Di fatto, il presidente della Regione, Nello Musumeci, l’assessore alla Formazione, Roberto Lagalla (trascinandosi il dirigente generale, Gianni Silvia) ammettono di non essere in grado di affrontare i risolvere i problemi di questo settore. Vi raccontiamo perché il Bando a Catalogo deve essere bloccato
Che succede nel mondo della Formazione professionale della Sicilia? La notizia di ieri è che il Governo regionale, per bocca del presidente Nello Musumeci, bontà sua, ha deciso di avviare il dialogo con il Governo nazionale sul futuro degli 8 mila dipendenti del settore che la stessa Regione, dal 2009 ad oggi, ha licenziato. Di fatto – noi almeno la leggiamo così – dovrebbe essere una richiesta di stato di crisi per il settore della Formazione professionale.
Un tavolo di confronto per occuparsi delle “particolari difficoltà” dei lavoratori della Formazione professionale e degli operatori degli Sportelli multifunzionali. Il Governo Musumeci in parte ha ereditato questo problema, in parte sta contribuendo a non risolverlo. Problema che, adesso, Musumeci, l’assessore alla Formazione professionale, Roberto Lagalla, e compagnia bella vorrebbero risolvere insieme con il Governo nazionale, anche se ancora non abbiamo capito come e, soprattutto, con quali soldi.
“Uno spinoso bacino di crisi – scrive Musumeci – che coinvolge circa ottomila famiglie siciliane… Al di là di ogni possibile valutazione sulle origini e sulle cause che, in un lungo arco temporale, hanno generato nel settore il sovradimensionamento degli addetti – si legge nella lettera che, supponiamo, Musumeci dovrebbe avere inviato a Roma – si consolida oggi una vera e propria emergenza sociale i cui impatti umani ed economici non sono ulteriormente tollerabili”.
“A questo punto – chiede Musumeci nella lettera inviata a al vice capo del Governo e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio e al sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon – con l’intento di definire condivise linee di azione, ritengo utile e necessario richiedere un confronto con il Ministero, al fine di individuare sostenibili obiettivi e programmare adeguati interventi volti ad arginare e risolvere la descritta situazione di crisi”.
Il tavolo di confronto dovrebbe pianificare, secondo la Regione, “il processo di risanamento del comparto sulla base di una puntuale ricognizione degli strumenti giuridici e delle risorse finanziarie a disposizione”.
Per la cronaca, sono stati i lavoratori licenziati, nelle scorse settimane, recarsi a Roma per incontrare il Ministro Di Maio. Che ha dato la propria disponibilità ad avviare una trattativa con il Governo siciliano.
Musumeci avrebbe dovuto rispondere subito. Invece si è preso qualche settimana di tempo. Ieri ha risposto di sì. Di fatto – lo ribadiamo – è la dichiarazione dello Stato di crisi di questo settore. Musumeci, Lagalla e compagnia bella vanno a Canossa: ammettono di non essere in grado di affrontare i problemi. In pratica, una sconfitta politica.
“Un grande atto di responsabilità da parte della politica regionale – scrivono in una nota USB, Cobas, Lavoratori liberi ex Sportelli multifunzionali e gli Irriducibili della Formazione professionale – che scongiura la perdita di migliaia di posti di lavoro. Le problematiche della formazione professionale hanno assunto le caratteristiche di una vera e propria emergenza sociale ed è grazie ai lavoratori e alle sigle che hanno creduto che l’unica soluzione per ottenere strumenti economici e legislativi era l’intervento governativo che oggi si intravede uno spiraglio di speranza per la fuoriuscita di un ‘inferno’ durato troppi anni”.
“Le sigle promotrici di questo importante risultato – conclude la nota – rimangono a disposizione di tutte le parti per una proficua e attiva collaborazione nella speranza di rivedere tutti gli ex lavoratori della formazione, riprendere il proprio posto di lavoro nel minor tempo possibile”.
Scrive su facebook Adriana Vitale, ex sportellista, da sempre in prima linea per riavere il proprio lavoro:
“Questo tassello è stato possibile fissarlo soprattutto grazie a un nutrito pugno di lavoratori liberi che per cinque anni non hanno mai smesso, a prescindere da fisiologiche rotture dovute alla stanchezza e alla paura di essere traditi, di lottare. Oltre al gruppo ex Cefop non posso gioire appieno, se pur per un risultato parziale, senza i miei compagni di avventura, oltre tutti i colleghi che si sono spostati dalle province affrontando ingenti sacrifici fisici ed economici. Maurizio Albanese, Michele Orlando, Rosario La Monica, Giovanni Di Vrusa, Maurizio La Brasca, Marco Gloria e altri che durante tutte la proteste sono stati a soffrire insieme a me la fame, il freddo, le notti sotto le stelle o la pioggia. Non riesco a sentirmi completamente appagata senza di loro. Senza di loro ci avrebbero dimenticati, senza di loro non saremo dove siamo. Ogni risultato ha un suo percorso. Con loro abbiamo vinto tante battaglie e con loro voglio vincere la guerra”.
Su facebook il citato Maurizio Albanese esterna qualche dubbio:
“Musumeci è un cato di… e ha sulla coscienza chi per disperazione si butta dal balcone. Vigl…, ora riconosce che è una cosa inutile è demanda a Roma come se fossimo carne avariata”.
