Perché non cominciare a riflettere su come evitare la compravendita dei voti, vero tarlo che rode la Sicilia dai tempi della truffaldina annessione al Piemonte. Per esempio, l’introduzione di un test per gli elettori: l’esame di educazione civica andrebbe benissimo. E, magari, una seconda scheda elettorale per esprimere il voto contrario a un candidato e a un partito
Se è vero, giusto e sacrosanto che la sovranità appartenga al popolo, sarebbe altrettanto giusto e sacrosanto che il popolo sapesse che cosa sta facendo quando va a votare. Il suffragio universale è una bella conquista, ma ha fatto sì che la democrazia sia diventata, per dirla con Jorge Luis Borges “un curioso abuso della statistica”.
Vota chiunque, il colto e l’inclita, “il vescovo, il re, l’imperatore, il sciur e il villan”. E’ un bene? Non lo so! E’ un male? Non lo so! Certo, che uno Stato venga assorbito da un altro, assai più piccolo e più povero, come accadde alla Sicilia nel caso dell’annessione al Piemonte con i voti di appena il 2% della popolazione (tanti erano gli aventi diritto), fa rabbrividire.
Ma fa rabbrividire pure che nella nostra democrazia un candidato possa essere eletto pagando i suoi (in)consapevoli elettori con 25 euro sull’unghia.
Mai come oggi tantissime persone assai poco informate hanno titolo a prendere decisioni che hanno ripercussioni su tutti quanti. Il problema principale per la democrazia, secondo alcuni, sono proprio gli elettori. Quindi, eliminando i milioni di elettori irresponsabili che non si prendono il disturbo di imparare i meccanismi più basilari della Costituzione, o le proposte e la storia del loro candidato preferito, forse si potrebbero attenuare le conseguenze della sconsideratezza del loro voto.
Non è possibile che andare a votare per il candidato che ha fatto gli spot elettorali che ci sono piaciuti di più possa essere considerato uno dei compiti della democrazia. Se milioni di elettori non hanno idea di che cosa stia succedendo, anche sottrarre noi agli effetti nefasti della loro ignoranza è un dovere civico.
Se il voto è un rito consacrato della democrazia, è giusto che la società abbia delle pretese minime su chi vi partecipa; e se la cittadinanza è un valore sacro, allora si può pretendere da un potenziale elettore lo stesso livello di informazione di un potenziale cittadino. Quindi si suggerisce l’introduzione di un test per gli elettori: l’esame di educazione civica usato per ottenere la cittadinanza andrebbe benissimo.
Ricordiamo sempre che “Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe”.
Non è ottuso elitismo: ma è il contrario. Ci sono troppe persone che dipendono dagli elettori ignoranti per esercitare e salvaguardare il proprio potere. Ed colpa di noi elettori se la scuola pubblica spesso non sia in grado di insegnare agli studenti le basi dell’educazione civica.
Trovo interessante anche un’altra proposta per rendere il voto una cosa seria: unitamente alle schede elettorali che comportano un voto a favore di partiti e candidati che si ripresentano sia istituita una scheda elettorale a sfavore, nella quale si possano esprimere i voti contrari a ciascun partito o candidato. Solo così sarebbero lecite l’obbligatorietà del voto e le sanzioni per gli astenuti.
Le schede bianche o nulle non servono a nulla, data l’insensibilità dei politici che non intendono afferrarne il significato. Con questa scheda a sfavore i voti contrari che pioverebbero su ciascun candidato si conguaglierebbero con quelli a favore. Con il che l’elettorato guadagnerebbe una maggiore attenzione da parte dei partiti e degli eletti anche DOPO le elezioni.