Oggi ricorre l’anniversario della nascita, avvenuta a Catania nel 1750, di Domenico Tempio che, accanto a Giovanni Meli fu il maggiore poeta siciliano del suo tempo
Oggi ricorre l’anniversario della nascita, avvenuta a Catania nel 1750, di Domenico Tempio che, accanto a Giovanni Meli fu il maggiore poeta siciliano del suo tempo.
Scarse le biografiche su Tempio, noto anche come Micio Tempio. Si sa che fu avviato alla carriera ecclesiastica prima e alla giurisprudenza poi; che fallì in entrambi i casi e decise così di dedicarsi agli studi umanistici. Studiò sia gli autori classici che i suoi contemporanei e iniziò presto a scrivere in versi. Fu accolto nell’Accademia dei Palladii e nel salotto letterario del mecenate Ignazio Paternò principe di Biscari e come questi fece parte della Massoneria. Fu nominato notaio del casale di Valcorrente (nei pressi dell’odierna Belpasso), ottenne una pensione sul Monte di pietà e sulla Mensa vescovile e un sussidio dal Comune di Catania fino alla sua morte.
Tempio è considerato il maggiore poeta riformatore siciliano, tuttavia, seppur conosciuto e apprezzato dai contemporanei, finì presto dimenticato: per tutto il XIX secolo fu censurato e bollato come poeta pornografico, prendendo a spunto solo una parte dei suoi componimenti.
Oggi la sua opera è rivalutata.
Tempio è ora considerato un poeta libero che usa tutti i suoi mezzi per smascherare le falsità e gli inganni della società. Le sue opere spaziano dall’esaltazione dell’operosità dell’uomo alla critica alla Chiesa, dalla contemplazione della natura alla critica dell’ignoranza. La sua stessa Sicilia è vista con un realismo che spazza via il mito di una società pura e incontaminata, anticipando il movimento verista che si sarebbe affermato dopo la sua morte. Tempio scrisse soprattutto opere poetiche, satiriche e licenziose, quasi tutte in siciliano, tra le quali ricordiamo L’Odi Supra l’Ignuranza, La Maldicenza
Sconfitta, Lu Veru Piaciri, e La Caristia, la sua opera più importante
* Morì a Catania nel 1821