Totò Martello, sindaco dell’isola, chiede la rescissione del contratto. Il problema è che alla Regione pare che nessuno controlli. Tutti sulla stessa barca?
“Più che di collegamenti marittimi, quelli fra Lampedusa e Linosa con Porto Empedocle sono diventati ormai ‘viaggi della speranza’: chiediamo la rescissione del contratto di servizio con la ‘Traghetti delle Isole’, e stiamo anche attivando le iniziative necessarie a chiedere un risarcimento dei danni per i mancati collegamenti che hanno determinato non solo disagi ai singoli passeggeri, ma anche un danno alla collettività a livello di immagine, e per quel che riguarda il comparto turistico ed economico dell’isola”.
Arriva dalle Pelagie, questa volta, l’ennesima denuncia sulle inefficienze e sui disservizi del mondo dei collegamenti marittimi con le isole minori siciliani. Tutti, è bene sottolinearlo, finanziati con una marea di soldi pubblici. Ed è proprio su questo aspetto che si concentra la denuncia, affidata all’agenzia di stampa, Aska, di Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa:
“Non è accettabile che una società che si aggiudica una gara d’appalto non sia nelle condizioni di garantire il servizio: navi vecchie ed inefficienti, partenze in dubbio fino all’ultimo momento e poi annullate con la motivazione della ‘nave in avaria’. Il contratto deve essere rispettato, e se ciò non avviene chi viola le regole se ne deve assumere le responsabilità”.
Ad esempio, se una nave non effettua un viaggio, deve pagare una sostanziosa penalità, se poi questi “incidenti” sono frequenti, la Regione deve rescindere il contratto. E di “incidenti” di questo tipo se ne verificano, come conferma anche Martello, parecchi. Per non parlare di navi considerate non idonee ai servizi.
A questo proposito, sarebbe interessante sapere dalla Regione, perché quando c’era la Compagnia delle Isole (l’ormai nota partecipata regionale che aveva rilevato la Siremar, poi finita, senza una gara nel patrimonio Franza-Morace) alcune navi venivano considerate inidonee e ora le stesse navi- che operano il collegamento anche con le Pelagie- hanno il via libera.
La società in questione è, come scritto sopra, la ‘Traghetti delle Isole’, controllata per il 50,9% dalla famiglia Morace, gli armatori che, insieme con i Franza di Messina, detengono il monopolio del settore in Sicilia e al centro dell’inchiesta sulla tangentopoli del mare denominata Mare Mostrum.
Il problema sollevato da Martello è serissimo: parliamo di una società che si aggiudica una gara pubblica, che dovrebbe rispettare certe condizioni e che dovrebbe essere sottoposta al controllo dell’ente appaltante: la Regione siciliana.
Che, evidentemente, non fa il suo lavoro. Tanto paga Pantalone.
Servirà a qualcosa l’appello lanciato all’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Marco Falcone?
Se dovessimo fare previsioni tenendo in considerazione il partito di appartenenza dell’assessore, la risposta sarebbe no. Forza Italia, infatti, con tutte le sue costole, è un partito da sempre molto vicino alla lobby degli armatori che in Sicilia fanno il bello e il cattivo tempo.
Basti ricordare che uno degli indagati principali dell’inchiesta Mare Mostrum, l’ex deputato, Girolamo Fazio, costruisce la sua carriera politica con questo partito. Così come Marianna Caronia, altra deputata sotto inchiesta (ed incredibilmente ancora vice presidente della Commissione Trasporti dell’Ars), che si è candidata alle ultime regionali con questo partito. E, ancora, Simona Vicari, destinataria, secondo l’accusa, di un Rolex in cambio di favori a Morace. Nasce e cresce politicamente in questo partito, anche se poi segue Alfano. La matrice, comunque, è sempre quella. Azzurra, azzurrina, azzurro pallido. Per non parlare dell’attuale presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, estraneo all’inchiesta, ma destinatario di un finanziamento in campagna elettorale dalla Caronte&Tourist dei Franza (25mila euro. Fonte: Repubblica Palermo, 19 Maggio 2018).