Adriana Vitale, lo riprende:
“Vedi che è stato il gruppo che è andato a Roma a chiedere tutto questo. Perché non stiamo calmi e cogliamo questa grande opportunità?”.
Maurizio Albanese replica:
“Io a Roma non ci sono stato eppure quello che c’era da chiedere da tanto tempo chi di dovere lo sapeva già… Comunque non mi piace festeggiare quello che ancora non abbiamo ottenuto concretamente… la strada è ancora lunga e per quanto mi riguarda non lascerò niente di intentato lo dobbiamo a Giovanni”.
Adriana Vitale aggiunge:
“Nessuno sta festeggiando, semplicemente uno spiraglio”.
Ancora Albanese:
“Ho capito male… sarà che sono fatto anziano…”.
Noi facciamo nostri i dubbi di Albanese, con una premessa: i lavoratori disoccupati hanno fatto bene a recarsi a Roma per investire della questione il Governo nazionale. E hanno pure vinto una bella battaglia (non la ‘guerra’, però), perché hanno costretto il Governo regionale ad ammettere la propria incapacità politica e amministrativa.
Ma Albanese ha ragione quando dice che, in questo momento, di concreto, non c’è nulla.
Ricordiamo come stanno le cose: c’è il Bando a Catalogo che, a nostro modesto avviso, va bloccato per un paio di motivi.
In primo luogo perché soltanto un cretino può prendere per buona la tesi che circa 30 mila ragazzi hanno scelto gli enti con un click day durato appena due ore!
Ricordiamo che con il Bando a Catalogo sono i discenti che scelgono i corsi di formazione professionale da frequentare. Ed è veramente singolare – lo ribadiamo – che circa 30 mila ragazzi abbiano scelto i corsi in due ore!
Sarebbe interessante – molto interessante – sapere chi sono gli enti scelti dai ragazzi: dagli enti si risale ai titolari e dai nomi dei titolari e degli stessi enti si possono capire tante cose.
Non sarebbe il caso – ci riferiamo al dipartimento regionale della Formazione professionale – di pubblicare sul sito dello stesso dipartimento regionale della Formazione professionale i nomi di tutti gli enti ‘selezionati’ dai ragazzi? Cos’è un ‘segreto di Stato’?
Altra questione: l’informatica. C’è una legge che obbliga un ventenne a sapere utilizzare il computer in modo professionale? Perché, come già ricordato, le iscrizioni sono state effettuate in due ore. Ne consegue – ammesso che le cose siano andate così – che solo i più veloci si sono potuti iscrivere, mentre i ragazzi più lenti sono rimasti fuori!
Presidente Musumeci, assessore Lagalla, dirigente generale del dipartimento dottore Gianni Silvia: vi rendere conto o no che la gestione del Bando a Catalogo – e parliamo di decine di milioni di euro! – è stata, almeno formalmente, una gara di velocità con il computer?
Ancora. Ci chiediamo e chiediamo: e i ragazzi che non vanno sulla rete non hanno diritto a frequentare un corso di formazione professionale? Non sarebbe stato corretto riservare una parte dei posti di discente ai ragazzi che non vanno sulla rete? Per esempio, un ufficio dove un ragazzo va a visionare i corsi disponibili e sceglie? C’è una legge che obbliga tutti i ragazzi ad andare sulla rete?
Poi c’è l’Avviso 8: i ‘famigerati’ 136 milioni di euro che il Governo nazionale di centrosinistra non avrebbe scippato alla Sicilia. Ce la vogliamo vedere tutta. Anche se un finale proviamo ad azzardarlo: i ‘farisei’ del centrodestra che oggi governano la Regione siciliana, muto tu e muto io, lasceranno cadere la cosa e tutti si dimenticheranno dei 136 milioni di euro… Finale ‘ascaro’. Speriamo di essere smentiti.
Intanto Adriana Vitale, sempre su facebook, scrive:
“Ricordo a tutti che domani, 9 agosto 2018, alle ore 14.00 (oggi per chi legge ndr) la USB, i lavoratori liberi ex Sportelli multifunzionali, gli Irriducibili della Formazione e i Cobas, sono stati convocati in via Praga (a Palermo ndr), presso il dipartimento al Lavoro dall’assessore alla Famiglia e Lavoro”.
Sempre su facebook Costantino Guzzo, il vulcanico e tosto responsabile dell’Unione Sindacale di Base della Formazione professionale, si diverte a sfruculiare la Cisl:
“Cara Cisl, non oso immaginare quante bustine di Gaviscon ti sarai ingerita ieri dopo aver letto il comunicato del Presidente Musumeci che apre di fatto il TAVOLO DI CONFRONTO a Roma, soprattutto dopo le grandi lotte dei tuoi grandi dirigenti (forse) sindacali (MILAZZO BELLIA MIGLIORE) con i vari governi che si sono succeduti e naturalmente con i vari assessori che si sono succeduti , ma io visto che, in fondo in fondo in fondo, sono sempre amico tuo, ti consiglio vivamente (per la tua salute sindacale) di ordinare un tir di Gaviscon (magari pagando tutto ciò con i soldi miei e dei miei colleghi di serie B dello IAL…) perché ho come il presentimento che ancora di boccate amare ne dovrai prendere tante”.
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