La magistratura, correttamente, ha chiuso il campo Rom di Palermo. Giusto trovare le abitazioni per le stesse famiglie Rom. Ma le soluzioni adottate dall’amministrazione comunale non sembrano le migliori. C’è la doppia protesta dei cittadini palermitani senza casa e degli abitanti del quartiere Pagliarelli che non vogliono convivere con i Rom. E c’è il rischio, come scrive Tony Pellicane, che a Pagliarelli si crei “un nuovo ghetto”
Una premessa: noi siamo assolutamente d’accordo sul fatto che i Rom che hanno forzatamente – e correttamente – lasciato il campo-lager della Favorita, a Palermo, vengano ospitati in abitazioni messe a disposizione dal Comune. Non siamo d’accordo, invece, sulle modalità che l’amministrazione comunale sta seguendo per raggiungere tale obiettivo. E non possiamo non sottolineare il disinteresse che, negli ultimi anni, la Giunta comunale presieduta da Leoluca Orlando ha manifestato nei riguardi del problema dei senza casa della città.
Intanto cominciamo col riportare e col commentare un comunicato di Tony Pellicane che, insieme con Nino Rocca, si occupa, da decenni, degli ultimi di Palermo.
Scrive Pellicane, che oggi è il segretario dell’Unione Inquilini di Palermo:
“In riferimento alla decisione dell’amministrazione comunale palermitana, cioè di trovare una dignitosa sistemazione alle famiglie di origine Rom che vivono al campo della Favorita, Unione Inquilini Palermo ribadisce di essere d’accordo con tale scelta, al punto tale che chiede che la stessa venga estesa a tutte quelle famiglie che vivono gravi disagi abitativi. E’ chiaro che la scelta di garantire un alloggio alle famiglie del campo della Favorita deve essere anche una scelta che favorisca la loro integrazione all’interno del territorio cittadino. Non condividiamo le modalità con cui l’amministrazione comunale sta procedendo. E’ impensabile decidere di spostare circa 70 persone e calarle dall’alto all’interno di un quartiere che ha un proprio
equilibrio, calate dall’alto perché l’amministrazione comunale non ha pensato minimamente a rapportarsi con i cittadini residenti nel quartiere Pagliarelli, per altro un quartiere in cui è presente il pregiudizio e il
Rom viene vissuto come colui o colei che ruba i bambini”.
“Un amministrazione che vanta lo strumento della partecipazione dal basso come uno dei propri risultati – prosegue Tony Pellicane – avrebbe dovuto confrontarsi con i residenti del quartiere e concordare con loro un operazione complessa e delicata come può essere, appunto, il trasferimento di decine di famiglie che hanno una cultura diversa e abitudini diverse. Noi siamo per il riconoscimento del diritto alla casa per tutti/e, ma non possiamo sostenere alcuna azione che possa favorire guerre tra poveri. La delicatezza di questa vicenda non deve permettere a nessuno di specularci sopra, come purtroppo sta avvenendo con le dichiarazioni di alcuni
gruppi politici di destra”.
“A nostro avviso le ville confiscate alla mafia individuate dall’amministrazione comunale non si prestano per l’alloggiamento delle famiglie senza casa… che siano esse palermitane o meno. L’amministrazione
comunale ha la disponibilità di decine di alloggi tra quelli confiscati ed è tra questi che vanno sistemate le famiglie con gravi disagi abitativi, al di là delle proprie origini. Oltretutto gli immobili individuati sono all’interno di uno spazio chiuso e piuttosto isolato, metterci dentro 70 persone significherebbe creare una sorta di nuovo ghetto… e questo non è accettabile”.
Su questo punto, in realtà, l’assessore del Comune, Enzo Mattina, sul Gionale di Sicilia on line, precisa:
“Questo di via Felice Emma non sarà il solo posto dove saranno portate le famiglie che vivono nel campo Rom. Abbiamo altre case dove porteremo uomini, donne e bambini. Il piano sarà rispettato senza slittamenti”.
Detto questo, in poche righe Tony Pellicane, che conosce a fondo i quartieri popolari e periferici di Palermo, tocca alcuni punti essenziali di questa vicenda.
