Ogni tanto una notizia di cronaca politico-giudiziaria (le due cose, in Sicilia, vanno spesso di pari passo…) ci riporta nella realtà. A Messina operava un comitato di affari. Obiettivo finale: voti in cambio di appalti e favori. Queste cose in Sicilia? Ma com’è stato possibile? E gli “impresentabili”? Invenzioni dei malpensanti!
Incredibile: a Messina sarebbe stato scoperto un ‘presunto’ sistema politico affaristico che avrebbe gestito e ‘pilotato’ appalti & affari. In cambio i politici ‘incassavano’ posti di lavoro (assegnati in cambio di voti) e la possibilità di fari far lavorare cooperative che, a propria volta, garantivano altri voti.
La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Messina – che ha operato in stretto contatto con il centro operativo di Catania e con il supporto di centri e sezioni di Reggio Calabria, Palermo, Bari, Roma, Caltanissetta, Catanzaro ed Agrigento – è andata giù con 13 ordinanze cautelari, emesse dal Gip presso il tribunale di Messina, a carico di esponenti politici della Città dello Stretto del mondo criminale del circondario. Coinvolti anche imprenditori e faccendieri.
Non potete immaginare il nostro ‘stupore’ nel leggere qua e là sui giornali una notizia del genere. Nella politica siciliana queste cose? Possibile?
Invece gli esponenti della vecchia politica siciliana come sono stati eletti all’Assemblea regionale siciliana?
I cosiddetti “impresentabili” che hanno contribuito alla nascita dell’attuale Governo regionale di centrodestra come li hanno presi i voti?
Perché la gente – soprattutto nei quartieri popolari – ‘li ama’?
Per la stima personale di cui godono presso tanti elettori siciliani?
Per l’onore con il quale difendono le ragioni della Sicilia?
E lo stesso discorso vale per certi esponenti del centrosinistra eletti dalle parti di Palermo e di Catania: anche loro molto amati dagli elettori…
Foto tratta da primativvu.it