelli – che ha scritto un ‘pezzo’ importante di storia della granicoltura meridionale.

Ma la storia, in Italia, è sempre la stessa: dal 1860 (quando i Savoia vietarono la coltivazione del riso in una Sicilia ‘annessa’ da pochi mesi per favorire le risaie del Piemonte), appena, nel Sud, c’è una cosa importante che può dare occasione di guadagni, zact!, il Centro Nord Italia se ne deve impossessare!

Un copione che si è ripetuto con la varietà Senatore Cappelli dove, come ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino, in un’intervista a I Nuovi Vespri (CHE POTETE LEGGERE IN CALCE), una società privata – la SIS di Bologna – e la Coldiretti hanno creato una condizione di monopolio.

In pratica, da quando il CREA (il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura, ufficio che fa capo al Ministero delle Politiche agricole) ha assegnato alla SIS i diritti di moltiplicazione della varietà Senatore Cappelli, gli agricoltori possono coltivare questa varietà grano, ma non possono venderla!

Bisogna anche illustrare perché, nel 2016 – Ministro delle Politiche agricole era allora Maurizio Martina, Governo Renzi, per intendersi – la varietà Senatore Cappelli è stata, di fatto, ‘privatizzata’.

Già allora  il prezzo del grano duro tradizionale del Sud Italia oscillava tra 18 e 20 euro per quintale. Cosa che succedeva lo scorso anno e che succede anche quest’anno. Mentre un quintale di grano duro Senatore Cappelli si vende da 70 a 90 euro al quintale. E’ chiaro perché questa varietà di grano duro antica è stata privatizzata?

Andiamo ai fatti di oggi. Sulla privatizzazione della varietà Senatore Cappelli GranoSalus – Associazione che vede insieme produttori di grano duro del Sud Italia e consumatori – vuole vederci chiaro. Così presenta una richiesta di accesso agli atti. Lo fa con una PEC spedita al CREA.

GranoSalus, nel dicembre dello scorso anno, chiede al CREA notizie dettagliate sull’assegnazione alla SIS (Società Italiana Sementi) della licenza in esclusiva per la moltiplicazione e lo sfruttamento commerciale della varietà di grano duro denominata “Cappelli”.

IL CREA risponde il 19 gennaio di quest’anno dichiarando di aver trasmesso l’istanza ai controinteressati.

Il 2 febbraio del 2018, con un’altra PEC, GranoSalus chiede di poter visionare il contratto di licenza in esclusiva stipulato tra il CREA e la SIS a seguito della “determinazione direttoriale n. 96 del 2016”; chiede, inoltre, i disciplinari di produzione adottati dalla SIS e tutta la documentazione relativa dell’attività svolta dalla società assegnataria durante la campagna 2017 comunque riferita al contratto di filiera utilizzato dalla SIS; GranoSalus chiede inoltre una copia dell’atto della SIS del 25 gennaio di quest’anno con il quale la stessa SIS si oppone alla richiesta di GranoSalus.

GranoSalus chiede, poi,  la Determina CREA n. 84 del 21 luglio 2016 e i verbali della commissione tecnica che ha valutato le manifestazioni di interesse e le offerte relative, sempre, alla vicenda “Cappelli”.

Cosa risponde il CREA? Il 7 marzo del 2018 il CREA comunica che può accogliere solo parzialmente la richiesta di accesso agli atti di GranoSalus.

Il 19 marzo GranoSalus invia un’altra PEC al CREA, chiedendo conto e ragione degli omissis.

Gli uffici del CREA si prendono un mese di tempo per ‘riflettere’. Poi, il 19 aprile rispondono che gli omissis servono a tutelare la riservatezza dei soggetti interessati.

Da qui il ricorso di GranoSalus al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio.

Che dire di questa incredibile storia? Una società del Centro Nord Italia si è impossessata, con la regia del Ministero delle Politiche agricole, di una varietà di grano duro storica del Sud e non si possono nemmeno conoscere gli atti perché c’è la “riservatezza”? L’Italia è ancora una democrazia o un regime dove i potenti fanno quello che vogliono?

Quello che impressione, in questa vicenda, è il silenzio dell’attuale Ministro delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio. L’operazione ‘privatizzazione’ del grano cappelli è andata in scena nell’estate di due anni fa, quando c’era il Governo Renzi e Ministro delle Politiche agricole era Maurizio Martina, oggi segretario nazionale del PD.

Agli atti di questa incredibile storia c’è anche una dichiarazione dell’allora Ministro Martina – si era nel dicembre dello scorso anno, che negava la presenza di un monopolio nella gestione del grano cappelli (COME POTETE LEGGERE QUI). Dichiarazioni, quelle dell’ex Ministro Martina, smentite da Confagricoltura Sicilia e da GranoSalus.

Detto questo, non riusciamo a comprendere l’atteggiamento dell’attuale Ministro Centinaio. Il quale, del Sud Italia, si è occupato solo nei giorni scorsi, quando è venuto in Sicilia in vacanza (per la precisione a Licata).

Il Ministro è stato più volte chiamato in causa per la vicenda del grano Cappelli: ma fa finta di non capire o di non sentire.

Al Ministro Centinaio diciamo: veramente pensa che qui al Sud siamo tutti con l’anello al naso? Veramente pensa di tacere su questa vicenda? Non crede che, prima del TAR Lazio, a chiarire come stanno le cose debba essere lei? 

Fino ad oggi, sul grano duro del Sud Italia – e in particolare sul ‘caso’ Cappelli – lei ha seguito, pedissequamente, la linea tenuta dal suo predecessore. Quindi, per l’agricoltura del Sud – e, in particolare, per la granicoltura del Sud – la linea politica della Lega di Matteo Salvini è praticamente uguale a quella del PD di Maurizio Martina?

Comunque un avvertimento ci sembra doveroso; sappia, Ministro Centinaio, che lei è sicuramente furbo, ma noi non siamo scemi. Ha capito cosa le stiamo dicendo? Che, ci può giurare, su questa storia degli “omissis” noi non molleremo: come si dice dalle nostre parti, ‘l’assicuteremo’ fino all’inferno… (i siciliani che, ‘intelligentemente’, hanno aderito alla Lega le spiegheranno che cosa significa).

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