In prima battuta dice che assegnare le abitazioni ai Rom è corretto: ed è così corretto che l’amministrazione comunale dovrebbe fare la stessa cosa con le circa 2 mila e 500 famiglie senza casa della città che, da anni, vivono in condizioni di disagio (alcuni presso parenti, altri nei dormitori, alcuni addirittura dormono dentro le automobili e, chi possiede un cane, all’aperto, al caldo d’estate e al freddo d’inverno).
Il secondo punto essenziale toccato da Pellicane è la scelta infelice del sindaco Leoluca Orlando e dell’assessore comunale Giuseppe Mattina di sistemare i Rom in un complesso di ville a Pagliarelli. Il tutto senza un confronto con gli abitanti del quartiere, chiamati a subire le scelte di sindaco e assessore che, ignorando e regole basiliari del confronto, stanno di fatto cercando di imporre agli abitanti di Pagliarelli una scelta che gli stessi abitanti di tale quartiere non accettano.
Questa a noi non sembra ‘integrazione’: tutt’altro. Mettere dentro uno “spazio chiuso e piuttosto isolato” un gruppo di famiglie Rom significa, come scrive Pellicane, “creare una sorta di nuovo ghetto… e questo non è accettabile”.
Tutto questo – ribadiamo – contro la volontà degli abitanti del quartiere di Pagliarelli. Non sarebbe più corretto – proprio nel rispetto dell’integrazione – dislocare le famiglie Rom in più parti della città, evitando, possibilmente, le periferie dove gli abitanti hanno già tanti problemi?
Lo scontro è duro. Sempre sul Giornale di Sicilia on line leggiamo la seguente dichiarazione di alcuni cittadini palermitani che vivono nel quartiere Pagliarelli:
“Le case le devono dare prima agli italiani. Non accetteremo mai i Rom. I miei figli devono potere giocare serenamente come hanno fatto e invece con loro qui io sono terrorizzata”.
Due problemi: la paura degli abitanti che non vogliono i Rom e i senza casa della città – le già citate 2 mila e 500 famiglie circa – che sono in rivolta.
Alcuni di questi senza casa hanno occupato le ville destinate ai Rom. Con molta probabilità, sobillate dagli esponenti politici della destra che si sono gettati come avvoltoi su questa vicenda per cercare visibilità. Il comportamento degli esponenti delle destre cittadine va stigmatizzato. Ma in questa storia a sbagliare è anche l’amministrazione comunale, che sta fornendo agli esponenti delle destre l’occasione per una speculazione politica.
Detto questo, la protesta dei senza casa della città non si può ignorare: da anni aspettano l’assegnazione di un’abitazione che il Comune di Palermo non ha trovato e, adesso, in pochi giorni, le abitazioni che non erano disponibili per loro si trovano per i Rom.
Per carità: gli esponenti delle destre – lo ripetiamo – ci stanno speculando: ma la scarsa attenzione dell’attuale amministrazione comunale verso i senza casa della città è un fatto oggettivo che il sindaco Orlando e l’assessore Mattina non possono smentire. Disinteresse che questo blog ha più volte denunciato (in calce trovate alcuni articoli).
Pellicane riporta un comunicato a firma dei comitati, associazioni, cittadine e cittadini aderenti all’Assemblea Permanente del 23 Dicembre 2017. E’ stato scritto in pieno inverno, poco dopo il decesso di un uomo che dormiva fuori, al freddo. Leggiamolo insieme:
“Ancora un decesso di un uomo a Palermo, vittima del freddo e privo di un alloggio dignitoso. Il Comune di Palermo ha recentemente potenziato il servizio di assistenza notturna su strada per i senza tetto, aumentando le coperte e i pasti caldi serviti attraverso il lavoro insostituibile delle associazioni di volontariato, e istituendo un servizio di segnalazione dei casi presso un ufficio dei VV.UU.
Tuttavia, molti senza tetto restano lì per strada, oggi vittime del freddo, domani vittime del caldo, perché un senza tetto resta tale 365 giorni all’anno.
