Il crollo del Ponte Morandi di Genova ha aperto un dibattito su come in Italia non si realizzano le infrastrutture e sulla manutenzione. Su questi tempi Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia occidentale, va all’attacco: “Per salvare il Paese il problema non sono i fondi, è la burocrazia”
Il crollo del Ponte Morandi di Genova ha aperto un dibattito sulla realizzazione e sulla gestione delle infrastrutture in Italia. Interessante ci sembra l’intervento di Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia occidentale, ma anche autore del libro “In mare controvento. Riflessioni di un manager pubblico”.
“Il Codice degli Appalti – dice Monti – è scritto per chi non vuole realizzare ed è la prova che l’unica ricetta inventata dal Paese per combattere la corruzione e vincere la paura della corruzione ha come ingredienti norme inapplicabili, devastanti per l’efficienza di cui il Paese, oggi più che mai, ha bisogno. Quante volte abbiamo sentito parlare di stanziamenti e di investimenti?…Quante opere concluse abbiamo visto?”.
“Non siamo capaci di costruire in tempi dignitosi – afferma ancora il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia occidentale – le case distrutte dal terremoto e continuiamo a focalizzare l’attenzione sui fondi e sull’entità degli stanziamenti per le grandi infrastrutture, come il Terzo Valico o la Gronda autostradale, o per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, sapendo perfettamente che il problema non è il denaro, non è ottenere dall’UE la possibilità di prevedere che tali spese non siano conteggiate (giustamente) nel calcolo del deficit, ma in quanto tempo prevediamo di spenderli questi fondi realizzando le opere”.
Per Monti, “il Codice degli Appalti” sarebbe stato “scritto nella logica del sospetto e quasi di un’azione penale preventiva”, insomma sarebbe stato “messo a punto su misura per non fare le opere. Oggi non esistono più scuse. Ai commissari, ma anche alla ‘macchina’ dello Stato – prosegue il presidente dei porti della Sicilia occidentale – devono essere conferiti poteri in deroga rispetto alle norme del Codice degli Appalti”.
“Abbiamo paura della corruzione? – si chiede e chiede Pasqualino Monti – E allora diciamolo con chiarezza: il Codice degli Appalti con i suoi bizantinismi, con le sue garanzie incrociate, è uno splendido terreno di coltura proprio per la corruzione. Tagliamo via tutto: meccanismi di gara inconcepibili per un Paese moderno, potere di interdizione dei Tribunali amministrativi, Consiglio di Stato, procedure farraginose di verifiche incrociate, commissioni su commissioni. Basta. Il Paese è in emergenza? Senza infrastrutture muore? Comportiamoci di conseguenza. A chi decide, in primis ai commissari, va conferito un potere in deroga totale dal Codice degli Appalti. L’alternativa è quella di uccidere l’Italia, soffocandola sotto pile di norme di presunta garanzia anti-corruzione e di manleva di responsabilità. I corrotti lasciamo che sia la magistratura a perseguirli, dando alla stessa gli strumenti reali per poterlo fare”.
Foto tratta da travelnostop.com