Non è una novità. Una inchiesta del 2013 de il fattoquotidiano rivelava che la Caronte tourist aveva versato prima 50.000 al Pd di Messina e poi 40.000 al Grande Sud di Gianfranco Micciché.
E Messina ci porta a Francantonio Genovese? Il ras dei voti della città dello Stretto, finito nei guai per truffe legate al mondo della formazione, socio storico dei Franza, è stato segretario regionale dl PD per approdare poi in Forza Italia. Anche il PD, dunque, non è certo estraneo a questo mondo. Tant’è che, uno dei deputati tirati in ballo dalla Procura di Palermo, sempre nell’ambito dell’inchiesta Mare Mostrum, è Baldo Gucciardi da Trapani. Nel 2016, secondo i magistrati, con “una vera e propria incursione in giunta”, nonostante il suo incarico fosse quello di guidare l’assessorato alla Sanità, riesce a fare approvare un emendamento da tre milioni e mezzo di euro per la Liberty Lines. Un extra, tanto per gradire.
Non manca nemmeno i ‘centristi’: assessore ai Trasporti nella giunta Crocetta, era Giovanni Pistorio. Con la segreteria del suo assessorato, i Morace avevano un filo diretto: Giuseppe Montalto, capo di questa struttura, è indagato con l’accusa di avere favorito essere gli armatori. Nulla sapeva il suo assessore?
Da questo assessorato chiave per gli armatori, sono uscite altre chicche: che dire dell’ex assessore, Giovanni Pizzo, che diventa consulente della Caronte&Tourist?
Nel mare magnum degli affari siciliani c’è posto per tutti….
I personaggi toccati da questa inchiesta, anche se non risultano tutti indagati, sono veramente tanti e tutti legati ai partiti che hanno governato e governano la Sicilia.
Che vogliamo dire con questo?
Che, con ogni probabilità, i controlli- per il rispetto del contratto e nell’interesse dei cittadini che pagano- non ci sono mai stati perché, forse, sono tutti (o quasi) sulla stessa barca ( traghetto, o aliscafo che sia).
Fatta eccezione per qualche funzionario regionale che non è stato al gioco, come Dorotea Piazza, che ha svelato la trama dei bandi costruiti ad hoc. E pochi altri, come Fulvio Bellomo che da questo sistema si è tenuto alla larga.
Senza- ed è qui il problema- l’appoggio della politica.
E quindi? E quindi, come sempre accade in Sicilia, tranne sorprese, a fare un po’di pulizia ci pensano i magistrati. Che con questa inchiesta stanno facendo tremare i palazzi del potere.
Ma sappiamo anche che se la politica non fa il suo dovere, il lavoro degli inquirenti potrebbe non bastare. Mentre a pagare saranno sempre i siciliani. Tant’è che, lo ricordiamo, il Codacons ha annunciato che si costituirà parte civile:
“L’operazione ‘Mare Monstrum‘ ha portato alla luce una nuova storia di mazzette e corruzione che lede gravemente i consumatori siciliani”, ha detto l’avvocato Carmelo Sardella, dell’associazione dei consumatori.
Il segretario Francesco Tanasi, ha aggiunto che “l’attitudine lesiva del delitto di corruzione non si esprime soltanto nei confronti della Pubblica Amministrazione ma anche nei riguardi dei privati cittadini che subiscono un pregiudizio economico e sociale in quanto tenuti, con il pagamento di tasse ed imposte, a versare somme poi illecitamente sottratte dalle finalità di pubblico interesse cui erano destinate. Ne deriva un peggioramento dei servizi sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, tale da far sì che i cittadini siano costretti a sostenere privatamente costi per fruire di servizi di cui il settore pubblico avrebbe dovuto garantire la qualità e l’efficienza”.
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