… Molti senza tetto non hanno fatto una scelta di vita, hanno semplicemente perso tutto, lavoro e casa, e non hanno gli strumenti per uscire dal baratro in cui sono caduti. Qualcuno di essi non accetta di andare nei dormitori, che peraltro sono stracolmi. Si dorme tutti in un unico salone, donne e uomini senza un minimo di privacy, circa 35 persone per ogni struttura condividono due bagni e due docce. Si entra la sera per uscire obbligatoriamente il mattino dopo. Certo, in una situazione di estrema emergenza si potrebbe dire ‘meglio di dormire all’aperto’. Molti dei senza tetto hanno al loro seguito l’unica cosa di caro che gli rimane al mondo… sì, si permettono il lusso di avere con loro un cane o un gatto – ma nel dormitorio gli animali non possono entrare. Cosa dovrebbero fare, abbandonare l’unico essere vivente importante rimasto nella loro vita?
Eppure la soluzione c’è, ma nessuno sembra voglia tenerne conto.
Basterebbe che il Comune riadattasse, per ospitare i senza tetto, uno o più immobili di proprietà comunale o confiscati alla mafia, chiedendo ad altri enti, in virtù di un’emergenza, di farsi carico della fornitura di tutti gli strumenti necessari a garantire una buona permanenza, lì dove potrebbero avere uno spazio, non solo per dormire, ma anche per svolgere le normali funzioni vitali nell’arco della giornata, come potersi cucinare un pasto autonomamente, accudire un animale, riposare e riprendere energie preziose.
L’Assemblea Permanente contro il disagio sociale e abitativo, dopo i recenti incontri, e alla luce dell’ennesima notizia luttuosa, chiede all’Amministrazione Comunale:
– di alzare ulteriormente il livello di attenzione sul problema coinvolgendo il Consiglio Comunale in seduta straordinaria;
– di incrementare le ore di servizio di segnalazione (infatti, l’aumento di mezz’ora per la chiamata ai VV.UU., ovvero ore 19.00 alle 22.00, pare un provvedimento decisamente insufficiente);
– di attivare un Tavolo per la sussidiarietà, coinvolgendo i gruppi di lavoro che si stanno già occupando del problema e attivando la collaborazione necessaria tra cittadinanza, amministrazione, prefettura, al fine di individuare:
a) con carattere di estrema urgenza, almeno una nuova struttura da adibire allo scopo – ma con modalità più… accoglienti;
b) ulteriori edifici di proprietà comunale, ovvero beni comuni, da adibire a breve termine ad abitazioni per contrastare il disagio abitativo di oltre 200 famiglie senza tetto accertate”.
Sempre sul Giornale di Sicilia on line l’assessore comunale Mattina dichiara a proposito dei senza casa che hanno occupato le ville:
“Le famiglie che hanno occupato la villa in via Felice Emma dovranno essere sgomberate in tempi rapidi. E’ un problema di legalità. Siamo entrati in possesso della struttura confiscata da due giorni, la riteniamo idonea ad accogliere le famiglie Rom”.
Apprendiamo, così, che il Comune di Palermo sarebbe entrato “in possesso delle struttura confiscata da due giorni”. Sarebbe interessante sapere, a questo punto, da quanto tempo questa struttura è stata confiscata alla mafia: da qualche settimana? da qualche mese? da qualche anno?
In ogni caso, non possiamo non notare che, quando c’è la volontà, a Palermo le abitazioni da assegnare a chi è senza casa si trovano con celerità.
Ultima notazione.
In questa vicenda stanno decidendo tutto sindaco e assessore. Ma a nostro sommesso avviso della questione deve pronunciarsi il Consiglio comunale. Con un dibattito e con un voto.
Su un fatto così importante il Consiglio comunale non può restare silenzioso. I cittadini di Palermo hanno il diritto di sapere cosa pensano i rappresentanti di tutte le forze politiche.
Anche perché non abbiamo ancora capito – a parte le destre – quale sia, per citare due esempi, la posizione dei consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia.
I grillini e i berlusconiani sono d’accordo con il sindaco Orlando e con l’assessore Mattina? E perché non lo dicono invece di nascondersi?
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